Federer-Nadal. Si avvicina l’ora delle superstar
A nessuno interessa chi vincerà
AO, statistiche: Fedal, la chiave è nel servizio
Serena supera anche Steffi Graf. Ma se le Williams non fossero state sorelle?
Non è facile scrivere di Roger Federer e Rafael Nadal, per il semplice motivo che su questi due ragazzi piuttosto bravi a giocare a tennis è già stato scritto praticamente tutto. Abbiamo tanto celebrato, giustamente, i pazzeschi risultati e le carriere di Serena e Venus Williams, che hanno vinto 30 Slam in due. Beh, Roger e Rafa ne hanno vinti 31, anzi ormai certamente saranno 32. Otto anni (OTTO ANNI) di titoli, solo loro due. È come se a un certo punto della storia del tennis, proviamo a immaginarlo per rendercene bene conto con un esempio ipotetico, non so, al Roland Garros 2009, poco dopo l’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca per il suo primo mandato presidenziale, Federer e Nadal avessero annunciato: da ora in poi, gli Slam li vinciamo solo noi. Punto. E lo avessero fatto davvero, a partire da quel torneo – che in effetti vinse Roger – fino agli Australian Open 2017 compresi, questi che stiamo seguendo insieme da due settimane, e che andranno in saccoccia a uno dei due. Cioè, immaginiamolo, o almeno proviamoci: si fa fatica, vero? Eppure i numeri sono quelli, poco da fare.
Roba da fantascienza, non ci sono altri termini per definire i palmarès combinati di due mostri simili. Che rappresentano il meglio possibile, in tutte le sfaccettature tecniche, del tennis moderno.
Roger Federer, destro, rovescio a una mano, è un attaccante a tutto campo, che basa il suo gioco sul servizio e sul dritto, e che sia a inizio carriera, che adesso verso la fine, utilizzava e utilizza spesso e con successo il gioco al volo.
La sua immensa classe a livello di istinto per il timing e l’anticipo gli consentono di accorciare i tempi di reazione in modo a tratti straordinario, con esecuzioni in controbalzo sia di dritto che di rovescio che tolgono il ritmo agli avversari.
Il suo talento motorio e la sua naturale coordinazione lo rendono velocissimo, leggero e preciso negli spostamenti sia laterali che in avanzamento, e contemporaneamente potente e carico con gli appoggi, e con un trasferimento del peso sul colpo di efficienza assoluta, non spreca una briciola di energia. Al volo il tocco è sopraffino, magari non ai livelli dei grandi “animali da rete” degli anni ’90, ma non ci siamo lontani. Il servizio è uno dei migliori di sempre, perché unisce esplosività e potenza, rotazioni e precisione, e grandissima continuità.
Rafael Nadal, mancino, bimane, è un incontrista naturale, con una predisposizione istintiva a trasformare le situazioni di gioco da difensive a offensive mai vista prima. Copertura del campo da manuale, potenza delle gambe e velocità della corsa incredibili. Basa il suo gioco sulla pressione costante del suo colpo più caratteristico, il dritto in top-spin con finale “reverse forehand”, sopra la stessa spalla del braccio-racchetta.
Il rovescio è il suo colpo più naturale, dato che Rafa a livello di lateralità di mano è destra-dominante: questo rende il rovescio di Nadal uno dei colpi più solidi in assoluto, non è appariscente in attacco se non sulla traiettoria diagonale che anticipa alla grandissima, ma aggredirlo da quel lato è un mezzo suicidio tattico, meglio rischiare un drittone dei suoi in faccia piuttosto che affrontare le botte semipiatte e anticipatissime che tira Rafa da destra.
Il servizio è ottimo, e compensa un’esplosività non al massimo (difficile che vada sopra i 200 kmh) con la continuità, le rotazioni assassine e il piazzamento preciso. Nadal è tra quelli che statisticamente subiscono meno break di tutti, ai livelli di Karlovic, Isner e compagnia bombardante, il che la dice lunga su quale intelligenza tattica sopraffina abbia Rafa. Quando ha l’iniziativa del palleggio, come nella maggior parte dei game in cui è alla battuta, non c’e scampo per gli avversari, lui parte con le sequenze di topponi a destra e a sinistra, e non ti dà la minima chance di ribaltare lo scambio. A rete non sbaglia quasi mai, e ci va anche abbastanza spesso considerata la tipologia di giocatore.
Tecnicamente, confrontandosi in campo, tende a prevalere il tennis di Rafa, per un banale motivo di percentuali di riuscita delle esecuzioni (più ancora che le fastidiose rotazioni in top-spin sulla diagonale sinistra a martellare il rovescio a una mano di Roger): un giocatore che si prende i rischi anche perfetti (sempre rischi sono, lo dice la parola stessa), e nei momenti giusti, sarà comunque destinato ad andare in crisi con un difensore e contrattaccante di stratosferico livello come Nadal, a livello di tenuta mentale, e come detto di tennis percentuale. Anticipare, attaccare, scendere a rete si sa già che comporterà un numero di errori gratuiti di un certo tipo, lo si calcola, e li si commette a ragion veduta: la ricompensa, ovviamente, dovrà essere una congrua quantità di colpi vincenti così ottenuti. Ma se dall’altra parte della rete non solo torna tutto, ma torna anche facendoti male, l’equazione non funziona più, il rapporto costi-benefici diventa deficitario, e alla terza, quarta, quinta pallata che sei costretto ad arrischiare a tutto braccio, arriva la steccata, o l’errore di misura, non può essere altrimenti.
L’elemento che può equilibrare l’equazione tennistica appena descritta, se non addirittura ribaltarne il risultato in favore di Federer, è la velocità dei campi preparati quest’anno agli Australian Open. Che ci vorranno in ogni caso tante accelerazioni da fondo, tanti rischi presi tirando i lungolinea, e tante sortite a rete a chiudere evitando la ragnatela di palleggi soffocante, Roger lo sa alla perfezione, gli è stato dimostrato in modo pratico ben 23 volte. Ma sa anche che l’ultima partita l’ha vinta lui, a Basilea su un campo molto simile per rapidità dei rimbalzi a quello della Rod Laver Arena, e su questa superficie, se saprà attaccare Rafa con la classe e l’efficacia mostrate finora nel torneo, gli ritornerà la prima, magari la seconda, ma la terza pallata no, che ci sia di là Nadal o Batman non cambia, quando sul veloce vero ti aggredisce in anticipo dietro al servizio (che dovrà avere percentuali ottime come minimo, se non eccellenti) uno che la fa filare come Federer, non c’è nulla da fare. Dimitrov, per esempio, non ne è capace, è molto più fondocampista di Roger, certo spinge in modo splendido, ma non usa in modo altrettanto continuo il campo in verticale, e se a Rafa dai la possibilità di difendere e basta, invece di costringerlo a passarti, diventa durissima.
In conclusione, a mio avviso il pronostico è apertissimo, il che non è che si sia potuto dire tanto spesso in passato tra di loro. Anzi, azzardo, proprio per le considerazioni sulla superficie esposte prima, e al netto di problemi fisici o strascichi del match con Wawrinka, per me Federer ce la farà. Mal che vada, mi sarò sbagliato, in fondo è solo tennis, riflessione che vorrei davvero estendere ai tifosi più esagerati, esortandoli a godersi uno spettacolo che rischia, ne sono convinto, di andare in scena a livello di finale Slam per l’ultima volta. Ma anche qui, dovessi sbagliarmi, ne sarei felicissimo.
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