Il primo torneo oltreoceano della stagione vanta già un record difficile da battere, quantomeno nel circuito degli ATP 250. Se Quito rimane il torneo che si disputa più “in alto”, quello di Memphis (edizione 2017) concorre per essere “il più alto” del circuito. In Tennessee si sono infatti riuniti – come la foto testimonia – i tre tennisti più alti del circuito. Capitanato, per età e per altezza, dai 211 centimetri di Ivo Karlovic, il trio si compone del giovane statunitense Reilly Opelka (anche lui 211 cm) e di John Isner (208 cm), anche l’unico dei tre ad essere rimasto in gioco (sfiderà stanotte Young per un posto in semifinale). Non avrebbe certo sfigurato Kevin Anderson (203 cm), anche lui presente a Memphis ma incapace come Sam Querrey (198 cm) di cogliere una vittoria sull’indoor a stelle e strisce. Probabilmente nella foto c’era spazio solo per tre.
“Ho dovuto far verificare l’altezza del nostro stadio per essere sicuro di poter ospitare i ragazzi“, scherza il direttore del torneo Erin Mazurek. “Abbiamo un parterre da NBA!”. Quindi la parola ai diretti interessati, con Opelka che ha enunciato gli ovvi vantaggi di poter scagliare la pallina da una tale altezza. “Il fatto che io molto probabilmente terrò il servizio mette sotto pressione il mio avversario” sottolinea Reilly, e gli fa eco Kevin Anderson che sostiene come “i ragazzi più alti si muovano sempre meglio” e “quando siamo nella giusta posizione, essendo più alti, possiamo generare più potenza per dominare l’avversario“. Ma non è tutto rose e fiori, come sottolinea il giovanissimo classe ’97. “Devo prendere dei rischi elevati da fondo campo per non espormi troppo“.
Il futuro, secondo le torri di Memphis, potrà essere ancora più roseo per gli altissimi del circuito. Secondo Anderson “ormai si vedono ragazzi di oltre due metri che si muovono come ragazzi più bassi di quindici centimetri. Quando hai tennisti così alti che si muovono come Djokovic e Murray, beh, vuol dire che hai un gran giocatore per le mani“.