Mentre si stava avviando al suo allenamento delle 13 sul campo 16 un certo Roger Federer, svizzero non più giovanissimo che pare stia facendo un buon torneo, e che qualche inguaribile ottimista già 5 mesi fa aveva pronosticato in buona, se non ottima forma al rientro dopo la pausa forzata dai guai al ginocchio e alla schiena, il muro di gente che si è formato nella zona tra gli ingressi e le uscite riservate agli accreditati (giocatori, staff del torneo e media) si è fatto insormontabile. Il bello è che io invece ero diretto al campo 17, poco più in là, a vedere il training di CoCo Vandeweghe, e ovviamente potevo accedere alla zona tranquilla e sgombra a bordocampo (laterale ai “courts” 16, 17 e 18) riservata ai giornalisti e ai fotografi, sia benedetta, che se non ci fosse come li farei gli spunti tecnici? Ma prima di poter esibire il pass alla security e procedere verso l’oasi di tranquillità a noi destinata, a quel passaggio dovevo arrivarci. Non semplice, con 1500-2000 fanatici assortiti ammassati lì davanti, tra cui spiccavano per esagitazione nutriti e a tratti aggressivi gruppi di giapponesi dotati di attrezzatura fotografica da fantascienza, e megapalle da autografo.
Rispondendo ai miei cenni fatti da sopra le go-pro dei Fed-fans, l’addetto al controllo della folla più vicino mi ha chiesto, e non aveva ancora visto il mio accredito, quindi pensava fossi un tifoso tra gli altri, “Where do you need to go? Court 16 is packed, full, nowhere to stand!”. Ad alta voce, per farmi sentire, gli ho risposto: “I don’t care about Federer, I’m on my way to see CoCo on 17!”
Non l’avessi mai detto.
Attimo di silenzio.
Giapponesi che si girano di scatto guardandomi malissimo, uno che scuoteva la testa con fare disgustato, come avessi insultato l’imperatore o Kei Nishikori (che per loro sono più o meno la stessa cosa). Per uscire dall’impasse, mi sono sfilato il badge dal collo, l’ho sventolato per farlo vedere, e finalmente ho avuto il via libera.
Australian Open moments, o meglio, Federer moments, pure quando si sta solo allenando a 50 metri di distanza. Qui sotto, uno scorcio del delirio appena descritto, quella sagoma grigetta al centro è Roger. Non commentiamo oltre.
La ricompensa per tale faticoso percorso è stata una bella sessione di allenamento della venticinquenne californiana CoCo Vandeweghe, che ero curioso di vedere da vicino per capire come avesse fatto a eliminare tanto nettamente avversarie decisamente quotate, partendo dalla sfortunata (con il senno di poi) Roberta Vinci (6-1 7-6) al primo turno, per arrivare poi negli ottavi a rullare la numero uno e campionessa in carica Angelique Kerber (6-2 6-3), e infine nei quarti a maltrattare ancor peggio la campionessa del Roland Garros Garbine Muguruza (6-4 6-0). In effetti non c’è davvero molto di particolare da evidenziare, a parte il fisicone, e una certa esagerazione nei gesti che comunque producono delle gran pallate. Ma vediamola insieme.
Qui sopra, un bel caricamento del colpo migliore di CoCo, una gran botta di dritto, la ragazza è data sul sito WTA come 1.85 per 70 kg, ma secondo me come peso siamo oltre. Ben piantata sugli appoggi, quel peso lo scarica alla grande sulla palla, siamo davvero al massimo livello, dalle parti di Serena Williams o Madison Keys, per intenderci, e per rimanere nell’ambito della scuola americana, quella delle mazzate adatte al cemento.
Qui sopra, preparazione e inizio swing del rovescio, vediamo quanto su e indietro porta la racchetta CoCo, sbracciate pazzesche, braccia distese, alla ricerca della massima potenza. Come nel dritto visto sopra, inizio swing con ovalizzazione amplissima, racchetta che va su in verticale per poi accelerare il più possibile.
Lo vediamo bene qui sopra, sia in neutral stance (affiancata, era avanzata verso la palla), che in open stance standard, la vediamo spalancare la preparazione che ancora un po’ e mandava la racchetta nel campo di Federer. Non avrei mai voluto vedere la reazione dei giapponesi, però, meglio per CoCo e per me essercene rimasti tranquilli dalla nostra parte della siepe.
Qui sopra, il rovescio dall’altro lato, nella semplicità quasi scolastica del gesto va apprezzata la linearità dello swing, parte verticale, inizia l’ingresso sulla palla in linea orizzontale (ovviamente poi andrà anche giù con i polsi quanto necessario, ma volevo evidenziare i “pin points”, gli attimi che definiscono il tipo di movimento).
Infine, tornando al dritto, ecco CoCo al suo massimo: più su un bel caricamento e impatto, buonissima centralità dell’equilibrio, così come la conduzione del braccio non dominante. Qui sopra, ammiriamo, come suggerito nel titolo, esclusivamente la sua apertura alare, la distensione all’indietro è tanto estrema da far superare a entrambe le braccia la linea della schiena, si vede bene nell’immagine a sinistra. A destra, l’attimo di apertura massima, da lì la testa della racchetta ha talmente tanto spazio per accelerare verso il punto di impatto che la potenza dei colpi viene automatica, con quel fisico lì poi. Mi domando se CoCo sia capace, all’occorrenza, di giocare piano, non intendo di tocco (che non è male, anche a rete), intendo proprio in modo volutamente rallentato. Se un nipotino, per esempio, le chiedesse “Zia CoCo, mi fai provare a giocare a tennis?”, temo che con quel modo di andare sulla palla il risultato sarebbe un bambino fotografato sui teloni di fondo.
I risultati le stanno dando ragione alla grande, il suo tennis non sarà vario o fantasioso, ma certamente le fucilate che molla (anche con l’ottimo servizio) sono spettacolari e divertenti da vedere, la palla schiocca che è un piacere. Mal gliene incolse, ai giapponesi che si sono persi tutto questo per sbirciare mezzo calzino di Roger in mezzo alla calca. Brava CoCo, con Venus sarà una bella battaglia, sono proprio curioso di vederla.
Gli spunti tecnici da bordocampo precedenti:
Gambe come molle e grinta da vendere, il resto non Konta
Serena e Venus Williams, la qualità prima della potenza
Scopriamo insieme Jennifer Brady, servizio e dritto
Nishikori serioso, Kerber e Hingis allegre, e il giocoliere Chang
Denis Shapovalov, il futuro del rovescio a una mano
Tommy Haas, grazie di tutto e buona fortuna