“Ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le stramaledette bugie e le statistiche” (Benjamin Disraeli, Primo Ministro inglese, ca. 1850).
Questa frase attribuita a Disraeli, descrive efficacemente il potere persuasivo dei numeri ed in particolare delle statistiche, per sostenere argomenti deboli. Fortunatamente, ogni regola ha delle eccezioni. Nel tennis, un’eccezione alla regola sopra descritta è costituita dalla statistica del numero dei colpi vincenti e degli errori non forzati commessi da un giocatore nell’arco della partita. Difficilmente a livello professionistico si assiste ad una partita in cui il vincitore ha un quoziente vincenti/errori inferiore ad 1, fatta eccezione (un’altra!) per il caso in cui il suo avversario lo superi in negativo nella medesima statistica. In tale rara circostanza è altamente probabile che l’incontro non sia stato esattamente entusiasmante sotto il profilo della qualità tecnica.
Che la finale dell’Australian Open 2017 tra Roger Federer e Rafael Nadal sia stato invece un incontro altamente spettacolare e con altissimi contenuti tecnici è lampante e non c’è bisogno di ricorrere alle statistiche per averne conferma. Ma quella in esame può dirci cose molto interessanti e consentire forse un’analisi della partita che vada oltre la semplice impressione emotiva ed estetica.
La tabella che segue mostra l’andamento dei colpi vincenti (V) e degli errori forzati (E) nel corso dei cinque set, tratti dal sito ufficiale dell’Australian Open.
SET | FEDERER (V/E)* | NADAL (V/E) |
Primo | 13/7 | 5/6 |
Secondo | 8/15 | 7/4 |
Terzo | 18/13 | 4/6 |
Quarto | 11/13 | 6/3 |
Quinto | 23/9 | 13/9 |
TOTALE | 73/57 | 35/28 |
QUOZIENTE | 1,28 | 1,25 |
I numeri confermano la premessa: in ogni parziale ha vinto il giocatore che ha fatto un numero di colpi vincenti superiore agli errori non forzati. Nei primi quattro, a fortiori, il giocatore perdente ha commesso un numero di errori non forzati superiore a quello dei vincenti.
Dove, però, il match esce dalla logica terrena e dalle umane debolezze per consegnarsi alla leggenda sportiva è nel quinto parziale. Roger e Rafa hanno oltre due ore e trenta di partita nelle gambe e nella testa eppure è questo il set dove danno il meglio di sé in termini di differenza assoluta tra vincenti ed errori. Ed è qui che Federer batte il suo amico-nemico, realizzando uno stratosferico quoziente di 2,55 contro 1,44. Sofismi da contabili? Forse. Sofismi, però, che ci raccontano di un sublime creatore di gioco da una parte, capace di prendere rischi anche e soprattutto nel momento topico dell’incontro ed uno strabiliante difensore dall’altra, in grado di commettere mediamente meno di sei errori gratuiti per set.
Due giocatori, due uomini fatti apposta per creare legioni di sostenitori, sportivamente parlando, inconciliabili. Un confronto di stili unico ed irripetibile. Ma questa storia è già stata scritta.
Roberto Ferri