Sharapova, gli affari possono attendere (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)
E’ quasi finita. E’ il momento di pensare davvero a tornare in campo. Maria Sharapova, reduce da una vacanza alle Hawaii dove ha festeggiato l’arrivo del 2017, l’anno del rientro, ha dato appuntamento al tennis a Stoccarda, nel torneo su terra battuta indoor che le evoca ricordi di vittoria. Nella Porsche Arena della citta tedesca Masha ha trionfato tre volte di fila, dal 2012 al 2015, e da lì ripartirà la sua carriera da giocatrice. Dopo 15 mesi di squalifica per doping Sharapova, tra le prime atlete russe a finire coinvolta nello scandalo Meldonium, potrà tornare a essere una giocatrice professionista.
La positività le era stata riscontrata all’Australian Open del 2016 e allora Masha, almeno questa è stata la sua linea difensiva, non sapeva che il medicinale che assumeva da dieci anni per prevenire problemi di diabete, fosse rientrato tra le sostanze proibite. L’annuncio della positività è stato uno choc per il mondo del tennis. Nessuno si sarebbe immaginato che l’allora numero 7 al mondo avrebbe convocato una conferenza per comunicare di aver fallito un test. «Non voglio finire la mia carriera in un hotel di Los Angeles con questo brutto tappeto, ma ho commesso un errore — aveva detto a marzo —, ho deluso i miei fan e creato un danno al tennis, e me ne assumo la responsabilità. Spero che mi venga concessa un’altra chance».
In origine due anni di squalifica, poi ridotti a 15 mesi che le consentono così di scendere in campo a Stoccarda, nel torneo sponsorizzato da uno dei suoi partner commerciali più importanti, la Porsche. La stessa casa automobilistica che aveva preso le distanze pochi minuti dopo l’annuncio della positività. Il «grande giorno» è il 26 aprile: «Non potrei essere più felice di annunciare che giocherò il primo match di ritorno sul circuito proprio in uno dei tornei che più amo», ha commentato Maria, che pochi giorni prima di rientrare compirà 30 anni. «Non aspetto altro che il momento in cui potrò rivedere i miei fans e tornare a fare ciò che più amo: giocare a tennis». Il direttore dell’evento tedesco gongola: «Sono felicissimo per Maria — ha detto Markus Guenthardt — e anche per il nostro pubblico che potrà seguirla nuovamente dal vivo».
La Sharapova sarà con tutta probabilità invitata anche a Parigi per lo Slam che ha vinto due volte su cinque affermazioni nei tornei maggiori. La squalifica ha fatto scomparire Maria dai ranking e quindi solo attraverso le wild card, per il momento, le è possibile entrare in tabellone. Durante i mesi di stop forzato Masha, che con i suoi quasi 30 milioni di euro guadagnati nel 2015 è diventata l’atleta femminile più pagata, si è dedicata agli affari extra tennis, soprattutto alla sua linea dolciaria, la Sugarpova (…)
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Kyrgios il provocatore: tra i suoi bersagli finisce anche Trump (Paolo Rossi, La Repubblica)
Altro che Pokemon Go. Stavolta Nick Kyrgios si prende una pausa dall’amato Pikachu e passa ad occuparsi di Donald Trump, senza mistero del suo pensiero: “F…k Donald Trump” c’è in bella evidenza sulla T-shirt, con tanto di corna sulla foto del presidente Usa. Il tennista australiano ha voluto sfoggiarla a Sydney, dopo un match d’esibizione (vinto) contro Rafa Nadal. Dunque il 2lenne aussie torna a far parlare di sè, sebbene non sia ancora tornato ufficialmente alle gare, dopo la sua squalifica ( ha giocato la Hopman Cup, ma è un torneo ad invito ). Perché fu sospeso? Per condotta antisportiva: a Shanghai – ad ottobre – si trascinava in campo, perdendo, contro Mischa Zverev e il pubblico (ovviamente) s’è lamentato, con conseguente battibecco pubblico fra le parti. L’Atp non ha potuto chiudere gli occhi e lo ha quindi squalificato per otto settimane, salvo fargli uno sconto in caso di sedute da qualche specialista. Risultato: vedremo l’australiano a Melbourne regolarmente.
Ieri la nuova provocazione, che non sorprende chi conosce Kyrgios. Lui è fatto cosi e, da Djokovic a Murray, giurano che sia un pezzo di pane, ovverosia un bravo ragazzo. Particolare, però, come carattere (politically incorrect, senza peli sulla lingua e imprevedibile), e talento smisurato come tennista. Oggi è numero tredici del mondo, e tutti sono pronti a scommettere sulla sua progressione, a patto che tenga la testa libera. Da cosa? Beh, anche Pokemon Go, per esempio, uno dei suoi passatempi preferiti. «Devo trovare il giusto equilibrio tra Pokemon Go e l’allenamento» disse qualche mese fa tra lo stupore di chi l’ascoltava, incapace di valutare se fosse una battuta o una cosa seria. Ma con Kyrgios si rimane sempre spiazzati: «Non ho idea della grandezza della mia racchetta, non conosco neppure la tensione delle corde. Fa tutto Yonex». Chiedete invece a Nadal dettagli sui suoi strumenti di gioco, maniaco del controllo. Ma questo 21enne aussie, parente lontano di Fabio Fognini, è uno di quei tipi che ami perdutamente oppure odi con tutta la forza. E lui lo motiva: «Il pubblico per tanti giocatori è un estraneo, io non la penso cosi. Io vado fuori e mi piace far divertire. Mi piace un po’ di spettacolo. Sono il ragazzo cattivo? Sono fatto così».
Prendere o lasciare, dunque. Inutile chiedergli il perché della scritta anti Trump: «Non c’è bisogno di una risposta, mi sembra abbastanza esplicativa». Genio? O matto? Gioca a tennis da dio ma sogna il basket, un playground dove potersi sfogare col pallone a spicchi. «È vero, non mi piace il tennis. Mi piace il basket. Accontentai i miei genitori da piccolo». Forse per questo fa le cose a modo suo, si allena senza coach. «Fino a due anni fa non facevo palestra. Si, non ho un coach e va bene così. Non è previsto che ne prenda uno». Da piccolo era debordante di fisico, poi s’è asciugato. Pat Cash fu il primo a restarne impressionato: «Mai visto uno con quella velocità di braccio. Muoveva la racchetta come uno spazzolino da denti». Oggi Kyrgios può ammetterlo: «Non posso fare a meno del tennis. È una parte enorme della mia vita». Ma non regala false speranze: «Lo ripeto, col cavolo che gioco fino a 30 anni. Ci sono tante altre cose a questo mondo, mica solo il tennis (…)