Andy, dacci il tuo giudizio sull’incontro.
Francamente non il mio miglior match. Le condizioni di gioco erano molto diverse rispetto a quelle in cui mi sono allenato. La scorsa settimana faceva fresco ed era spesso nuvoloso. La temperatura del campo è superiore e la palla, rimbalzando di meno, è più facile da controllare. Per queste ragioni è stata piuttosto un’avventura. Inoltre non ho servito bene e quindi su parecchi turni di battuta ho dovuto penare molto. È stata dura.
Ci sei sembrato critico con te stesso per il fatto che non ti muovevi come avresti voluto. Credi che avresti potuto coprire meglio il campo?
È vero. Non mi muovevo bene. A volte dipende dalle condizioni di gioco. La palla viaggia nell’aria più velocemente rispetto a qualche giorno addietro. Forse non ero così rapido negli spostamenti come avrei voluto e poi al primo turno sei sempre un po’ nervoso. È normale sentirsi lenti di piedi o con le gambe pesanti al primo turno.
Essere il numero 1 è completamente positivo oppure ci sono anche lati negativi?
No, è una cosa grandiosa. Ci ho messo così tanto per arrivarci e ovviamente voglio restarci e credo di essere abbastanza maturo da saper gestire la cosa. Forse se ci arrivi quando sei molto giovane senti più pressione e le responsabilità si sentono un po’ troppo. Ma non è il mio caso.
La tua crescita negli anni è stata sbalorditiva. Così tanti traguardi raggiunti dentro e fuori dal campo. Hai sempre detto che i tuoi avversari ti ci hanno portato. Puoi dirci come hai realizzato questa crescita, questa evoluzione dentro di te?
Ci sono stati alcuni momenti molto importanti nella mia carriera. Uno di questi fu la sconfitta contro Federer a Wimbledon. Più volte ho detto come mi sentii male, di quanto fossi a terra per un paio di giorni dopo l’incontro. Mi dissi che forse non avrei mai vinto un torneo del grande Slam, ma che avrei fatto tutto il possibile per darmi la miglior opportunità per farcela. Ed è andata bene. Una volta che mi sono messo in testa che avrei lavorato raggiungendo il mio massimo e fatto del mio meglio, mi sono sentito bene. Penso che la cosa più importante sia stato imparare dalle persone intorno a me e dalle sconfitte. Molte sono state dure. È difficile perdere nelle tue prime quattro finali di Slam. Mi sono state fatte molte domande sulla mia solidità mentale in quei frangenti e cose del genere. Ho continuato a lavorare e a cercare di migliorarmi. Intorno a me ho avuto a lungo una grande squadra con tanti diversi allenatori ed ho imparato da ognuno di loro cose che mi hanno aiutato. Perciò, è stata dura, ma mi sono divertito. Ho semplicemente cercato di continuare ad imparare in ogni momento.
Nishikori ha detto che non giocherà la Davis al primo turno anche se si terrà in Giappone. Stan e Roger probabilmente non giocheranno. Pensi sia la prova definitiva che la formula necessiti di cambiamenti o siete tutti assuefatti da questa condizione?
Credo che il tennis abbia bisogno di una grande competizione a squadre come la Davis e che tutti, dai giocatori ai mass media, siano d’accordo sul fatto che necessiti di modifiche. Sono stato seduto in una stanza con tutte le persone che partecipano al consiglio dei giocatori ed abbiamo discusso molte cose che riteniamo potrebbero cambiare in meglio la Davis. Nessuna di queste è stata fatta ad oggi. L’unica cosa che penso sia stata approvata, è una finale in campo neutro, che non credo piaccia a molte persone. Perciò la risposta è sì, credo che necessiti cambiamenti. Se i migliori giocatori non la disputano perde di valore. Vediamo cosa succederà nei prossimi 18 mesi e se possiamo fare qualche cosa per migliorarla.
Quali sono le tue emozioni quando pensi agli Australian Open? Qui hai spesso fatto bene ma non hai mai vinto.
Francamente sono del tutto positive. Sicuramente qui ho subìto dure sconfitte ma mi piace giocarci. Su questi campi ho giocato sprazzi del mio tennis migliore ed ho anche fatto grandi incontri pur non riuscendo mai a vincere la finale. Ma continuo a tornarci per provare a farlo e lo farò sino a quando non mi ritirerò. Comunque, sento di avere ancora alcuni anni a disposizione per riuscirci. Speriamo già quest’anno.
Traduzione di Roberto Ferri