Il mondo dei federeriani esulta, quello dei nadaliani non si deprime. Ha vinto il tennis ed era quello l’importante, anche se capisco che suona retorico dirlo. Ma è così. Lo è soprattutto per me che tifavo per la partita e avevo il timore – se dicessi terrore esagererei – che la finale non fosse all’altezza dei due più grande campioni dell’ultimo decennio (quindicennio si può dire?), che fosse vinta da uno dei due per tre set a zero con emozioni simili al Williams Show, o addirittura che uno dei due potesse ritirarsi, colpito improvvisamente da qualche acciacco dopo un torneo assolutamente sorprendente che li aveva comunque visti venir fuori da due maratone di cinque set ciascuno. Sognavo una finale in cinque set, e idealmente un quinto set emozionante. E che poi vincesse il migliore, anche se pensavo che la storia giornalisticamente migliore sarebbe stata una vittoria di Federer quattro anni e mezzo dopo – 1666 giorni dopo la vittoria su Murray – l’ultimo Slam vinto e dopo quel break di sei mesi che aveva fatto temere il prologo ad un suo ritiro definitivo. E poi Federer non aveva battuto Nadal in una finale di Slam da quella di Wimbledon 2007. Dieci anni fa! Lo pensavo anche perché ritenevo, e ritengo, che poiché Djokovic, Murray e Wawrinka (più del Potro) non sono… morti, ma sono e saranno super competitivi per tutto il resto dell’anno, al Roland Garros Nadal avrà più chance di essere competitivo fino alle fasi finali del torneo piuttosto che Federer. Semmai Roger potrà provare a raggiungere il diciannovesimo Slam a Wimbledon, dove ha certo più chance che a Parigi, salute permettendo. Lo svizzero ha vinto 5 volte questo torneo, come anche lo US Open – e 7 Wimbledon – ma non è un caso che a Parigi abbia trionfato una volta sola, quando Soderling nel 2009 gli tolse di mezzo Nadal. Non so se Nadal possa risentire psicologicamente per questa sconfitta che i bookmakers non avevano pronosticato – e negli ultimi 10 anni avevano sbagliato una volta sola – ma Rafa avrà il solito percorso “terraiolo”, Montecarlo, Barcellona, Madrid, Roma, prima di Parigi per eventualmente ritirarsi su. Il suo morale dovrà costruirselo soprattutto in quei giorni. Ma credo che, così come ha sempre detto, per lui che non si aspettava un paio di mesi fa e anche solo 15 giorni fa, di fare tanta strada, di raggiungere la finale, questa sconfitta non gli creerà troppi problemi. Vero però che fino a qualche anno fa quando lui arrivava al quinto set vinceva…
Ma insomma degli eventuali problemi di Nadal ci sarà tempo e modo di occuparsene. In questo momento momento, ripeto ho avuto da questa finale quel che desideravo: un grande emozionante spettacolo. Per questo sono un appassionato felice stasera. Il mio amore per il tennis, la mia faticosa ventiseiesima trasferta per l’Australia e questo torneo dove le ore di sonno non sono mai state più di sei, sono stati ripagati da cinque set incerti nell’esito fino all’ultimissima palla. La partita ha riservato continue emozioni, senza essere sempre bellissima, perché non sono stati troppi i momenti in cui entrambi hanno giocato contemporaneamente super-bene. Questo spiega i continui saliscendi del punteggio, dopo il primo set deciso da un solo break – sul 3-3 lo ha subito Nadal – e quindi abbastanza nella norma. Invece negli altri set ogni tanto uno dei se ne è un po’ andato e l’avversario ne ha approfittato e gli è montato sopra. Nadal è stato avanti 4-0 nel secondo, così come Federer avrebbe potuto andarci nel terzo che ha comunque portato a casa 6-1. Anche il quarto si è praticamente deciso nei primi game, perché Federer ha avuto un chiaro passaggio a vuoto nel quarto game: quello è stato però l’unico break. Del quinto set ormai sapete già tutto. Certo è che Nadal avanti 2-0 e poi 3-1, poteva sembrare nella posizione ideale per conquistare il suo quindicesimo Slam. Non ci si poteva davvero immaginare che avrebbe perso 5 game di fila, come è accaduto. Ma salvo uno vinto facilmente da Roger, tutti gli altri hanno riservato emozioni incredibili, palle break, colpi straordinari, scambi pazzeschi. E il vero spettacolo lo dava anche la folla, che non era tutta pro Federer come si poteva presumere. C’erano anche tantissimi pro Nadal. Ma come sempre qui in Australia quando non è coinvolto un australiano, è stato un tifo entusiasta, vibrante, spaccatimpani, e tuttavia civilissimo.
Se avete letto le interviste, quelle rilasciate a caldo come quelle successive, vi sarete resi conto di che grandi uomini siano questi due campioni. Fenomeni sul campo, ma formidabili anche fuori nel riconoscere i meriti dell’avversario, nel raccontare se stessi, le proprie ansie, i propri dubbi. Tutti nel tennis possono battere tutti, tutto il mondo batte tutto il mondo… ma in certe situazioni forse battere Federer è più difficile. Vincere il diciottesimo Slam alla sua età, più anziano vincitore dacché Ken Rosewall vinse nel 72 a 37 anni l’Open d’Australia, è una vera grande impresa. E Roger l’ha realizzata vincendo per la prima volta uno Slam con tre vittorie al quinto set. È anche il quarto nell’era open a vincere uno Slam battendo 4 delle prime dieci teste di serie. Non capitava dal 1982 quando Mats Wilander a 17 anni e 10 mesi vinse il Roland Garros. Non ha solo una classe immensa, che quella gliela hanno sempre riconosciuta tutti. Ma ha anche un fisico straordinario. Sapete tutto quello che hanno detto i giocatori, ma ad un collega svizzero Roger ha detto in più: “Quei sei mesi di stop mi hanno forse aiutato a vincere il quinto set… perché era come se fossi più fresco mentalmente. E quella freschezza mi ha aiutato ad essere più aggressivo nel finale della partita, a non dare tempo a Rafa di organizzare le sue difese”. In effetti credo di poter dire che se Roger ha giocato, in particolare di rovescio, un match eccellente anche tatticamente – sicuramente indovinata la decisione di non giocare rovesci slice ma quasi tutti piatti, e ne ha fatto alcuni incrociati davvero straordinari – invece Rafa ha sbagliato a voler impostare il match sul contrattacco veloce. È raro che 4 set di Nadal durino 2 ore e mezzo o poco più – 2h e 37 m – ed è raro che non sia quasi mai riuscito a far giocare a Federer il rovescio alto sopra la spalla. Era come se avesse deciso di picchiare la palla più che alzare quei topponi liftati che tanti risultati gli avevano dato in passato contro Roger. Certo la superficie più veloce non lo ha aiutato in questo senso, però far giocare a Federer tutti quei rovesci all’altezza delle anche invece che sopra le spalle, non è stata un’idea felice. Così come la scelta di prendere una posizione molto arretrata in fase di risposta, al contrario di quanto aveva fatto contro Dimitrov.
Se Federer ha fatto 20 aces, e molti sulle palle break, è stato anche perchè Rafa era così indietro che non poteva tagliare l’angolo sulle battute esterne, in particolare quelle sui punti pari. Due dei tre aces finali Rafa li ha subiti proprio in quelle situazioni di 15-40 il n.18, di 40 pari il n.20. Ma insomma tutti questi sono dettagli alla fine poco importanti. L’importante è che questa che io mi auguro non sia l’ultima grande finale che i due giocheranno – e che la giochino uno contro l’altro o contro gli altri Fab insomma anche questo poco importa – sia stata avvincente, emozionante fino all’ultimo, uno splendido spot per il tennis. Non era per nulla scontato che lo fosse, è meraviglioso che lo sia stato. Abbiamo registrato podcast (Vanni e Luca), video con Syeve Flink e Ben Rothenberg per la home inglese, con il collega argentino Danny Miche per la home spagnola e abbiamo fatto un grosso sforzo con l’aiuto di tutti gli amici e i collaboratori in Italia che hanno fatto le ore piccole, notte dopo notte, per assicurare a Ubitennis i migliori risultati di sempre. Un grazie a tutti grande come una casa e grande come Federer e Nadal. In certi momenti sono stati collegati contemporaneamente anche quasi 2.000 utenti, mi dicono, mentre aspetto di sapere domani i contatti record complessivi della giornata. I post ricevuti dai lettori, che naturalmente ringrazio sentitamente, ci hanno permesso di contarne nella stessa home page, anche 10.000. Credo che tutti gli altri siti di tennis in Italia non siano arrivati a 100. Qualcosa vorrà pur dire.