Camila Giorgi
Ranking singolare: 83 (35 a fine 2015)
Record vinte/perse: 23-24
Slam | Aus Open | Roland Garros | Wimbledon | US Open |
Turno raggiunto | 1T (l. S. Williams) | 2T (l. K. Bertens) | 1T (l. G. Muguruza) | 1T (d. R. Vinci) |
Bilancio Fed Cup: 1-1
Risultato | Categoria | Torneo |
Finale | International | Katowice |
Quarti di finale | International | Hobart, Praga, Washington, Seoul |
La stagione in review: il 2016 doveva essere la stagione del definitivo salto di qualità per Camila, quella quantomeno del conseguimento della classifica per essere costantemente testa di serie negli Slam. Invece, è stato l’anno dei passi indietro. Una involuzione netta per la nostra unica under 25 con la classifica necessaria per poter prendere parte ai tornei del circuito maggiore. Un talento puro, ma fragile: non ha aiutato, anzi è diventata forse una turbativa troppo grande per lei, la pesante polemica partita ad inizio aprile tra il suo staff e la Federtennis, a seguito della decisione di Camila di non prendere parte alla trasferta di Fed Cup in Spagna. Ne è venuta fuori una stagione disastrosa, con una sola partita vinta negli Slam, tre soli successi contro top 30 e tante sconfitte evitabili. Una sola soddisfazione, la finale a Katowice ad aprile, non può bastare per una giocatrice che poi non ha fatto neanche un’altra semifinale in tutta la stagione.
La gioia più grande: subito dopo lo scoppio della polemica con la federazione, è arrivata la finale nell’International di Katowice, torneo nel quale ha perso da una Cibulkova non ancora ritrovata e dove ha sconfitto come miglior giocatrice Jelena Ostapenko, allora 38 WTA. Camila, bissando il risultato in terra polacca dell’anno precedente, sembrava essere pronta quantomeno ad altri buoni risultati e non essersi fatta influenzare dalle polemiche fuori dal campo: come tutti sappiamo, non è stato così.
La delusione più cocente: in una stagione che a 25 anni, senza avere avuto infortuni, ti vede perdere 50 posizioni in classifica, le delusioni sono state tantissime. Il primo turno a Wimbledon, perso di misura contro la numero 2 al mondo Muguruza, dopo aver sciorinato gran tennis in larghi momenti della partita, resta per Camila probabilmente il rimpianto più grande, anche per la mancata spinta in termini di entusiasmo e fiducia nei propri mezzi che ne avrebbe ricavato.
Analisi con voto: dopo due stagioni terminate nella top 35, un’annata che ti vede uscire dalle top 80 a 25 anni non può che essere definita disastrosa. Gli alibi della diatriba con la Federtennis, reggono solo in parte per giustificare un anno perso, nel quale nei tornei importanti, Slam e Premier, Camila ha fatto da comparsa e nel quale solo una volta si è spinta negli International oltre i quarti. I pochissimi lampi, come le vittorie su Mladenovic in Fed Cup, sulla Errani a Madrid o sulla Stephens a Montreal confermano solo le potenzialità sprecate di una giocatrice che deve decidere una volta e per tutte se le basta vivacchiare più che dignitosamente o se vuole piuttosto provare a corroborare il suo indiscutibile talento con solidità mentale ed arguzia tattica. 4.5
Francesca Schiavone
Ranking singolare: 102 (114 a fine 2015)
Record vinte/perse: 17-16
Slam | Aus Open | Roland Garros | Wimbledon | US Open |
Turno raggiunto | – | 1T (l. K. Mladenovic) | 2T (l. S. Halep) | 1T (l. S. Kuznetsova) |
Bilancio Fed Cup: 0-2 (0-1 in singolare)
Risultato | Categoria | Torneo |
Titolo | International | Rio de Janeiro |
Quarti di finale | International | Katowice, Nanchang |
La stagione in review: una stagione iniziata davvero malissimo, con l’eliminazione al secondo turno delle quali degli Australian Open, dove inseguiva il record di Ai Sugiyama di 62 partecipazioni consecutive agli Slam, non ha scoraggiato la campionessa del Roland Garros 2010. Trovando inaspettati stimoli, a febbraio, all’International di Rio, è tornata a vincere un torneo dopo quasi 3 anni di digiuno, rientrando nella top 100. Una programmazione giustamente non oberata di troppi tornei – se ne conteranno 15 alla fine – le ha permesso di raggiungere altri due quarti di finale, a Katowice ad aprile e Nanchang ad agosto, nonché di sfiorare la presenza tra le top 100 a fine stagione (ha terminato come 102°).
La gioia più grande: deve essere stato davvero appagante dimostrare a chi la credeva sul viale del tramonto di una gloriosa carriera, oramai incapace di competere con ragazze molto più giovani, vincere a febbraio il torneo a Rio, tre anni dopo Marrakech. Aver vinto recuperando in finale un set ed un break a Shelby Rogers è stata poi la ciliegina sulla torta, la dimostrazione che oltre al talento Francesca non ha perso la voglia e la determinazione di non mollare mai, caratteristiche che l’hanno fatta conoscere al mondo come “Leonessa”. In questo senso, anche la vittoria al primo turno di Wimbledon contro la Sevastova, attuale n°34 WTA, è stata molto importante.
La delusione più cocente: Francesca aveva un sogno, raggiungere e poi superare il record di partecipazioni consecutive (62) ai Majors: essersi fermata ad un passo, perdendo al secondo turno delle quali degli Australian Open dalla Razzano, è stato un vero peccato. Era una soddisfazione che una professionista sempre attentissima ai propri doveri di atleta avrebbe senz’altro meritato.
Analisi con voto: la Leonessa continua a giocare perché si diverte ancora e perché avverte che il suo fisico le permette di competere nei tornei maggiori. Non ha obiettivi particolari, tanto più dopo il tentativo di record sfumato del quale abbiamo parlato. Essere riuscita a reagire a questa delusione, vincendo un torneo, conquistando due quarti di finale, superando un turno a Wimbledon e sfiorando la top 100 a fine anno: sono bellissime soddisfazioni per una giocatrice che a 36 anni e mezzo, se solo la salute continuerà ad assisterla, nel 2017 farà ancora parlare di sé. 7