Fatica e serenità, la svolta vincente del nuovo Fognini (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)
Sarà la volta buona? Fabio Fognini avrà messo finalmente la testa a posto? Un indizio certamente non vale una prova, ma nel match del primo turno a Melbourne, tra il nostro e Feliciano Lopez, si è visto proprio un bel Fabio. Il 2017 per lui è un anno importante, ha cambiato tecnico lasciando Josè Perlas per approdare all’argentino Franco Davin, maestro di Del Potro. Un anno di cambiamenti, compreso quello più importante, quello che ti cambia la vita e ti fa diventare grande. Fabio diventerà padre grazie a Flavia Pen-netta la prossima primavera, una responsabilità straordinaria. Flavia lo segue da casa, il pancione non le permette di fare viaggi troppo lunghi, lei lo guarda in tv e commenta: «E’ stato bravo bravo bravo!».
Che Fognini fosse un talento lo si sapeva, ma la costanza, la continuità, la lucidità spesso l’hanno abbandonato sul più bello, frenando la sua ascesa. Dopo la partita d’esordio Fabio è giustamente soddisfatto: «Ero già andato vicino a batterlo lo scorso anno a Wimbledon, quando ero avanti di due set — racconta —. Sapevo sarebbe stato un match impegnativo, anche se mi avevano detto che forse il mio avversario aveva qualche problema di schiena». In realtà i problemi di «Deliciano», come lo ha soprannominato mamma Murray, non si sono visti più di tanto: «Spesso si è salvato col servizio nei momenti difficili — ha proseguito —, e io sono contento di come ho giocato, di come sono stato in campo. Sono soddisfatto perché sono stato molto solido, concentrato, lucido. Di solito ad inizio stagione faccio sempre fatica a ingranare, quindi questo è un segnale positivo». Effettivamente, la prima uscita di Fognini a Sydney non era stata delle più incoraggianti: k.o. all’esordio contro Kohlschreiber e sbroccata contro l’arbitro. Ma il buongiorno, forse, non sempre si vede dal mattino. A Sydney l’azzurro era appena arrivato da un periodo di sei settimane molto dure con Davin a Miami, dove ha lavorato soprattutto sulla preparazione fisica. Un binomio che pare stia dando già i primi frutti quello col coach argentino: «Davin è una persona splendida e non soltanto in campo — racconta ancora Fabio —, stiamo lavorando tanto e bene. C’è molto feeling. Rispetto allo scorso anno, quando a febbraio mi ero infortunato ai muscoli addominali, sono dimagrito. Ho perso tre chili durante la preparazione invernale a Miami: Franco le prime settimane mi ha davvero massacrato. Poi ho anche modificato l’alimentazione con un nutrizionista». II prossimo turno lo vedrà opposto a un altro cavallo pazzo del circuito, il francese Benoit Paire: se Fognini dovesse ripetersi allora sarebbe la prova del nove.
Con il k.o. di Vinci, Schiavone, Knapp e Giorgi, l’Italia femminile rimane a Melbourne rappresentata da Sara Errani. La romagnola, che come Fognini ha lasciato il coach di sempre per ricostruirsi da zero, ha superato la giapponese Ozaki. Non un ostacolo insuoerabile. sulla carta, ma la Errani della seconda parte del 2016 forse non sarebbe riuscita a superarlo. Ora Sara sorride di nuovo. Ha lasciato la Spagna, che lei definisce «un capitolo chiuso, per ora» ed è tornata nella sua Romagna, si allena con lo staff del suo primo maestro al club Villa Bolis di Barbiano di Cotignola, a due passi da casa (…)
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Fisico, testa, zero show: è già un altro Fognini (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
I mondi nuovi sono perfetti per ricominciare a sognare, e a 29 anni Fabio Fognini ha tanta voglia di reinventarsi. Da poco più di un mese ha cambiato coach, salutando dopo cinque anni Pep Perlas e mettendosi a fianco un gaucho sapiente e concreto come Franco Davin. Con lui è andato a prepararsi a Miami, la metropoli chic che nella sosta invernale si trasforma nel fitness center del circuito. Si è ripulito la mente, persino lo sponsor è cambiato. A maggio diventerà papà, il 2017 sarà comunque un anno memorabile, bisognava stapparlo bene e Fabio ci è riuscito: al suo esordio a Melbourne Park ha battuto per la prima volta in carriera dopo 2 sconfitte Feliciano Lopez, la lama mancina di Toledo, 35 anni, n.29 del mondo, avversario rognosissimo. Un match fra belli – a bordo campo abbondavano signore e signorine assorte nella visione – che Fabio ha dominato da sovrano, chiudendo in tre set (7-5 6-3 7-5). Ha trafitto Deliciano, come lo chiama mamma Murray, con un tennis concreto, spettacolare il giusto (passanti e lob calibratissimi, i rovesci lungolinea che restano sempre una specialità apprezzata della casa) e soprattutto mai sporcato da bradisismi nervosi, dalle isterie inutili che in passato tanto l’hanno danneggiato. Radio spogliatoio dava Lopez un po’ dolorante alla schiena, ma l’hombre si è difeso con i denti, annullando anche 8 matchpoint prima di cedere al Fognini che tutti vorremmo sempre vedere.
Un nuovo Fognini? «Sono contento perché in campo sono stato concentrato, concreto, lucido. Di solito a inizio stagione Laccio sempre fatica a ingranare, quindi è un segnale positivo. Con Davin sto lavorando molto bene, è «A Miami mi ha massacrato per 15 giorni: mi devo preparare bene a diventare papà» una persona splendida dentro e fuori il campo, fra noi c’è il giusto feeling». L’argentino è stato coach di tre fenomeni come Guillermo Coria, Gaston Gaudio e Juan Martin del Potro, con gli ultimi due ha vinto anche uno Slam (rispettivamente Parigi 2004 e Us Open 2009), da giocatore è arrivato al n.30 del mondo usando molto il cervello. A Fabio però ha chiesto di muovere anche i muscoli. «Ci siamo allenati 15 giorni a Miami, e mi ha massacrato. Dopo l’infortunio agli addominali dello scorso anno ho preso peso, a Montecarlo ero arrivato anche 85 chili.
A dicembre invece ho perso tre chili, per tomare in forma ho chiesto aiuto anche ad un nutrizionista di Pesaro che ha lavorato con Federica Pellegrini e Filippo Magnini (Guido Porcellini, ndr). Mi sento bene, ho tanta voglia di giocare dopo un armo difficile». Flavia Pennetta, sua moglie, ha postato immagini allegre che la mostrano in palestra con la “pancetta” ormai evidente, Fabio da futuro papà si inorgoglisce. «A maggio ci sarà un evento speciale, andrà gestito al meglio (cadrà proprio nel mezzo della stagione, ndr) ma già da ora mi riempie di energia». Del resto, a eccezione di Nadal, non sono mariti e padri tutti i più forti del circuito? Federer – che di figli ne ha addirittura quattro – e poi Djokovic, Murray, Wawrinka. L’importante è nutrirla, questa nuova vita. «Cambiare attitudine non è facile», spiega Davin. «Ma Fabio può farcela . Il prossimo esame è Benoit Paire, il Fognini di Francia (…)
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Le belle sorprese di Fabio e Sara (Claudio Giua, repubblica.it)
Il grande tennis ha nelle sorprese la propria essenza spettacolare, perché la vittoria di un favorito rassicura ma non eccita, mentre la sua sconfitta fa notizia in quanto inattesa. E’ il contrario di quanto accade all’underdog, quello che scende in campo avendo meno da perdere: se le busca, poco male; se gli riesce l’impresa, sono fuochi artificiali. Fabio Fognini è l’eccezione. Sorprende sempre, sia che vinca da favorito sia che perda da sfavorito. Perché in campo mette il suo gioco e tutto il resto: ci mette la vita, il carattere, i difetti oltre che le grandi qualità. Ora che è quasi padre, si scopre tranquillo e sicuro di sé e cancella dal tabellone degli Australian Open la testa di serie numero 28 Feliciano Lopez, 35 anni, dal quale era stato sconfitto nelle sole due precedenti occasioni, a Flushing Meadows 2015 e a Wimbledon l’anno scorso. Il risultato è netto: 7-5 6-3 7-5 in due ore e tre minuti.
Oltre a non litigare nemmeno con un raccattapalle – e questo è di per sé una sorpresa – il ligure ha giocato come non faceva da tempo. È stato implacabile con le palle di servizio, che spesso gli hanno consentito di prendersi il punto in poco più di due minuti. Molto attento e rapido nel cambiare ritmo, ha perforato Lopez con frequenti passanti e anche con depressivi lob, acclamati dal pubblico in larga misura schierato a suo favore. Ha solo difettato nel killing instinct nell’undicesimo e dodicesimo game del terzo set, quando ha sprecato sette degli otto match point conquistati. Al conto finale, i suoi punti sono risultati 122 contro 92, a dimostrazione di una superiorità davvero inattesa.
Sorprende, per com’è arrivato, anche il successo di Sara Errani, precipitata a fine anno al numero 43 del ranking WTA nonostante in febbraio avesse alzato il trofeo più importante della carriera, il Premier di Dubai. Opposta alla giapponese Risa Ozaki, 22 anni, WTA 93, la finalista del Rolanda Garros 2012 è cresciuta strada facendo. Tanto il primo set (7-5) è stato incerto e altalenante quanto il secondo (6-1) ha mostrato l’ex numero 1 d’Italia, che ad aprile compirà 30 anni, determinata e consapevole dei propri mezzi. Per come l’ho vista, non mi stupirei se la romagnola riuscisse a fare strada qui a Melbourne.
Mancata d’un soffio la terza sorpresa sul campo 13. Protagonista Camila Giorgi, quella che “ha mostrato di essere priva dei principi morali ed etici che chiediamo ai nostri tesserati. Siamo due razze diverse, ne prendiamo atto”. La sentenza di fine 2016 del presidente della FIT è passata in giudicato, dunque inappellabile. L’anno scorso la ragazza nata a Macerata e, soprattutto, l’onnipresente padre-coach Sergio avevano deciso di non presentarsi al match di FedCup contro la Spagna per non interrompere una stagione peraltro non felicissima. Una scorrettezza e uno sgarbo, non c’è dubbio. Federer, prima di diventare Federer, mai ha saltato una convocazione della sua nazionale. Angelo Binaghi, sardissimo nonostante il cognome brianzolo, se l’è segnata. A ogni buon conto Tathiana Garbin sta parlando con il clan Giorgi per verificare se c’è qualche possibilità di una Canossa che riporti Camila nel team azzurro.
Vederla combattere e perdere 4-6 6-3 5-7 contro Timea Bacsinzky, 28 anni a giugno, WTA 15, ha sicuramente convinto la “capitana” appena nominata che la missione impossibile vale la pena d’essere tentata. L’italo-argentina ha giocato come sempre, sparando violente bordate da tutte le posizioni e difettando in intelligenza tattica e strategica, ma prima di cedere ha annullato tre match point della svizzera e, sempre nel terzo set, aveva recuperato due break. Insomma, la vittoria non è stata servita su un piatto d’argento alla numero 1 svizzera. Camila ha la possibilità di mettere in difficoltà qualsiasi avversaria e l’Italia di FedCup ha bisogno di lei. Sempre che ad accompagnarla non ci sia Sergio (…)
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Il nuovo Fognini ha una marcia in più (Angelo Mancuso, Il Messaggero)
Vittorie così fanno godere. E sperare. Il Fognini visto ieri agli Australian Open è forse anche migliore di quello che nel 2014, suo anno di gloria, si avvicinò ai top ten salendo al n.13 del ranking. Ha annichilito Feliciano Lopez, mancino spagnolo indigesto fino a ieri. Ci aveva perso nei due precedenti, l’ultimo sei mesi fa a Wimbledon dopo essersi fatto rimontare due set. Finì in baruffa mentre i due lasciavano il campo. L’esordio a Melbourne ci ha regalato un Fognini nuovo di zecca e non la solita opera incompiuta. Il talento non basta: ci vogliono testa, continuità, lucidità. Tutte qualità che Fabio ha messo in mostra contro Lopez senza mai distrarsi. Neppure quando il rivale gli ha annullato 7 match point. Qualche mese fa avrebbe perso la bussola. Ieri no: l’ottavo è stato quello buono. «Non serve dirgli che non deve perdere la testa, per reagire deve sapere cosa fare. Ed è un aspetto che si allena», sottolinea il nuovo coach Franco Davin. Un dato la dice lunga sulla sua prestazione, numeri che vanno al di là del punteggio (tre set a zero, 7-5 6-3 7-5). L’azzurro ha conquistato 28 palle break, mentre quando era lui a servire non si giocava. Fabio risponde bene e non ha un lato debole: i due fondamentali sono equilibrati e passa benissimo da entrambe le parti.
Presto per cantar vittoria: il prossimo test già domani contro il talentuoso francese Paire. Il ligure in passato ci ha abituato a match stellari e altrettanti disastri. A 29 anni il 2017 può essere la stagione dell’ultimo appello. La scelta di affidarsi a Davin è ambiziosa perché l’argentino è un top-coach. Con lui in panca Gaudio ha vinto il Roland Garros e Del Potro gli US Open. Saprà domare Fognini? «E una persona splendida in campo e fuori – racconta il ligure – stiamo lavorando tanto e bene. Rispetto allo scorso anno sono dimagrito, ho perso 3 chili durante la preparazione invernale a Miami». Inoltre a maggio la moglie Flavia Pennetta gli regalerà il primogenito (…)