È piuttosto deprimente passare in soli cinque giorni dall’epica finale di Melbourne al primo turno di Coppa Davis boicottato da Federer, Wawrinka, Nadal, Murray, Berdych, Goffin, Nishikori, Tsonga, Cilic, del Potro. Un po’ come passare da un piatto di aragoste ad una zuppa di pesce ma scoprire che dentro c’è solo il brodo. La povera Coppa Davis – non se ne abbia a male il nostro Stefano Tarantino – ne esce con le ossa rotte, più per colpa del folle calendario (2) che per colpe proprie, anche se una rinfrescatina alla formula sembra quanto mai opportuna e indifferibile.
Per carità è bello anche applaudire le giornate di gloria di eroi nazionali come Steve Darcis (9) o fenomeni estemporanei come Skugor (8) e riflettere sul fatto che Novak Djokovic (5,5) neanche tra le braccia della amata patria sembra ritrovare se stesso. Oppure apprezzare la mira di Shapovalov (4,5 ma un po’ sfigato dai) che ne ha fatta una che Fognini gli invidierà per tutta la carriera. E rendere onore a Charlie Berlocq (8) che ha zittito Maradona e va di diritto a fare compagnia alla schiera degli amici del Pibe de Oro con Icardi, Higuain, Blatter, Matarrese, Ferlaino ed Equitalia.
Intanto grazie alle gesta proprio di Berlocq, ai mal di pancia di Fabio Fognini (5), alle incertezze di Simone Bolelli (5) e Paolo Lorenzi (6) siamo al lunedì e ancora non sappiamo se riusciremo a spezzare le reni ai campioni del mondo dell’Argentina, come li chiamano in federazione. Che disdetta per i “pochi” aggregati alla delegazione azzurra, che saranno costretti a prolungare il week-end di “lavoro” in Argentina. E chissà allora se ad aprile andremo a trovare Goffin (forse) e soci con la prospettiva di una semifinale non impossibile. Così da poterci raccontare ancora per un po’che siamo una nazione che domina nel tennis mondiale. Anche se indossiamo la divisa dell’Ungheria (4 alla maglia non all’Ungheria!)
Restando alle cose di cosa nostra, è davvero stratosferico il tempismo della Fit (10): il lunedì viene annunciata la squalifica per nove mesi di Camila Giorgi, che aveva osato chiedere di non essere convocata per un match di Fed Cup e una volta convocata dal solerte Barazzutti non si era presentata, e il giorno dopo si annunciano le convocazioni per il match di Fed Cup contro la Slovacchia nelle quali manca la nostra migliore giocatrice Roberta Vinci (6, in ottima salute a San Pietroburgo, ma fuori ai quarti) senza alcuna motivazione ufficiale.
Si dirà: ma la Giorgi non può rifiutare una convocazione poiché ha sottoscritto un contratto con la federazione (almeno così pare perché noi non lo abbiamo visto) che la obbliga a partecipare a tutti i match di Fed Cup! Già, peccato che la sede nella quale accertare un eventuale inadempimento contrattuale sia un tribunale civile e non uno federale. Insomma, la Fit – che ha sovente concesso a giocatori e giocatrici di privilegiare i propri impegni professionali a quelli della nazionale come a Roberta Vinci in tale occasione e come peraltro fanno tutte le federazioni del mondo – utilizza la mannaia della giustizia federale ad Camilam e evidentemente – ma aspettiamo con ansia (dopo le “magie” delle vicende Starace-Bracciali e Cecchinato) di leggere le motivazioni annunciate in arrivo 10 giorni dopo la lettura del dispositivo per non si comprende quale “complessità del caso” – per tutelare propri interessi di natura privatistica.
In attesa che Sant’Andreas da Bolzano (7, anche se il gestaccio non è proprio da santo, ma contro Maradona vale tutto) compia il miracolo (a meno che capitan Barazzutti non voglia farci divertire un po’ tutti di più e affidarsi a Fognini) apprendiamo che a Parigi hanno dato il via libera alla copertura dello Chatrier che dovrebbe essere pronta per il 2020, o magari per il 2050 come quella del foro italico. E abbracciamo Stefano Napolitano (7) che si è sfogato pubblicamente contro quei mentecatti di scommettitori che lo hanno ricoperto di insulti solo per aver perso un match: la mamma degli imbecillì è sempre incinta, ma il problema dei match truccati nei tornei minori (come ben sappiamo purtroppo…) è una piaga da debellare.