Venerdì della Befana dedicato alle semifinali del torneo WTA di Shenzhen, prima delle sette manifestazioni che si svolgeranno in Cina quest’anno. Si gioca nella cornice del Longgang Tennis Centre, polo tennistico che consta di 32 campi e di un centrale da 4000 posti a sedere. Curiosamente Shenzhen, città della Cina meridionale nella provincia del Guangdong, è gemellata con Brisbane, Australia, sede proprio in questi stessi giorni di un evento Combined.
Ad aprire le danze, davanti a un pubblico che sparuto è dir poco, sono la naturalizzata britannica Johanna Konta – la più alta testa di serie a raggiungere le semifinali – e la ceca Katerina Siniakova, autrice dell’eliminazione a sorpresa di Simona Halep, seconda favorita del seeding. Parte forte la Konta che in pochi giri di lancette di tennis spezzettato è subito tre break avanti. Imballata e tesa, Siniakova fatica ad inquadrare il rettangolo di gioco con il risultato che la britannica d’adozione in meno di venti minuti si accinge a servire per il parziale sul punteggio di 5 a 0. Il sesto game, di un set che di fatto non si è giocato, ha il pregio di mandare a referto la ceca, brava almeno a scongiurare il bagel, ma è un fuoco di paglia e il quarto servizio consecutivo ceduto dalla tennista di Hradec Kralove manda agli annali un round scevro da pathos. È evidente il calo di fiducia della Konta nel secondo parziale in cui tutto gravita intorno al break a favore della Siniakova nel corso del terzo gioco. Strappo decisivo ai fini del 6-4 con cui la ceca – più centrata e meno fallosa con il diritto, il suo colpo meno sicuro – rinvia il verdetto al terzo e decisivo set. Quando grazie a un parziale di 5 punti consecutivi di pregevole fattura nel corso di un game, il sesto, che la vedeva sotto per 40-0, Konta sale 4 a 2, la sensazione è che il blasone della nativa di Sydney possa ora avere la meglio. Niente di più falso. Siniakova ha talento, cuore e carattere e, a suon di winner, rapidamente risale la china. Con la complicità inattesa di un’avversaria che approccia nella maniera peggiore possibile lo sprint finale. Due break in successione, e un turno di servizio solido in chiusura, sigillano il 6-4 conclusivo e la terza finale in carriera per la ventenne ceca, quasi incredula nell’alzare le braccia al cielo.
Dall’altra parte del tabellone sono invece la nostra Camila Giorgi e la statunitense Alison Riske, ottava favorita per il computer e nel momento migliore della carriera, a contendersi l’accesso in finale. Terza sfida tra le due, uno pari il bilancio. Sono sufficienti pochi istanti per incanalare il match sui binari previsti. Camila, piedi francobollati alla linea di fondo, al solito colpisce ogni palla dritto per dritto con tutta la violenza disponibile ma la sua avversaria si dimostra abile nel cedere meno campo possibile durante lo scambio ed efficace nel controbattere di rimessa. Ciò che ne scaturisce è un set equilibrato, a tratti anche divertente, fino a quando, nel corso del settimo game, il bilancio tra vincenti e gratuiti assume proporzioni sfavorevoli e costa all’italiana il break che spezza in due il parziale. La Riske non sbaglia praticamente mai e in un amen è 6 giochi a 3, con un accenno di frustrazione che pare far capolino nel linguaggio del corpo di Camila. L’emorragia di game non accenna ad arrestarsi nemmeno nella seconda partita ed il servizio perso a zero alla prima occasione dalla nostra giocatrice è sintomatico della confusione ingenerata nella mente della azzurra dall’estrema regolarità della tennista dellaPennsylvania. Nel quarto gioco Giorgi torna finalmente a muovere il tabellino dopo sette game persi in maniera troppo veloce. La Riske, come non bastasse, dimostra grande precisione con i colpi di inizio gioco e il set, grazie anche ad una Camila solo in parte rinfrancata, segue ora l’ordine dei servizi. L’impressione tangibile è che solo un passaggio a vuoto della statunitense potrebbe riequilibrare le sorti di un incontro che vede inesorabilmente prevalere la rimessa all’attacco troppo spesso scriteriato. Situazione che,purtroppo per la giocatrice di Macerata, non si verifica e senza più variazioni sul leitmotiv ormai consolidato l’incontro volge al terminecon un periodico 6-3, sancito da hawk-eye al secondo dei due match point.
A conti fatti una partita durata solo lo spazio di sette giochi, finché la Giorgi, in apparente fiducia, si è dissolta sul cemento senza più ritrovare il bandolo della matassa, assediata, così com’è, da quei dubbi tattici che ne stanno accompagnando una carriera meno luminosa di quanto il talento potrebbe imporre. Grande merito comunque alla Riske, forse mai così forte.
Risultati:
[8] A. Riske b. C. Giorgi 6-3 6-3
K. Siniakova b. [3] J. Konta 1-6 6-4 6-4