Ha dovuto sudare le proverbiali sette camice e non è apparso nella sua giornata migliore. Eppure Djokovic conquista la sua prima finale del 2017 battendo in 3 set un indomito Verdasco che ha mollato la presa sul match solo a metà del terzo set, quando le energie sono venute meno. Vince il più forte, come spesso accade nello sport, ma non è stata una passeggiata. Solo ad un disattento osservatore la prima semifinale del torneo di Doha poteva infatti apparire scontata e dal pronostico chiuso. Nei precedenti 12 incroci tra Novak Djokovic e Fernando Verdasco prima di questa sfida il bilancio, infatti, recitava 8 a 4 per il serbo, che ha sempre trovato nel suo rivale spagnolo un osso duro da battere, soffrendone evidentemente il gioco. I due incrociano nuovamente le racchette esattamente un anno dopo proprio in Qatar, quando l’allora numero uno del mondo si impose al secondo turno con un secco 6-2, 6-2. Entrambi arrivano all’appuntamento senza aver perso nemmeno un set in questo torneo. E se per il campione in carica Djokovic non si può certo trattare di una sorpresa, fa più scalpore il percorso netto di Verdasco che, a dispetto dei suoi 33 anni compiuti a novembre, dimostra di essersi preparato egregiamente per affrontare questo primo scorcio di stagione.
Il primo set inizia con Djokovic al servizio, gli scambi non sono lunghi e i gratuiti prevalgono sui vincenti. Insomma non sembra l’inizio di un match memorabile. Anche perché la partita è disturbata a tratti dal vento che crea qualche difficoltà ad entrambi i giocatori. Il primo ad avere una chance è lo spagnolo che si procura una palla break sull’errore di dritto del serbo. È il primo campanello d’allarme di un pomeriggio che si preannuncia complicato per il numero due del mondo che, comunque, lo annulla e si aggiudica il primo game. La partita scivola senza particolari sussulti fino al 2-1 per Nole. Il quarto game è il più bello e combattuto del primo set con Verdasco al servizio che si porta sul 40-15 prima di farsi rimontare con due errori di dritto. Nel quindici successivo Djokovic si procura una palla break con una gran risposta, ma Verdasco è vivo ed annulla e, anche se a fatica, si conquista il 2-2. Nei due games successivi Djokovic mette il turbo ottenendo il break nel sesto gioco con un bellissimo dritto dopo uno scambio durissimo. Sul 4 a 2 il set sembra prendere la strada di Belgrado, ma è in questo momento che accade l’impensabile. Nole subisce due break consecutivi a zero e cede il set al decimo game che si aggiudica Verdasco al terzo set point per 6 a 4.
Il secondo parziale si apre come si era chiuso il primo, ossia con il serbo in totale black out. Rapidamente si arriva al 2-0 per lo spagnolo. Da lì in avanti c’è la reazione del campione che, pur non in giornata di grazia, si tira fuori da una situazione complicata portandosi velocemente sul 3-2. Il match vive di sussulti, ma si va avanti fino al tie break con entrambi i giocatori che mantengono i loro servizi. Ed è qui che lo spagnolo si gioca la partita e la possibilità di approdare alla finale di sabato. Non bastano, infatti, 4 match point consecutivi a Verdasco per chiudere la pratica. Di fronte c’è un giocatore che, pur non al suo meglio, non regala nulla nei momenti più importanti. Il tie break gira definitivamente nell’undicesimo punto quando Djokovic annulla il terzo match point al suo avversario dopo lo scambio più lungo della partita (31 colpi!). È in questo momento che si capisce che qualcosa sta cambiando. Verdasco, pur avendo ancora un’opportunità per chiudere la pratica, appare meno sicuro ed infatti anche il quarto match point viene annullato da Nole che, dopo tanta sofferenza, chiude il parziale con il punteggio di 9-7. L’inizio del terzo set illude chi si aspetta una partita ancora equilibrata. Verdasco, infatti, usa le sue ultime energie fisiche e mentali per portarsi a casa a zero il primo game e per resistere fino al 2 pari. Da questo momento inizia il monologo serbo che mette a segno un parziale di 21 punti a 3 chiudendo il terzo set con il punteggio di 6-3 e aggiudicandosi partita e incontro in 2 ore e 22 minuti di gioco. L’impressione comunque è che domani dovrà alzare l’asticella del suo livello se vorrà confermarsi campione a Doha.
La seconda semifinale vede di fronte Andy Murray, in cerca di risposte più confortanti sul suo stato di forma rispetto a quanto fatto vedere nelle giornate precedenti, e Tomas Berdych fresco vincitore ieri di un quarto di finale nobile con Tsonga. Il primo set inizia con il ceco molto aggressivo, ma altrettanto falloso. Si vede che ha studiato un copione diverso rispetto al solito, che è consapevole di dover fare qualcosa per sovvertire un pronostico che lo vede sconfitto in partenza. È infatti dal Masters 1000 di Cincinnati del 2013 che Berdych non sorride con Murray, vincitore degli ultimi 6 scontri diretti prima di questa partita. Il problema del tennista ceco è sempre lo stesso, la sensibilità nel polso non è pari a quello che la testa gli dice di fare. Il risultato è tanta volontà, ma risultati rivedibili. Ed infatti, il numero uno del mondo, mostrando una solidità maggiore rispetto ai giorni precedenti, si limita a contenere le sfuriate del suo avversario attendendo il momento giusto per colpirlo. O aspettando l’errore di Berdych che prima o poi puntualmente arriva. Il set rimane in equilibrio fino all’uno pari, poi Murray sale in cattedra e si porta in un batter d’occhio sul 4-1 ipotecando la prima frazione. Il resto del set scivola via senza ulteriori scossoni chiudendosi 6-3 per lo scozzese.
La seconda frazione comincia con qualche minuto di ritardo per via del medical time out richiesto da Berdych che, durante una discesa a rete del primo set, aveva riportato un leggero infortunio alla caviglia destra. Niente di preoccupante dato che il gigante ceco, dopo un massaggio sulla parte dolente, riprende il suo posto in campo come se nulla fosse accaduto. La partita può pertanto proseguire e lo fa con un turno di servizio relativamente facile per Berdych, cui segue il game più bello della partita in cui i due contendenti se le suonano metaforicamente con tutte le armi a loro disposizione. Grandi rincorse, recuperi, discese a rete, tentativi di drop shot, volée si susseguono nei 14 punti di durata del gioco che, nonostante le due palle break affrontate, se lo aggiudica il numero uno del mondo. Nel game successivo il numero 3 del tabellone dimostra di aver accusato il colpo subendo il break a 15. La partita sembra aver preso la piega che un po’ tutti si aspettano. Tutti tranne il gigante Tomas che, con un colpo di coda, aggredisce il suo rivale strappandogli il servizio nel game successivo. È la rinascita ceca? Macché, a Murray bastano appena pochi minuti per riappropriarsi di quello che, a suo avviso, gli spetta di diritto, ossia il timone di comando del match. E così dopo break e contro break lo scozzese si ritrova nuovamente avanti per 3 a 2. Il primo punto del 6 gioco è la fotografia dell’incontro. Berdych guida lo scambio, ma Murray che sembra sempre arrancare, tira fuori dal cilindro un coniglio sotto forma di passante incrociato. E, nonostante qualche patema, si porta sul 4-2. Seguono tre turni di servizio relativamente tranquilli e si arriva al 5-4 e battuta per Murray che serve per chiudere i conti e raggiungere Djokovic in finale. Il game si apre con un errore del numero uno che sembra poter dare nuove speranze al suo avversario, ma uno sbaglio di dritto di Berdych, un ace ed un servizio vincente portano lo scozzese ad avere due match points. Il giocatore ceco ha un nuovo sussulto e con due risposte vincenti riporta il game in parità regalandosi ancora qualche speranza. Altro ace e terzo punto della partita che si chiude nel 15 successivo con la risposta di dritto in rete di Berdych che consegna a Murray la finale dell’ATP di Doha. Il 2017 inizia come era finito il 2016, ossia con la finale che tutti gli appassionati di tennis si attendevano. Non si poteva chiedere di meglio.
Risultati:
[2] N. Djokovic b. F. Verdasco 4-6 7-6(7) 6-3
[1] A. Murray b. [3] T. Berdych 6-3 6-4
Vittorio Tredici