[2] N. Djokovic b. [1] A. Murray 6-3 5-7 6-4
Come lo scorso anno, a contendersi il titolo di campione dell’ATP 250 di Doha sono le prime due teste di serie ma ci sono alcune differenze rispetto al 2016: la più vistosa è l’assenza di Nadal, l’altra invece è che Djokovic, a detta del computer, non è più numero uno e al suo posto troviamo Sir Andy Murray. Il torneo, stabilitosi in Qatar dal 1993 e sponsorizzato dalla compagnia petrolifera texana ExxonMobil, vanta un albo d’oro di tutto rispetto ed entrambi i contendenti odierni hanno già trionfato in passato. Questo è il secondo match tra i due dove lo scozzese ricopre una posizione più alta nel ranking rispetto al serbo, e non si può che considerarlo come l’inizio di una nuova fase della loro rivalità. Murray ha avuto un percorso senza intoppi per arrivare alla finale di sabato, mentre Novak ha dovuto faticare, e non poco, ieri contro Verdasco. Il tempo per recuperare però c’è stato e siamo ancora ad inizio stagione, quindi tutti e due si presentano in buone condizioni fisiche.
Dopo appena due game Novak, oltre a soffrire per una piccola ferita al pollice della mano destra forse rimediata nella battaglia di ieri, subisce anche le prepotenze di Murray che da fondo tiene spesso il controllo dello scambio e va subito a palla break. Scampato il pericolo iniziale Djokovic prende fiducia e gioca con maggior scioltezza. Con due lottatori del genere il match non ci mette molto a scaldarsi e il pubblico assiste a molti scambi spettacolari. Il rovescio del serbo, soprattutto in lungolinea, funziona alla grande e con il passare dei game la bilancia inizia a pendere dal suo lato. Sul 4-3, Murray commette un paio di errori di dritto che regalano il break a Djokovic, il quale comunque stava dimostrando una maggior superiorità tecnica. Servendo per il set, tutto va liscio e a 0 chiude 6-3. Lo scozzese non ha mai vinto contro il serbo dopo aver perso il primo parziale, e neanche oggi riuscirà a interrompere questa striscia negativa.
Una volta ripreso il gioco qualcosa inizia a cambiare: l’ex numero 1 si presenta a rete molto più spesso, invece Murray è quello che vince più scambi quando questi si fanno più lunghi. Il sesto game, uno dei più tirati, vede lo scozzese avere la sua seconda palla break del match ma non viene trasformata. Alla fine di un braccio di ferro intensissimo, Novak tiene la battuta con un dritto che cade proprio all’incrocio. Poco dopo Djokovic, mettendo male il piede durante uno spostamento laterale, scivola e sbatte la testa a terra; resta accasciato per qualche secondo e appare un po’ dolorante ma poi riprende a giocare. Proprio in quel game le sue risposte si fanno più efficaci e Andy, cercando maggior varietà alla battuta, commette due doppi falli che gli costano un break. Poco più tardi Djokovic va a servire per chiudere la partita, ma le cose non si ripetono come in precedenza. Un game da 12 minuti e 3 match point salvati da Murray rimettono il set in parità. Superate le due ore di tennis, la stanchezza inizia a farsi sentire e Novak, forse a corto di idee, si precipita a rete in maniera troppo sconclusionata: la rabbia lo porta a frantumare una racchetta e concedere un penalty point per il 6-5, poi per due volte consecutive viene infilato dai passanti di Murray, il quale riesce a chiudere 7-5 evitando persino il tie-break.
Il parziale decisivo continua a essere caratterizzato da punti lunghi e spettacolari, tuttavia i ritmi calano vistosamente e il primo ad avere palle break è Murray, il quale però non è incisivo in risposta e non sfrutta l’occasione. In queste fasi del match, dove ogni game può essere fatale, quello che riesce a sfruttare al meglio le poche energie rimaste e limitare al minimo gli sbagli si aggiudica la vittoria. Tra i due Novak appare più concentrato e con un parziale di 10 punti a 2 strappa al suo avversario la battuta a 0. Andando a servire per il match dopo circa un’ora dalla prima volta, Djokovic si ritrova sotto 0-30 ma a differenza di quanto accaduto prima non si perde d’animo e si trasforma in una sorta di muro. Con 4 punti consecutivi di pura tenacia vince 6-4 in due ore e 55 minuti.
Dunque si interrompe a 28 la striscia di vittorie consecutive del numero 1 del mondo Murray, iniziata a Glasgow in Coppa Davis contro Guido Pella. Quest’oggi gli errori gratuiti sono stati davvero tanti e a renderli ancora più gravi sono le situazioni delicate in cui sono stati commessi. Dal canto suo il serbo, vincendo il sessantasettesimo titolo in carriera e consolidando il vantaggio di 25-11 negli scontri diretti, dimostra ancora una volta la sua superiorità e la sua abilità nel portare a casa i match più lottati. La nuova annata ATP è partita col botto e il testa a testa al vertice del ranking si preannuncia serratissimo; l’abbraccio e i sorrisi che i due contendenti si sono scambiati nei pressi della rete a fine incontro non devono ingannare. Entrambi sono pronti a darsi battaglia.