Un’annata da incorniciare per una delle sorprese e novità del circuito maschile del 2016. La stellina di Lucas Pouille, che brilla sempre più, sembra destinata a diventare un vero e proprio astro del firmamento del tennis. Tanti sogni e determinazione d’acciaio per Lucas. E come potrebbe essere diversamente? Dotato di una volontà di ferro, spirito di sacrificio, fiducia in se stesso e, soprattutto, un profilo basso ed un’educazione cristallina, Pouille, di padre francese e madre finlandese, non solo si conferma tennista dalle grandi qualità e dal gioco solido, ma si erge ad esempio di quella “forza tranquilla” che tanti altri “diamanti grezzi” del tour dovrebbero imitare.
Dopo aver varcato la soglia della top 100 nel 2015, il 22enne di Grand-Synthe, comincia a sbocciare per davvero quest’anno, al Masters 1000 di Roma. Dopo essere approdato agli ottavi di finale al torneo di Montecarlo, viene ripescato come lucky loser a Roma dove mette a segno la sua terza vittoria in carriera su un top 10, estromettendo dal torneo David Ferrer. Supera i quarti di finale per la rinuncia di Juan Monaco, trovandosi per la prima volta in semifinale in un evento di categoria 1000. Ma il rullo compressore Andy Murray – che poi trionferà al Foro Italico – non perdona. Tuttavia, per il transalpino l’exploit romano segna l’inizio della scalata al successo, poiché dal n. 52 del ranking sale al n. 31. La vera esplosione avviene sul manto verde di Wimbledon dove, dopo un match maratona vinto 10/8 al quinto contro Bernard Tomic, Lucas si issa per la prima volta in carriera ai quarti di finale in un torneo dello Slam, fermato poi da Tomas Berdych.
Dopo il convincente risultato londinese, viene giustamente “ricompensato” da Yannick Noah con la convocazione in Coppa Davis per il tie contro la Repubblica Ceca. Si tratta della sua prima partecipazione alla celebre competizione a squadre. Ma non finisce qui. Dopo i quarti a Church Road, arrivano anche quelli a Flushing Meadows. Per questo, il giovane Lucas si regala uno scalpo leggendario, niente meno che quello di … Rafa Nadal! Pouille diventa così il primo francese a battere il campionissimo di Majorca al quinto set. Ai quarti però cade sotto i colpi effervescenti del connazionale Monfils, ancora in trans agonistica, prima di “perdere” completamente la testa nel match di semifinale contro Novak Djokovic.
Insomma, per il talentuoso Lucas cominciano ad accendersi i riflettori dei grandi palcoscenici del circuito. Dopo le gesta americane arriva, per giunta nel suo giardino, il primo titolo ATP a Metz, superando in finale il n. 10 del mondo Dominic Thiem. Termina così la stagione al n. 15 in classifica, il tutto coronato dall’ATP World Tour Award 2016 come “Most improved player of the year”. Insomma, Kyrgios, Tomic, Gulbis, Paire e, sì, diciamo anche Fognini, osservate bene Pouille e prendete appunti! Soprattutto per l’approccio alla partita, il comportamento in campo e la ferma consapevolezza che una serie di colpi di genio non porta a un gran che se si perde il controllo sul più bello. E Lucas conferma la sua determinazione e sete di successo anche nella off season, scegliendo in grande, in tutti i sensi.
Trasferitosi negli Emirati Arabi da un anno insieme alla fidanzata Clémence – conosciuta all’età di 16 anni – Lucas lascia, seppur a malincuore, la sua Francia per allenarsi in perfette condizioni climatiche in vista della stagione australe di inizio anno. E in quel di Dubai, nelle ultime settimane, si allena con un certo Roger Federer, che non sceglie mai a caso i giovani con cui condividere una sessione di training e che, alcuni giorni fa, era in diretta su Periscope proprio insieme a Lucas durante il loro allenamento.
Non solo. Sceglie in grande anche per quanto riguarda l’off court; Pouille infatti ha affidato la gestione manageriale della carriera a Ion Tiriac, ormai più illustre per il talento negli affari che per quello in campo. Finora le scelte e l’atteggiamento del giovane francese pagano. Non si deve fermare e, soprattutto, non deve smettere di “essere” Lucas Pouille.