A meno di due settimane di distanza dalla splendida finale di Melbourne, il mondo del tennis viene scosso da una notizia clamorosa, almeno per le modalità con cui è arrivata: a partire dalla prossima stagione, Toni Nadal non sarà più l’allenatore di Rafa.
L’annuncio è arrivata oggi a Budapest, che sta ospitando un torneo Challenger, ma anche un convegno della Global Professional Tennis Coaching Association. Queste le dichiarazioni ufficiali dell’intervista rilasciata al Tennis Italiano: “Dall’anno prossimo non seguirò più Rafael nel circuito, ma mi dedicherò esclusivamente alla nostra accademia. Voglio occuparmi della formazione di giovani talenti, il momento più delicato nella crescita di un atleta. Il rapporto con mio nipote è sempre ottimo, in tutti questi anni non abbiamo mai vissuto periodi di crisi. Però fino ai 17 anni decidevo tutto io, poi è arrivato Carlos Costa come manager, si è avvicinato il padre, ognuno con le loro opinioni. E la verità è che ogni anno io decido sempre meno, fino al punto in cui non deciderò più niente! Ho viaggiato con Rafa per tanti anni, ora voglio tornare ad occuparmi della formazione dei giovani e la nostra accademia è il luogo ideale”.
Al di là delle polemiche più o meno celate da Toni, è davvero un fatto epocale quello appreso quest’oggi nella capitale ungherese. In realtà la notizia non era così imprevedibile, e già era stata “anticipata” in un’intervista rilasciata nel 2014. L’arrivo di Moya, la collaborazione con il cileno Garin, il ruolo di direttore del WTA di Mallorca e l’impiego nell’Accademia di cui sopra, erano tutti elementi che avevano fatto capire che i suoi occhi si sarebbero concentrati sempre di meno sul gioco dell’attuale numero 6 del mondo. In quasi 28 anni di lavoro – sì perché Toni ha iniziato a lavorare con il nipote da quando quest’ultima aveva tre anni – i due hanno vinto tantissimo, quasi tutto: 14 Slam – di cui 9 Roland Garros – un oro olimpico a Pechino nel 2008, 28 Masters 1000 e un totale di 69 titoli ATP. Non si può quantificare l’influenza che lo zio più famoso del tennis ha avuto su quello che è già uno dei campioni più forti della storia di questo sport, che senza di lui di certo non sarebbe diventato quello che è stato. Il grande merito dell'(ex) coach di Rafa è stato soprattutto quello di fare in modo che questi si fidasse ciecamente di lui. Basti pensare il piccolo Rafael aveva soltanto 8 anni: lo zio lo costrinse a giocare con quelli che ne avevano 12, dicendogli: “Se le cose vanno male, io, che sono un mago, farò piovere e fermerò la partita”. Dopo essere stato sotto 3-0, Rafa strappò il servizio all’avversario e si riportò sotto 3-2 prima della pioggia. A quel punto, “Nadalito” disse a Toni: “Fermala, posso vincere”.
Senza dubbio un uomo tutto d’un pezzo, duro, forse anche troppo, al punto che l’anno scorso arrivò a dire che se non fossero stati parenti Rafa lo avrebbe già licenziato. La sua etica del lavoro, il suo rigore, lo hanno reso uno degli allenatori più vincenti nella storia del gioco, imparando molto dall’esperienza con il nipote, ma anche dalla cultura, che secondo lui Rafa ha sempre trascurato troppo. Da parte sua, invece, questa è sempre stata una sua fedele alleata, come dimostra la citazione di Solone che fece sua tanti anni fa: “Senza metodo, ordine, volontà e fatica non esistono né genio né trionfi“. La sua capacità di trasmettere la sua voglia di lavorare, il suo spirito di sacrifico, la sua durezza e la sua disciplina hanno reso Rafa il fuoriclasse che è, ponendo però sempre al primo posto l’educazione e il rispetto, che in tutta la carriera del maiorchino non sono mai venuti meno, nemmeno quando le circostanze lo avrebbero “autorizzato” a comportarsi male, a sfogarsi. Ma lui non lo ha fatto, anche per paura della reazione del suo coach una volta che i due si sarebbero trovati faccia a faccia. Non sono mancati nemmeno i diverbi, ma il 14 volte vincitore di una prova del Grande Slam non è mai stato abbandonato dall’idea che Toni avesse ragione, su qualsiasi argomento, a prescindere dal fatto che abbia 8,31 o 50 anni. Lui è, e sarà sempre, “zio Toni”.