Il 2016 tennistico è appena finito. Dopo migliaia di partite – alcune più emozionanti di altre – è tempo di bilanci. Ci sono stati alcuni incontri memorabili, che rimarranno per sempre nella memoria degli appassionati. Per quanto riguarda gli Slam, spicca tra tutti lo splendido scontro di Wimbledon tra Federer e Cilic, senza però dimenticare le sconfitte dolorose di Nadal a Melbourne e New York rispettivamente contro Verdasco e Pouille, ma non solo.
1) WIMBLEDON QF: [3] R. Federer b. [9] M. Cilic 6-7(4) 4-6 6-3 7-6(9) 6-3
È una partita pazzesca quella che Roger Federer riesce a vincere contro Marin Cilic. Dopo un primo set equilibrato senza grosse occasioni per chi è alla risposta – nonostante ci sia il tempo per vedere una meravigliosa veronica dello svizzero sul 4 pari 15-0 e servizio Cilic – il croato nel tiebreak entra alla grande con i piedi dentro al campo e conquista il primo set. Marin prende fiducia e comanda quasi tutti gli scambi sopra i 5 tiri, centrando un break all’inizio del secondo e conservandolo fino alla fine. Il Centre Court è ammutolito, lo sguardo di Federer è cupo, mentre Cilic ha gli occhi della tigre. Nel settimo game il ragazzo di Medjugorje si procura tre palle break consecutive che potrebbero mettere fine alla contesa: sulla prima sbaglia malamente un rovescio, sulle altre due il campione di Basilea si salva con coraggio. Nel gioco successivo il numero 3 del seeding inizia a trovare qualche buona risposta, Cilic trema e concede un break point, su cui commette un sanguinoso doppio fallo. Da lì alla fine della terza frazione di gioco il passo è breve.
Il pubblico londinese è in delirio, ma nel quarto parziale il balcanico riprende a servire alla grande. Roger deve annullare due chance di break sotto 1-2, ma Cilic sbaglia malamente due risposte. Nel gioco successivo è il croato di origini bosniache a concedere altrettante palle break, ma infila 4 servizi vincenti consecutivi. Si prosegue spalla a spalla fino al 5-4, dove il dritto di Roger ritorna ad essere balbettante: match point. Qui, però, il croato butta via un’altra risposta su una seconda dell’avversario. Dopo aver annullato un’altra palla match due game più tardi, Federer riesce a trovare rifugio nel tiebreak. Il jeu decisif di questo parziale è forse il momento tennistico più bello ed emozionante di tutto l’anno. L’elvetico trova uno splendido rovescio lungolinea che gli regala un mini-break preziosissimo, gestito magistralmente fino al 6-4. Nell’undicesimo punto, tuttavia, Roger sbaglia in larghezza un dritto in avanzamento tutt’altro che impossibile. Marin risponde con un ace esterno. Adesso Federer sembra nuovamente preoccupato, mentre il balcanico pare aver riacquisito fiducia. La tensione è massima: il numero 9 del seeding si procura un terzo match point, mentre il suo avversario spreca altri due set point. Si cambia campo per la terza volta sul 9 pari. Serve Federer: Cilic risponde bene e poco dopo trova uno splendido rovescio lungolinea, ma lo svizzero trova un incredibile recupero in allungo col chop, con il croato che manda in corridoio un dritto giocato nei pressi della rete. Nel punto successivo non entra la prima a Cilic, il quale poi affossa un dritto giocato dall’angolo sinistro. Pubblico in visibilio, pugnetto di Federer e verdetto rimandato al quinto set.
Nella frazione di gioco decisiva Marin reagisce da campione e tiene botta fino al 4-3, dove un dritto in diagonale meraviglioso di Federer porta lo stesso a palla break. Pochi minuti dopo è già tutto finito: il 27esimo ace dello svizzero chiude i conti. “Il mio sogno continua“: così l’elvetico lancia la sfida a Milos Raonic per il match di semifinale, che però lo vedrà perdere dopo molti rimpianti. Questa, però, è un’altra storia. Quella che invece è stata scritta sul campo di tennis più famoso del mondo il 6 luglio 2016 ha visto la rimonta più bella ed importante di Roger Federer da 2 set a 0 sotto (insieme a quella incredibile contro Haas a Parigi nel 2009). A volte molti hanno giustamente criticato lo svizzero per non aver lottato abbastanza e per non aver gettato il cuore oltre l’ostacolo. Ebbene, in quel pomeriggio d’inizio estate Roger ha lottato facendo sognare i suoi tifosi e tutto il mondo del tennis. Di nuovo.
2) AUSTRALIAN OPEN R128: F. Verdasco b. [5] R. Nadal 7-6(6) 4-6 3-6 7-6(4) 6-2
In Italia non è ancora sorto il sole quando Rafael Nadal e Fernando Verdasco entrano nella Rod Laver Arena per completare la sessione diurna della seconda giornata di gare. Il madrileno torna dunque sul luogo del delitto, dove 7 anni prima aveva giocato forse la più bella partita della sua vita, in una semifinale che durò oltre 5 ore. Nando inizia la partita in maniera estremamente volitiva, spingendo quasi ogni colpo e limitando gli errori, mentre Rafa si limita a difendersi e ad indurre all’errore il rivale. Si arriva al tiebreak, dove tutte le paure ed incertezze del 14 volte campione Slam emergono con un doppio fallo sul 6 pari che, di fatto, consegna il set a Verdasco. Il nipote di Toni, però, è un guerriero indomito ed inizia a giocare con maggiore profondità, mentre il connazionale inizia a giocare soprattutto d’istinto e a sbagliare di più. Rafa si aggiudica così il secondo parziale al decimo gioco (splendida lotta negli ultimi game) ed incamera anche il terzo con agio.
Ciò nonostante, la testa di serie numero 5 subisce la reazione del numero 45 ATP, il quale ricomincia a centrare il campo con i suoi colpi potentissimi – soprattutto il dritto lungolinea. Dopo aver subito un meraviglioso dritto in controbalzo da parte di Nadal sul 2-1 30-15 e servizio, l’unseeded va a servire sul 5-4 per portare la contesa al set decisivo, ma si fa sorprendere dall’avversario, che in un amen si porta avanti 6-5 0-30. Verdasco ha una reazione d’orgoglio e si issa fino al tiebreak, dove ricomincia a sparare bordate da tutte le posizioni (meraviglioso il punto vinto sul 2 pari dopo un dritto lungolinea in corsa che gli spalanca il campo per chiudere col colpo successivo). Negli ultimi 2 punti Nando ritrova il servizio e rimanda l’esito della partita al quinto set.
Boris Becker un giorno ha detto: “Fifth set it’s not about tennis, it’s about nerves” e se c’è un giocatore forte mentalmente, quello è proprio il fenomeno di Manacor. Rafa, infatti, non molla di un centimetro e scappa avanti 2-0 con la palla del 3-0. Qui, però, l’orgoglio di Verdasco torna prepotentemente: 3 ace consecutivi e 1-2. Da questo momento, il madrileno gioca forse i 5 game più incredibili della sua vita: risposte vincenti anche col rovescio, prime di servizio imprendibili, 2 colpi su 3 a meno di un metro dalla riga. L’allievo di David Sanchez e Sergio Perez adesso è uno spettacolo: conscio del fatto che sono passate oltre 4 ore e un quarto, decide di tirare ogni colpo, come dimostra il sensazionale dritto lungolinea in corsa tirato sul 2 pari 30-0. Il dritto in top spin di Nadal non fa più male, così come il suo servizio, su cui Nando si avventa con grande facilità. È una risposta vincente di dritto in diagonale a decretare la fine dell’incontro dopo 4 ore e 41 minuti di gioco. Questa partita riaprirà le crepe, soprattutto sotto il profilo psicologico, di Nadal, mentre Verdasco due giorni dopo cederà malamente a Dudi Sela. Eppure, durante quel caldo pomeriggio australiano, il madrileno è riuscito a vendicarsi della dolorosissima sconfitta del 2009, quando un doppio fallo pose fine alla pagina più bella della sua carriera. E se è vero che la vendetta è un piatto che va servito freddo, Fernando non avrebbe potuto fare meglio di così, mettendoci dentro anche la bellezza di 90 vincenti (!). Chapeau.
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