Ti sei abituata a questa settimana? Ti sembra ancora un sogno o a questo punto hai realizzato che è vero?
Ho realizzato, di sicuro. Ora sono calma e concentrata. È stato un momento molto divertente sul campo. L’ho festeggiato. Dopo mi sono sentita meglio. Super bello.
Sappiamo che sei arrivata in semifinale a Wimbledon tempo addietro. Le emozioni che provasti allora possono essere paragonate a quelle che provi ora che sei di nuovo in un quarto di finale in uno Slam?
È più bello ora. È incredibile. All’epoca era una cosa normale ed attesa da me. Ho vinto tanto da junior. Poi ho vinto tanto appena diventata professionista. Era normale. Era normale vincere tornei, grandi incontri ed andare lontano. Era incredibile, certo, ma più normale. Ma ora era da così tanto che non accadeva.
Come ti senti fisicamente?
Alla grande. Sono ancora in gioco nel singolare e nel doppio e perciò devo rimanere calma. Non ne parlerò molto. Sono ancora qui. Sto ancora lottando. Il cuore c’è al 100% ed è tutto ciò che conta.
Nell’intervista sul campo del dopo-partita c’è stato un momento divertente (“Vaffa… a chi ti dice che non puoi farcela” ha detto la tennista per incitare chi come lei si trova in difficoltà, ndt). Puoi dirci da dove ti è venuto?
Non lo so. Sono quei momenti subito dopo la vittoria. Sono una persona spontanea. Se uno mi fa una domanda, le risposte mi vengono fuori da sé. Non ho detto parolacce. Era il modo in cui mi sentivo in quel momento. Mi hanno chiesto che cosa avrei detto a qualcuno. In quel momento, quella era la mia opinione.
Ma ci sono persone che dubitano di te o che ti sottovalutano? La tua dichiarazione è stata molto provocatoria.
La gente pensa di sapere molto di me, ma non è così. Un giorno quando me lo sentirò, ne parlerò. Ora non è quel giorno. Tutti parlano di infortuni e cose simili, ma non sono stati quelli i miei problemi. Non ne hanno la minima idea. Ho lavorato con persone interessanti e persone con idee interessanti. Quello era provocatorio, e quella che ho espresso era la mia onesta opinione oggi.
Le tue impressioni sulla prossima sfidante, Pliskova?
Con la Pliskova ho giocato alcune combattutissime partite. Sta giocando il miglior tennis della sua carriera, un gran tennis. Inizierò a preoccuparmene da domani
Hai quasi 35 anni. Allenarsi è più dura adesso? Quante ore ti alleni? Inoltre, essendo già stata a questi livelli in precedenza, è più facile per te affrontare i grandi incontri, rispetto a chi vi giunge per la prima volta?
Sicuramente l’allenamento è un po’ diverso ora che ho 34 anni, perché io sono diversa. Il mio preparatore atletico mi definisce “la bestia” perché posso lavorare molto duramente. Abbiamo fatto una preparazione grandiosa fuori stagione. Bisogna anche allenarsi con intelligenza, però. Quando hai dei dolori non stai in campo ad allenarti per tre o quattro ore. Ci stai di meno ma con maggior qualità. Comunque sono abituata a giocare molto. Sono più tosta di quanto sembri. Anche lo scorso anno ho disputato la finale a Strasburgo partendo dalle qualificazioni. Il mio corpo sa cosa deve fare, come recuperare per poter giocare molti match consecutivi. Posso ancora farlo.
In molte interviste hai dichiarato che non hai mai pensato di smettere. Non sono sicuro di capire come mai non lo hai fatto. Volevi ritornare per il gusto di farlo, dal momento che hai avuto la carriera interrotta troppo presto? Cosa ti ha fatto continuare?
Il modo in cui mi ero fermata non era stato dovuto ad una mia scelta. Non riuscivo a viaggiare. Sono stata bloccata quando non volevo esserlo. Mi pareva di avere lasciato le cose in sospeso. Volevo ancora giocare su un palcoscenico come questo su un campo pieno di spettatori, Giocare, vincere, essere nei quarti di finale di uno Slam, poter lottare per la semifinale. Sono momenti incredibili. Traguardi incredibili. Sapevo di essere in grado di farlo. Sono emozioni fantastiche. Pratico questo sport da quando ero bambina. Queste sono ricompense per tutto il lavoro che ho svolto fuori stagione. Sono ricompense gratificanti. Credo che mio marito dovrebbe darmi dei soldi extra per ciò che sto facendo, dovrebbe intestarmi almeno metà del ristorante.
Hai ancora un ristorante italiano?
Mio marito lo ha. Ne ha un paio a Sarasota.
Ne sei coinvolta?
Sì, nel senso che ci mangio molto! Il cibo è buono, molto buono. Mangio lì la maggior parte delle volte.
Traduzione di Roberto Ferri