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Come dimenticare il ritorno dopo quel terribile 2013? Alla fine deve anche lui inchinarsi al tempo, dicevano tutti, rassegnati. E invece no, lui no. Il figlio di Crono ritorna nel 2014 e in finale a Wimbledon sfiora il miracolo, sotto 2 set a 1 e 5-2 nel quarto set. Poi un altro anno, il 2015, senza Slam ma con ancora gli occhi che brillano nel vederlo così in forma, in finale di prepotenza sia a Wimbledon sia a Flushing Meadows. Mannaggia a te, Novak, avrà pensato il nostro sfegatato fan. Poi l’altro crollo, quel 2016 dove il corpo di Roger ha detto stop. E il Tennis torna nel 2017 e centra subito la finale al primo Slam dell’anno. Ancora una volta, ha sconfitto il tempo. Infinito. Del resto, come fai a sconfiggere il Tennis? Eh, la risposta purtroppo il fan la conosceva fin troppo bene: ti devi chiamare Rafa Nadal. E ora che combinava? Finiva, inevitabilmente, per scoperchiare il vaso di Pandora delle proprie ferite, in un viaggio all’Inferno tanto doloroso quanto inevitabile. Dio santo, ma come è possibile? La rivalità più grande di sempre… rivalità un cavolo! Più lo affronta più perde. Non aveva proprio voglia di guardare indietro, ma non si dava pace. Avrebbe voluto cancellare dalla mente per sempre la finale del 2008 di Wimbledon (qui rivissuta con le parole di Clerici, Tommasi e Lombardi), quella non doveva succedere e basta. Il suo vero padre rimonta da 2 set a 0, annullando pure un match-point, e poi perde lo stesso, atroce! Se ripensava poi a quello che ha scritto Rino Tommasi nel suo ”Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon”: ‘A pensarci bene, è stato giusto e quasi inevitabile che abbia vinto Nadal’. Ecco, meglio che Tommasi si rilegga il sottotitolo del libro (“Forse ho visto troppo sport”), avrebbe pensato schiumante rabbia. Ne ha visto troppo ed è finito a contemplare i suoi feticci pitagorici: ha pensato a quella finale del 2006 che il ventenne Nadal giocò per lunghi tratti quasi alla pari, poi al 2007 e alle palle-break che ebbe Rafa nel quinto set, così ha tracciato la sua serie storica. “Nel 2008 doveva vincere per forza Rafa”, avrà previsto Rino… Basta con la matematica, questo è tennis e Roger Federer è il Tennis!
Poi, il risveglio dall’incubo, quando il pasdaran si accorge che l’odio sta esondando, ricoprendo anche chi ha sempre amato. Ma cosa stava facendo? Malediva Rino, l’Omero dei suoi pomeriggi indimenticabili tra gli Dei della racchetta? Non gli restava che andare in pellegrinaggio da Gianni Clerici e supplicarlo: “Scriba, intercedi per me presso di lui, in cambio non tiferò più contro nessuno e rinnegherò il Dio pallone, lo giuro!”. Ecco in cosa ti trasforma il Fedal! E il povero supporter doveva continuare a farsi male? A vedere un film già visto, uno di quelli con un cast stellare, un plot all’inizio emozionante e che poi si riduce a un dramma al contempo scontato e inspiegabile? Sì, continuava a farsi male, tanto peggio di così… Nel 2009, finale a Melbourne come Domenica, Roger è in stato di grazia e arriva in finale fresco come una rosa. Nadal ci arriva dopo una maratona incredibile contro il miglior Verdasco di sempre. Risultato? Al quinto set il mancino insopportabile tritura quello che rimane di un Federer mentalmente sparito. Le lacrime durante la premiazione e il cuore del tifoso estremista che sanguinava sempre di più…
Però il cielo dei suoi ricordi cominciava ad aprirsi.