“Diventare numero uno è qualcosa che non mi entusiasma affatto, ad essere onesto. Non è qualcosa che mi auguro mi capiti. Non mi preoccupo più di tanto se sono numero 13, numero 1, o numero 20 al mondo. Non è altro che tennis”. E questo non è altro che Nick Kyrgios. Un ragazzo impassibile, un tipo indifferente. Ha quest’abilità di far suonare le sue parole come delle semplici scrollate di spalle. Ha 21 anni, è provocatorio, di bell’aspetto, e ora si è appena spaparanzato su una sedia del salone dello Indoor Stadium di Singapore, durante l’International Premier Tennis League. Lo conosci Kyrgios? Quel talento enorme con la soglia di attenzione di un pesce rosso chiuso in una boccia? Sì, sì, dì quello che ti pare, però questo non è un insulto né un rimprovero.
“A me non importa davvero, onestamente. Ci sono delle persone che mi dicono cosa fare, come mi dovrei comportare, ogni giorno, e a me non importa più di tanto”. La gente si chiede: quando questo ragazzino inizierà a comportarsi seriamente? Quando troverà l’equilibrio tra l’apparire estroverso ed essere un grande esempio di disciplina. Persino Rafael Nadal pensa che l’australiano potrebbe essere numero 1, ed è allora che Kyrgios ha detto che la cosa non lo eccita.
Allora perché giocare a tennis? “Perché purtroppo tutti noi abbiamo bisogno di soldi, non è vero?”. Ma tu sicuramente giochi per vincere uno Slam? “Potrebbe essere divertente, effettivamente”.
Kyrgios, che quest’anno ha conquistato tre titoli e una sospensione, e ha ottenuto la posizione numero 13 e centinaia di multe, è stato molto educato durante la nostra breve chiacchierata. Non ha imprecato neanche una volta. E chi lo sa se le sue risposte pacate non facciano parte di una performance di indifferenza già programmata, ma il suo leitmotiv non cambia mai. Questo è solo tennis. Non è una sua grande passione, ma semplicemente la sua prosaica esistenza, non roba seria ma semplicemente una scenata. Quando ho chiesto a lui, come un concorrente sotto esame, che cosa ha imparato su se stesso in quest’anno, ha risposto: “Alla fine di tutto il mio modo di vedere le cose è molto giusto. Io non mi prendo troppo sul serio. In sostanza noi stiamo solo giocando a tennis. Non è una cosa che conta. Ci sono altri problemi e altre cose nel mondo alle quali penso. È solo tennis, è così piccolo in scala con le altre cose”.
Se cerchi del pentimento da Kyrgios, la cosa non accadrà. Se vuoi un po’ di introspezione, dimenticatela, se sta cercando una storia romantica, guarda da un’altra parte. Lui non è come gli altri atleti, i quali si programmano il loro lavoro e decantano la loro ossessione e il loro disagio cronico. Questo vuol dire che i 10 minuti e 38 secondi che ho avuto con lui sono stati affascinanti e divertenti perché lui è originale, semplicemente non vuole essere venerato come un grande maestro del suo mestiere, come tutti vorrebbero che lui diventasse. Per lui, alzata di spalle, è solo tennis. Gli atleti spesso parlano del loro amore per il gioco, dei loro sogni dell’infanzia e della prima racchetta, di eroi trovati e stadi visitati. Ma Kyrgios? Solo lui, creando un’incomprensione unica, potrebbe essere innamorato di un gioco che in effetti non sta giocando.
“Io amo” ci fa sapere, “tutto del basketball, i suoni, la palla, il campo, l’atmosfera”. Sì, d’accordo, ma andiamo Nick, cosa ti piace del tennis, cos’è che ti permette di giocare, quando sei in vena, senza sforzo e con una bellezza che sembra ti sia stata donata? “Io amo le cose che puoi tirar fuori dal gioco, tutto quello che ruota attorno. Mi piacciono i soldi, mi piace lo stile di vita. Io mi sento assolutamente grato di essere capace di praticare uno sport che ti dà grandi ricompense. Mi permette di viaggiare in posti nuovi, incontrare nuove persone, e vedere il mondo. Sono incredibilmente fortunato di poter fare le cose che faccio. Adoro le cose che ne derivano, puoi ispirare un sacco di persone, una volta finito puoi aiutare molta gente”. Lui e sciolto e si comporta con nonchalance, e le sue risposte arrivano dirette come i suoi servizi. È in cerca di consigli? “Naah, a dire il vero. Non mi concentro più di tanto sul mio gioco”.
Non parli con nessuno? “Sono un paio di anni che sono senza coach”. Perché? “Perché non ne ho bisogno”. Forse nota il mio tentennamento, perché molto gentilmente cerca di calmarci. “Amico, è solo tennis, nient’altro che un gioco”. Ma tu hai un talento incredibile. “E chi se ne importa? Ci sono dei problemi al mondo, sul serio, a chi importa. È solo tennis. Se io dico una parolaccia sembra che io sua una cattiva persona, cioè dai, ci sono problemi più grandi nel mondo”. Non pensi che in campo dovresti fare attenzione a quello che dici? “Ma cosa dico? Impreco, tutto qui. Tu non imprechi?”. Molto. “Esattamente”. Ma non c’è nessuno che mi guarda.
“Solo perché so mandare una pallina oltre il nastro non significa che io debba crescere i bambini di qualcuno“ ha detto lui, parafrasando quello che il cestista Charles Barkley affermò una volta durante una pubblicità della Nike. Ovviamente, la vita – ed essere un modello di ispirazione, con tutta la fama e i comportamenti che ne seguono – è molto più complicato di come la mette Kyrgios, ma la conversazione è quasi finita. Prima avevo chiesto se a lui, che ha l’aria da attore lussurioso in questo enorme palcoscenico, piaceva l’IPTL, e lui ha detto di sì. Ma quando è uscito fuori che la cosa calza con la sua personalità, lui ha obiettato. “Io in effetti sono piuttosto calmo fuori dal capo. Non parlo con molte persone, ho una cerchia molto ristretta. Letteralmente io parlo solo con la mia ragazza e la mia famiglia, tutto qui”. E poi questo tennista rozzo e giocoso, questo petulante rompicapo si alza, stringe qualche mano e ciondola via. Un ribelle ingobbito che non ha ancora trovato la sua causa.