Serena di forza, Konta e Pliskova non sono da meno. Favola Lucic-Baroni
MELBOURNE – I bookmakers avevano quotato in modo super-incoraggiante anche la vittoria di Istomin su Djokovic, di Mischa Zverev su Murray, di Coco Vandeweghe sulla Kerber. È il loro mestiere. Ma se aveste cercato la quota ad inizio torneo di Mirjana Lucic-Baroni nel quarti all’Australian Open non l’avreste trovata. Più che comprensibile. Lei (sposata dal 2010 al nostro connazionale Daniele Baroni, proprietario di un paio di ristoranti in Florida), 35 anni da compiere il 9 marzo – mica c’è solo Federer! – e n.79 WTA, ha certo sfruttato un tabellone non impossibile battendo tre avversarie non trascendentali al primo, terzo e quarto turno (Wang n.71, Sakkari n.94, Brady n.116), ma meritando tanta fortuna per aver strapazzato al secondo (63 62) Aga Radwanska, testa di serie n.3. Nel suo settore di tabellone sono via via uscite anzitempo Vesnina n.14, Cornet n.28, Stosur n.18 e ciò l’ha aiutata a trovare e infilare un bel corridoio.
Però, diciamo la verità, lei era comunque in credito con la fortuna dopo le tante pesanti disavventure occorsele fin da bambina, quando il padre violento la picchiava spesso senza ragione. Abbiamo scritto più volte qui su Ubitennis di questa tennista che, in gara sia in singolo sia in doppio, oggi ha battuto la Brady 64 62 indossando una T-Shirt dell’Adidas e un gonnellino della Nike (“Non ho sponsor, mi metto quel che ho e che mi va ogni giorno”), e quindi suggerisco di rileggere il suo profilo, prima – o dopo – della simpatica e credo curiosa conversazione che abbiamo fatto oggi, fra un sorriso e… un autoinvito a cena.
Le righe più raccapriccianti…
Il padre, Marinko, prese a picchiarla dalla tenera età di 5 anni. Lei iniziò a giocare a tennis all’età di 4. È dura parlarne, ma al magazine Gloria Mirjana ha raccontato di storie tragiche. Schiaffi fino a tingere di sangue le mura di casa. Botte in testa con scarponi fino a non permetterle più di pettinarsi o di lavarsi i capelli tanto era il dolore. Percosse alla madre, Anđelka. Vicini e parenti che sapevano, ma nessuno che osava opporsi al padre. “Mio padre a 5 anni mi colpì al naso. C’erano tracce di sangue rimaste in giro per casa. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ero in stato di shock”.
Una violenza sconfinante nel delirio. A 14 anni lei ha raccontato che dopo il torneo junior di Milano fu spinta in bagno, picchiata per 40 minuti con uno scarpone Timberland e poi il padre le diede i soldi per comprarsi il gelato. A 16 anni la decisione irrimandabile di scappare da quel mostro. “Quando mio padre mi disse ‘pagherai quando torniamo a casa, ammazzo te e tua madre, non hai più nessun aiuto’ sapevo che fosse una cosa seria e che scappare sarebbe stata l’unica soluzione”. E di notte scappò, con madre e quattro fra fratelli e sorelle. Dapprima trovò riparo a casa di Goran Ivanisevic, giusto il tempo di trovare un aereo per volare negli Stati Uniti nell’agosto 1998.
L’enfant prodige
Era stata un’enfant-prodige: aveva vinto il suo primo titolo WTA a Bol nel 1997, a soli 15 anni. Lo aveva rivinto l’anno seguente. Era stata anche la più giovane tennista a vincere un torneo dello slam: il doppio all’Australian Open con Martina Hingis (due anno meno giovane) nel 1998. Ma il grande exploit arrivò nel 1999, raggiungendo le semifinali a Wimbledon dopo aver battuto Monica Seles. Perde solo da una leggenda, Steffi Graf. È lo stesso anno, il 1999, della semifinale centrata anche dalla “desaparecida” Stevenson, la figlia del Doctor J, grande campione di basket che – altro padre assai “particolare” che aveva messo incinta una mia collega – fece gran fatica a riconoscerne la paternità. L’obbligò il test DNA.
Nel 2003 Mirjana smise di giocare. Del tennis e del padre non ne poteva più. E il suo best ranking del’11 maggio 1998 è rimasto ancora il best ranking anche se dopo 4 anni di “nausea” è ritornata sul circuito. Non è facile tornar su: chiude il 2008 da n.423 in singolare e n.568 in doppio. A fine 2010 si riavvicina alle top-100. È l’anno in cui sposa Daniele Baroni che credeva più di chiunque ancora nelle sue possibilità. E aveva ragione. Però 6 anni dopo, nel 2014, Mirjana vince nuovamente un torneo WTA, a Quebec City, singolo e doppio. Nessuna tennista aveva mai vissuto un intervallo così profondo fra un titolo vinto e l’altro: 16 anni. Sempre nel 2014 Mirjana avrebbe raggiunto gli ottavi all’US Open, meritando a fine anno il premio WTA per la “Comeback Player of the Year”. Adesso Mirjana troverà nei quarti Karolina Pliskova che ha battuto 63 63 la Gavrilova, ultima australiana (si fa per dire) in gara.
Alla pagina successiva l’intervista con il Direttore: tennis, cucina e la verità sul suo abbandono del circuito.