A cosa stavi pensando mentre giocavi il quinto set? Stavi soffrendo molto?
No, come ho detto in campo, la gamba non era né migliorata né peggiorata nel quinto set. Me la sentivo tirata e ho solo sperato che dopo il trattamento del fisioterapista sarei stato meglio, ma non è successo. Non è qualcosa che mi preoccupa necessariamente. Nel quinto sapevo semplicemente che dovevo ritrovare le energie, giocare con più intensità e più aggressivo, prendere la palla prima, credere in me stesso e non mettermi in situazioni pericolose troppo presto, che poi è la cosa che ho fatto. È stato un match strano. Contro Stan non è mai stato facile. Pensando a come erano andati il terzo e quarto set dovevo reagire subito. Sono contento di come mi sono comportato alla fine.
Nell’intervista in campo hai detto che non chiami mai i medical time-out, mentre oggi è stato il tuo turno. Ti ha aiutato in qualche modo per schiarirti le idee prima del quinto set?
Sì, insomma. Io penso che questi medical time-out chiamati per gli infortuni siano più per aiutare la mente che altro. Ok, necessariamente se devi fare dei trattamenti all’inguine devi andare fuori dal campo. Per la prima volta durante il match puoi parlare con qualcuno, anche se è solo un fisioterapista. Noi lo conosciamo bene. La cosa può essere che abbia anche rilassato Stan, giusto parlando di qualche cosa con qualcuno. Parli della gamba, di come sta e come possa migliorare, e questo può lasciare un effetto positivo nella tua mente. Io veramente ho solo chiamato il time-out perché ho pensato: “Lui ne ha già chiamato uno, allora anche io posso prendermi il mio”. Perché onestamente non sono un gran sostenitore del fatto che ai tennisti sia permesso farlo. Si sa che sono uno a cui non piace abusare della cosa e spero che in futuro resterà così.
Tutti tra pubblico e stampa vorrebbero vedere una finale tra Federer e Nadal. Qual è la tua opinione? Considerando i precedenti sarebbe meglio trovare Dimitrov?
Beh, forse voi potreste pensare che io possa avere più chance con Dimitrov, ma a chi importa. Alla fine conta se tu vinci o no. Sono arrivato in finale e lo capisco e so di poter avere delle possibilità per vincere domenica. Mi trovo in un’ottima posizione. Indipendentemente da chi sarà il mio avversario penso che sarà speciale. O uno che è alla ricerca del suo primo Slam o un’epica battaglia con Rafa. Tutto quello che mi interessa è se io riuscirò a vincere domenica, non mi importa chi c’è oltre la rete. Però mi rendo conto della grande importanza che avrebbe la sfida con Nadal, non lo metto in dubbio.
In campo hai detto che aver giocato tanti match sulla terra ha avuto in impatto sulla tua rivalità con Nadal e sul modo in cui hai giocato con lui. Puoi approfondire?
Sì, non c’è molto da dire. Forse ho perso la finale di Wimbledon del 2008 per via dei troppi match sulla terra, perché lui mi aveva spazzato via nella finale degli Open di Francia. L’ho già detto in precedenza. Penso che la cosa abbia influito sui primi due set di Wimbledon. Forse è per questo che alla fine ho perso. So che Rafa giocò una finale grandiosa, però alla fine anche io ho giocato alla grande. È stato simile a oggi, non stavo combattendo nel modo giusto e credo sia l’effetto che la sconfitta in Francia aveva lasciato su di me. In certo momenti è stata più una cosa mentale, ora invece è una situazione diversa. Molto tempo è passato. So che questo campo mi permette di giocare un certo tipo di tennis che non posso fare sul centrale del Roland Garros.
Parli molto della tua età. Tu sei il più vecchio tennista a giocare una finale Slam dai tempi di Rosewall nel ’74 agli US Open. Lui aveva 39 anni, tu 35. La cosa che significato ha per te? So che sei un grande fan dei tennisti australiani di quella generazione.
Soprattutto di Ken Rosewall. Non si parla di lui abbastanza. Penso che sia un uomo fantastico. Anche quest’anno mi ha scritto una lettera per augurarmi di fare bene qui; lo fa ogni anno agli Australian Open. Ancora non l’ho incontrato ma so che è qui in giro. Mi piacciono moltissimo gli australiani di quegli anni: Tony Roche, Rod Laver, Ken Rosewall, Roy Emerson. Insieme a lui ho munto una mucca a Gstaad. So che lui era di qualche anno più piccolo, ma ha avuto una carriera strepitosa. Quindi respirare la stessa aria che hanno respirato questi campioni è fantastico. Sono contento di aver stabilito un record del genere dopo tanto tempo.
In campo hai detto di essere il primo tifoso di Rafa. Lo hai sempre apprezzato o la lontananza dai campi ha fatto crescere questo sentimento?
Penso che sia un giocatore fantastico. Hai dei colpi che non ha nessuno. Quando è così, sei unico e speciale. E poi ha grinta. Ha l’attitudine mentale e fisica per sostenere un livello di gioco altissimo per anni, ore e settimane. Lo ha dimostrato più e più volte. Ha recuperato da tantissimi infortuni, ancora e ancora. Lo ha fatto sembrare facile, ma non lo è. Rafa è stato magnifico per il tennis. Ho tantissimo rispetto per lui, sotto tanti aspetti.