È stata una grande festa a Nis la sfida del primo turno del World Group di Coppa Davis tra Serbia e Russia, che ha visto la vittoria della squadra di casa per 4-1. Sia perché era da tanti anni (cinque, dal 2012) che la squadra serba mancava da quella che è una delle più antiche città dei Balcani, sia per la inaspettata presenza di Novak Djokovic e sia perché si è trattato del battesimo di Nenad Zimonjic nel ruolo di selezionatore della squadra balcanica. Fa effetto parlare di battesimo per uno che, come giocatore, detiene diversi record della nazionale serba di Davis: dal maggior numero di tie disputati (53), al maggior numero di vittorie in assoluto (42) ed in doppio (29) al maggior numero di stagioni disputate (22). Tutti record che “Zimo” può continuare a migliorare, dato che continua ad essere il doppista n. 1 della squadra e che ha incrementato anche lo scorso weekend, dato che sabato è sceso in campo ed ha portato il punto del 3-0 insieme a Viktor Troicki.
Ma nello staff tecnico della nazionale serba c’era anche qualcun’altro all’esordio: Jovan Savic, che insieme a Dusan Vemic – l’ex Davisman serbo che da gennaio è entrato in pianta stabile nel team di Novak Djokovic – svolge il ruolo di aiuto allenatore del 40enne capitano belgradese.
Savic, 41 anni, è originario di Novi Sad, cittadina della Vojvodina che agli appassionati di tennis fa venire subito in mente il nome di Monica Seles, nata e cresciuta anche lei nella capitale della provincia autonoma serba. È stato una promessa a livello giovanile in Serbia, ed è arrivato sino al n. 754 del ranking ATP prima di dedicarsi del tutto all’allenamento. “Quando Nenad è stato scelto come selezionatore mi ha chiesto se volevo unirmi al team come allenatore. Ovviamente ho accettato immediatamente. Ho un ottimo rapporto con Zimonjic, conosco tutti i giocatori e sono onorato di poter indossare la divisa della nazionale. Per me è un privilegio fare parte della squadra. Abbiamo degli ottimi giocatori e sono convinto che nelle prossime 2-3 stagioni possiamo vincere ancora una volta il titolo. Ovviamente quando c’è Novak tutto è più facile, ma abbiamo Troicki e Tipsarevic che quando sono in forma possono battere chiunque”.
Savic, che lavora come allenatore in un tennis club a Monaco di Baviera, ha spiegato in cosa consiste il lavoro degli allenatori dello staff della nazionale quando si prepara un match di Coppa Davis. “Il selezionatore non può seguire tutti i giocatori contemporaneamente, Per questo è necessario che nello staff ci siano almeno uno o due allenatori ad affiancarlo. Ognuno di noi ha compiti specifici: a partire dal riscaldamento dei giocatori, la preparazione del match, occuparsi di loro, è necessario seguirli con molta attenzione. Sono sicuro che io e Vemic funzioneremo molto bene insieme a Nenad e gli altri giocatori”.
L’allenatore di Novi Sad è noto nell’ambiente del tennis professionistico, soprattutto per aver lavorato per lungo tempo con le sorelle Williams. “Ho dei bellissimi ricordi del periodo in cui ho lavorato con loro. Abbiamo collaborato per sette anni e ci siamo trovati molto bene. Venus e Serena sono molto educate, non sono presuntuose, sanno ascoltare ed accettare i consigli. Le ho conosciute che erano ancora giovanissime, avevano 16-17 anni, e abbiamo lavorato insieme per sette anni. In quegli anni hanno vinto tutto quello che potevano vincere, hanno giocato l’una contro l’altra finali del Grande Slam. Ci siamo anche divertiti molto, ho persino insegnato loro un po’ di serbo, alcuni termini di base che poi utilizzavamo in campo durante l’allenamento. La mamma Oracene mi trattava come uno di famiglia… Tutto iniziò quando ci incontrammo nel 1999 a Monaco, le battei entrambe nel primo match che giocai contro di loro, il miglior biglietto da visita per una futura collaborazione. La ricetta del loro successo sta nella loro dedizione allo sport, al lavoro, nella loro voglia di migliorarsi, nell’ambizione di continuare a crescere. Purtroppo oggi, per i rispettivi impegni, non ci sentiamo così spesso come prima, ma ci teniamo in contatto. Entrambe ora hanno un’età in cui iniziano a pensare alla famiglia, è normale. Auguro loro tutto il bene possibile, perché se lo meritano”.
Parlando del suo rapporto di collaborazione con l’attuale n. 1 del mondo, c’è un altro aneddoto da raccontare: fu lo stesso Jovan a chiedere nel 2007 ad Aleksandar “Big Sasha” Bajin di sostituirlo nel ruolo di palleggiatore di Serena. La leggenda vuole che Jovan telefonò a Sasha una sera, chiedendogli di prendere il suo posto. Sasha, che in quel periodo lavorava in un tennis club a Monaco, era ad una festa e declinò in fretta la proposta. Ma un’ora dopo Jovan lo richiamò e insistette. Sasha, si dice perché avesse le difese un po’ abbassate dall’alcol a quel punto della serata, alla fine acconsentì: “Ok amico, ma solo per stavolta”. Non andò proprio così, dato che Bajin è stato hitting partner della pluricampionessa Slam per otto anni, fino al 2015, per poi collaborare con Vika Azarenka e Sloane Stephens. “Conosco Sasha da quando aveva 6 anni, giocava molto bene a tennis, è un gran bravo ragazzo. Ho cercato di dargli una mano e mi fa piacere che poi sia riuscito a fare una bella carriera”.
Savic ha un altro grande amico tra i fuoriclasse di questo sport. Si tratta di Boris Becker, di cui è stato sparring partner ben prima di conoscere le Williams. “Boris l’ho conosciuto all’Accademia di Niki Pilic a Monaco, abbiamo iniziato a lavorare insieme nel 1991 e spesso andavamo in giro assieme nei tornei. Facevamo la preparazione a Monte Carlo, dove ci allenavano diverse ore al giorno. Mi ricordo che in quei primi anni, io ero ancora un teenager, dopo ogni match con lui mi facevano male le mani, per la forza con cui colpiva la palla. Boris è una persona fantastica, mi ha fatto piacere che si sia trovato bene nel ruolo di coach di Novak. Nel tennis i dettagli fanno la differenza, un singolo dettaglio può cambiare l’esito di un match, e Boris conosce benissimo il gioco e la psicologia del gioco, ed ha trasmesso tutto questo a Djokovic. Anche con lui cerchiamo di tenerci in contatto, quando il tempo e gli impegni ce lo permettono, lui non vive più a Monaco, ma ci sentiamo”.
Tornando infine alla Coppa Davis, il vice di Zimonjic si dice convinto che la Serbia possa bissare il successo del 2010. Perché accada, è però essenziale una cosa. “L’importante che i giocatori siano in salute. La stagione è lunga e faticosa. Non è facile per i giocatori migliori, subito dopo la conclusione di un torneo del Grande Slam, venire a giocare la Coppa Davis. Per questo bisogna capire Djokovic e gli altri top player quando decidono di saltare qualche match con la nazionale. Il rischio di infortunarsi è alto, a causa dello stress e della fatica accumulati. Personalmente credo molto nella Davis, è una manifestazione che richiama l’attenzione dei tifosi in tutto il mondo. Spero solo che si riesca a trovare un miglior equilibrio tra il calendario ATP e le date della Coppa Davis, in modo da continuare ad assicurarne l’attrattività e permettere ai migliori di parteciparvi”.