da Rotterdam, Carlo Carnevale e Raoul Ruberti
Si entra nel vivo dell’ABN AMRO Tennis Tournament di Rotterdam: tutti i finalisti dei tornei della scorsa settimana sono in campo (Dimitrov e Goffin da Sofia, Sascha Zverev e Gasquet da Montpellier), per tentare di raggiungere Tomas Berdych, già qualificato al secondo turno. Per entrare nel giusto clima è allora bene passeggiare per la vivacissima Lijnbaan, appena scesi dal tram che costeggia il tranquillo canale a Nord di Eendrachtsplein: trecento metri di brulicanti attività quasi non stop, gremite specialmente al weekend, tra chioschi, negozi di marca e minuscoli locali tipici. L’atmosfera che si respira è frenetica ma serena, gli odori dei fast food si mescolano a quelli provenienti dalle botteghe di spezie o prodotti tradizionali; non ci si può allontanare senza aver provato lo squisito appelflap, un fagottino ripieno di mele, o aver assaggiato un bicchiere del Glühwein, vino rosso bollente tipico della svizzera e dei paesi alpini, qui rivisitato con aromi di cannella o cioccolata. La strada si immette poi in Beurs, il distretto del business di Rotterdam, inconfondibile con i suoi palazzi di vetro e cartelloni pubblicitari. Da qui la metro verso Zuidplein.
Ad alzare il sipario è David Goffin, che porta a casa senza patemi l’incontro con Andrey Kuznetsov, riuscendo finalmente a vincere un match a Rotterdam: il belga non ci era mai riuscito nelle tre partecipazioni precedenti, nella prima delle quali rimediò addirittura un doppio 6-0 dal finlandese Jarkko Nieminen, oggi in pensione. La partita scorre rapida, Kuznetsov si conferma un ottimo colpitore, specialmente con il rovescio bimane con cui costruisce un paio di notevoli passanti in avvio, raccogliendo la palla ad un dito dal suolo. Goffin non fa una piega e anzi impressiona per la sua capacità geometrica di ribaltare l’inerzia degli scambi, indovinando angoli difficilissimi con colpi apparentemente difensivi: una sua rincorsa in avanti , seguita da una comoda volèe di dritto, è lo sparo su cui ha inizio la discesa verso il secondo turno. A Kuznetsov non basta un abbozzo di rimonta sullo 0-1 del secondo parziale: lo scatto d’orgoglio con cui effettua il controbreak viene sopito dalla pressione da fondo del belga, che immediatamente torna a fare testa di corsa fino al 6-3 6-2 finale. Goffin raggiunge Robin Haase, numero uno d’Olanda e unico indigeno rimasto in gara.
Richard Gasquet continua a cavalcare il suo momento positivo, dopo la finale colta a Montpellier e persa da Alexander Zverev; due comodi set per avere la meglio su Viktor Troicki, acciaccato e costretto a ricorrere al trattamento fisioterapico in due occasioni, per farsi massaggiare il polpaccio sinistro. I colpi del serbo non sono potenti come di solito, le traiettorie non sono ficcanti e Gasquet può approfittarne per dare ampio sfogo ai suoi traccianti di rovescio, oggi in ottime condizioni. Al secondo turno avrà un ostacolo difficilissimo, Tomas Berdych, con cui è sotto 7-8 nei precedenti e ha perso cinque degli ultimi sei (l’unico successo è stato il più importante, in ottavi agli US Open 2015, dove raggiunse poi le semifinali). Curioso osservare come Troicki, che ha vinto il doppio a Sofia la scorsa settimana con Zijmonic, non sia invece iscritto nel tabellone di specialità, mentre il connazionale è impegnato con Cilic.
Il clou della giornata inizia poco dopo pranzo, quando Grigor Dimitrov gioca un match di enorme concentrazione per superare Mischa Zverev in tre set. Sale quindi ad un impressionante 15-1 il bilancio dell’ormai ex baby prodigio, già vittorioso a Brisbane e Sofia quest’anno (nessun altro ha ancora vinto due tornei nel 2017); l’unica sconfitta è stata la splendida semifinale di Melbourne, dove è capitolato contro Rafael Nadal in cinque set nei quali avrà probabilmente avuto contro anche l’intero panorama tennistico, che bramava la finale tra lo spagnolo e Federer. Livello altissimo per tutto l’incontro, se si eccettua la fase centrale in cui a Zverev si offusca il mirino e Dimitrov ne approfitta per infilare quattro giochi consecutivi e rimandare la contesa al terzo parziale: il bulgaro fa sfoggio di un rovescio ai limiti della perfezione, sempre pericoloso e pungente già in risposta, con cui riesce a fronteggiare gli assalti dell’avversario mancino, come al solito ispiratissimo a rete. Con due magie al volo, condite dal doppio fallo omaggiato da Grigor, Zverev era volato 5-1 nel tiebreak del primo set, poi sigillato quattro punti più tardi. Dimitrov dimostra una paurosa tenuta mentale, decisamente in controtendenza con le sue abitudini ma testimone di una ormai (ri)trovata fiducia in se stesso (“Sto continuando a lavorare ogni giorno, e non ho mai smesso di farlo. Non esiste una bacchetta magica”): nella frazione decisiva è ancora con la risposta di rovescio che graffia e frustra le discese a rete di Zverev, comunque encomiabile per tecnica e tenacia. L’accelerata decisiva arriva nel settimo gioco, con un rovescio d’incontro che buca l’airone tedesco. Al prossimo turno ci sarà Denis Istomin.
Superate un paio d’ore di pausa, il programma serale ha inizio. Ad affrontarsi nel match clou della giornata sono l’altro Zverev, Alexander e Dominic Thiem. Tra i due, ottimi amici, passano quattro anni d’età ma le loro conquiste del palcoscenico sono state talmente ravvicinate che la loro sfida ha già l’aria di essere un “classico” del futuro prossimo: i quattro precedenti, risalenti alla scorsa stagione, hanno richiesto tutti almeno tre set e hanno mostrato sempre un certo “dialogo” tennistico, attivo e aperto, fatto di dichiarazioni, contromosse, cambi di rotta. Il confronto dell’Ahoy non fa differenza: Zverev cerca la profondità già dalla risposta, con l’obiettivo di far correre Thiem e invadere il campo nel giro di due o tre colpi; la strategia sembra funzionare alla perfezione e l’austriaco, inizialmente un po’ passivo, perde subito il servizio. Qualche giocata intelligente al corpo gli permette tre palle dell’immediato contro-break ma Sascha persiste nella sua difesa-offesa e breakka ancora, salendo 4-0 in meno di un quarto d’ora. La velocità del campo sembra per una volta favorire il giocatore in risposta e Zverev, sprecata la palla del 5-0, restituisce uno dei break. Thiem però non sa accendersi, continua a sciupare opportunità e addirittura – inusuale per lui – spacca in terra la racchetta. È 6-3 e non 6-0 ma la sostanza è che il primo set va al tedesco.
Se il bagel sventato non rivitalizza Thiem, purtroppo per lo spettacolo ha comunque l’effetto di ridimensionare Zverev e un break campato in aria, l’unico del secondo parziale, è sufficiente a restituire il 6-3. Ancora una volta è terzo set, in cui adesso si scambia da fondo con grande intensità: Thiem è salito di livello, gioca colpi poderosi da fermo ed è infallibile con lo slice, tentando anche qualche dropshot di qualità. Dopo un rapido scambio di break Zverev pareggia il conto delle racchette rotte e cede per primo a una gran risposta di rovescio: game, set, match e onesta stretta di mano. Già a pochi minuti dal termine Sascha sembra a posto con se stesso, a dispetto del risultato che non ritiene essere una sconfitta personale: “La superficie sembrava terra bagnata, avevo la sensazione che i pannelli del campo si muovessero e le palline erano così morbide da sembrare quelle di gomma per bambini. Sono certo che a Dominic è piaciuta, era perfetta per il suo gioco ma per me non andava bene. Poi certamente è merito suo, ha iniziato a giocare meglio e a rispondere vincente più sulle prime che sulle seconde… non me ne faccio una colpa”. La coppia di conferenze stampa dura più di Gilles Muller, spazzato via da Jo-Wilfried Tsonga, e la giornata si chiude di fatto così.
Risultati:
[Q] P.H. Herbert b. [Q] E. Donskoy 6-2 7-6(4)
[3] D. Goffin b. A. Kuznetsov 6-3 6-2
R. Gasquet b. V. Troicki 6-4 6-2
[5] G. Dimitrov b. M. Zverev 6-7(4) 6-2 6-4
M. Klizan b. P. Kohlschreiber 6-7(5) 6-4 6-1
[2] D. Thiem b. A. Zverev 3-6 6-3 6-4
[6] J.W. Tsonga b. G. Muller 6-4 6-2