Se c’è qualcuno che può giustamente fregiarsi del titolo di “saggio” del circuito ATP, per curriculum ed età questo è certamente Roger Federer, che ne ha viste di tutti i colori in tanti anni di tennis al massimo livello mondiale possibile. In tema di confronti con il passato, quindi, è un tipo assolutamente da ascoltare con attenzione quando dice la sua, in questo caso sulla superficie sintetica, il Plexicushion, che viene utilizzata per i campi di Melbourne Park. Il parere più netto sulla rinnovata rapidità dei terreni di gioco era arrivato qualche giorno fa da John Isner, che aveva detto del campo numero 8 “è il più veloce dove abbia mai giocato, più dell’erba“, e insomma, potrà anche essere sembrata un’esagerazione (magari per giustificare soprattutto a se stesso la sconfitta di quel pomeriggio contro il serve & volley di Mischa Zverev, che era sulla sua strada verso il ribaltone più clamoroso del torneo, la successiva vittoria su Andy Murray), però a “Long John” va dato atto di essere uno che di erba se ne intende, visto che gli è calpitato di giocarci sopra match di 11 ore e rotti.
Roger Federer ha confermato, parlando a Channel 7 (la televisione locale di Melbourne che copre gli Australian open), che “la velocità dei campi è aumentata tantissimo (“dramatically”, n.d.r.), riportando il gioco ai ritmi di dieci e più anni fa. E questo ha aiutato sia i giocatori serve&volley che, più in generale, i veterani come Venus, Rafa e me, che hanno esperienze passate dei campi rapidi di una volta.”
“Il gioco è cambiato, i direttori dei tornei hanno scelto di renderlo più lento, anche le palle sono state rallentate. E questo è ok. Io ho dovuto adattare il mio tennis, e giocare in modo diverso anche tatticamente. Quest’anno qui a Melbourne, invece, le condizioni dei campi hanno permesso a gente come me di attaccare molto di più, uno come Mischa (Zverev, n.d.r.) per esempio ha fatto un grandissimo torneo, e io spero sia stato di ispirazione per altri tennisti, invogliandoli a imitarlo in futuro.”
“Su campi così rapidi la ‘vecchia’ generazione, diciamo chi giocava già nel 2005 per capirci, ed è cresciuto tecnicamente sul veloce, si è trovata nuovamente a suo agio. Guardate Venus: lei ha sempre amato i campi rapidi, le viene naturale giocare bene su una superficie come questa. Qui si deve pensare poco o nulla, devi colpire la palla d’istinto, e forse proprio questa è la cosa che noi veterani sappiamo fare meglio degli altri“.