Sono finiti gli appelli d’esame per le promesse circuito ATP. Quel che è fatto è fatto. Non c’è più nessun Master 1000 in cui tentare di sorprendere qualche Top 10. Non c’è più nessun challenger in Vietnam nel quale racimolare punti per salvare il salvabile. È il momento per noi di esercitare il nostro insindacabile giudizio. È il momento del “pagellone”.
Prima di scoprire chi è stato promosso e chi è stato bocciato, è opportuno stabilire su quali criteri vengono attribuiti i voti. In primo luogo, il 6 verrà attribuito a qualunque giocatore abbia fatto anche un minimo progresso in termini di ranking rispetto all’anno precedente. Il criterio può sembrare eccessivamente generoso, aspettandosi che i risultati di un tennista nelle prime fasi della sua carriera siano costantemente in ascesa. Ma non lo è in realtà. Dare per scontati i miglioramenti è erroneo considerando la quantità di variabili che possono bloccare la crescita di una giovane star del tennis. In secondo luogo, il voto terrà conto delle aspettative di miglioramento. Se i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative, il giudizio sarà meno positivo e viceversa. Si potrebbe discutere sulla funzionalità del concetto di aspettative. Aspettative di chi? Dei media? Dei tifosi? Ma la realtà è che gli stessi giocatori tendono a fissarsi degli obiettivi e quindi le aspettative sono qualcosa di relativo ma tangibile. Per non perderci nel relativismo, in terzo luogo, sarà svolta anche una valutazione “assoluta” della stagione. Vincere un torneo nel circuito ATP vale di più che vincerne 1 a livello Challenger e passare dalla posizione 100 alla posizione 50 è molto più difficile di passare dalla posizione 300 alla 150. Infine sarà ovviamente tenuto conto degli infortuni. È improbabile infatti che un giocatore che passa mezza stagione fuori possa migliorare il proprio ranking.
Stabiliti questi criteri possiamo cominciare seguendo pedissequamente il ranking ATP, iniziando con i Top 100.
Nick Kyrgios: 6
Al netto degli atteggiamenti rivedibili e delle infinite polemiche, la realtà è che nel 2016, a livello di risultati e di ranking, il 21enne di Canberra è indubbiamente migliorato. Ha conquistato i suoi primi 3 tornei: due di categoria 250 a Marsiglia e Atlanta e addirittura un 500 a Tokyo. In totale rispetto all’anno scorso ha vinto 15 partite in più e ne ha perse 4 in meno. Questi successi lo hanno portato a scalare ben 17 posizioni pesanti, quelle che vanno dalla n.30 all’attuale n.13. Qualche leggero progresso lo si è visto anche nel gioco, soprattutto dalla parte sinistra. Poteva fare di più? Probabile, in particolare negli Slam dove non è mai arrivato agli ottavi. Poteva comportarsi meglio in campo? Sicuramente. In ogni caso, il controverso bad boy australiano, se centrato, è uno degli spettacoli più entusiasmanti e divertenti che si può vedere su un campo da tennis oggi. E non è roba da poco.
Alexander Zverev: 9
Se qualcuno avesse mai avuto qualche dubbio sul fatto che Zverev sia il talento più cristallino di questa NextGen, la stagione appena conclusa dovrebbe averglielo fugato. I risultati parlano da soli: ben 44 match vinti, primo titolo ATP a San Pietroburgo battendo in finale Wawrinka, altre vittorie di prestigio contro Federer, Cilic, Berdych e Thiem, un balzo in classifica molto significativo dalla posizione 83 alla 24. Sul piano del gioco non è che Sasha sia migliorato moltissimo in questo 2016. Semplicemente, partita dopo partita, settimana dopo settimana, ha imparato a mettere in pratica con sempre maggiore continuità il tennis totale che aveva già fatto intravedere a sprazzi lo scorso anno. Non gli diamo il 10 perché come Kyrgios ha abbastanza deluso negli Slam, in particolare a Wimbledon e agli US Open. Ma il 19enne tedesco si potrà rifare già a Melbourne, dove si candida legittimamente ad essere una vera mina vagante per i Top Players.
Kyle Edmund: 7
In questo 2016, per una volta, non c’è stato solo Murray a tener alto l’onore della Gran Bretagna sul circuito ATP. Infatti il 21enne Edmund è stato protagonista di una stagione davvero notevole, sopra le aspettative di tanti appassionati, soprattutto calcolando che a gennaio era ancora fuori dai primi 100 (ora è n.45). Negli ultimi 12 mesi, il biondissimo inglese ha vinto due challenger prima di passare definitivamente sul circuito maggiore, raggiunto gli ottavi a Flushing Meadows e la sua prima semifinale a livello ATP ad Anversa per un record complessivo di 43-24. In realtà la sua crescita non deve nemmeno stupire così tanto. Il tennista dello Yorkshire ha delle qualità assolutamente ideali per sfondare: servizio pesante, dritto letale, altezza e forza fisica, discreta mobilità, tanta grinta. Certo il paragone con il coetaneo Kyrgios è impietoso al momento ma la carriera di un giocatore di tennis è una maratona non uno sprint.
Borna Coric: 5
Ha iniziato il 2016 da n.44 e lo ha concluso da n.48 con 24 sconfitte a fronte di sole 22 vittorie. Basta questo per sintetizzare la stagione di Coric che merita dunque una insufficienza, nonostante qualche infortunio, qualche prestazione di carattere in Coppa Davis, la prima finale a livello ATP a Chennai e la vittoria su un Nadal impresentabile a Cincinnati. Ad oggi, il classe 1996 di Zagabria è un tennista che non ha ancora una vera e propria identità: troppo falloso per essere un regolarista, troppo innocuo con i fondamentali per essere un attaccante da fondocampo. Quest’anno il giovane croato ha inoltre di nuovo cambiato coach, passando dal britannico Miles McLagan al connazionale Ivo Ancic, fratello dell’ex tennista Mario. Da una parte questi continui cambiamenti sono un segnale che Borna non è giustamente soddisfatto del suo rendimento dall’altra però possono far venire il dubbio che forse manchi davvero un po’ di potenziale.
Karen Khachanov: 8
Alla fine ha avuto ragione Galo Blanco: un bombardiere di quasi due metri si può muovere da fondo come un pallettaro di 1,70. Con Khachanov l’allenatore spagnolo ha plasmato un Frankenstein del tennis che in un solo anno ha scalato circa 100 posizioni nel ranking, dalla 152 alla 53, ed è riuscito a passare nel giro di pochi mesi dal circuito Challenger al primo successo a livello ATP a Chengdu, dove ha battuto giocatori di un certo rispetto come Lopez, Troicki e Ramos-Vinolas. La crescita del 20enne moscovita è stata inarrestabile e i margini di miglioramento peraltro sembrano ancora molti, soprattutto sul piano tattico e mentale. Vedremo se riuscirà ad imporsi anche nel 2017, dove dovrà difendere tanti punti in tornei molto più competitivi.
Taylor Fritz: 7
Il teenager californiano ci aveva illuso tutti con quella clamorosa cavalcata di Memphis conclusasi con la finale persa contro Nishikori. C’è già chi lo paragonava a Sampras e altri grandi tennisti a stelle e strisce del passato. Tuttavia con l’andare della stagione si è ridimensionato, subendo tante sconfitte nei primi turni da giocatori ovviamente più scafati di lui. Nonostante tutto in 365 giorni è passato dalla posizione 145 alla 76 che per un classe 1997 è davvero ragguardevole. Il talento c’è grazie a quello che forse è il dritto più letale del lotto insieme a quelli di Kyrgios e di Edmund. Inoltre questa sua seconda parte di stagione negativa ad alti livelli può rivelarsi un vantaggio per il prossimo futuro: esperienza nel tennis che conta e pochi punti da difendere la prossima stagione.
Daniil Medvedev: 7
Com’è che si traduce dal russo “out from nowhere”? Forse ce lo può davvero dire quest’altro gigante che a febbraio giocava i Futures ed era oltre le 300esima posizione e che oggi, grazie a ben 69 match vinti, si trova appena dentro la Top100, nell’élite del tennis. Più ortodosso alla scuola russa rispetto al suo coetaneo e connazionale appena citato, Medvedev è dotato di un tennis fluido e potente, soprattutto sul rovescio. Il prossimo anno potrebbe continuare a frequentare ancora il circuito challenger ma tra le mura amiche di Mosca ha dimostrato di essere competitivo anche nel circuito maggiore.
Yoshihito Nishioka: 6
Dopo questa stagione, magari Yoshihito smetterà di essere confuso con il suo più illustre connazionale a causa dell’assonanza del nome. Nishioka, classe 1995, non ha fatto grandi passi in avanti in classifica, passando dalla posizione n.117 alla 100 di fine anno. Tuttavia ha collezionato ben 52 vittorie, portato a casa un paio di Challenger (Winnetka e Astana) e conquistato una semifinale a livello ATP ad Atlanta. Sia chiaro non si tratta di un fenomeno e il fisico minuto sembra precludergli grandi passi in avanti. Ma nel tennis non si sa mai.