La valutazione di una settimana nel circuito per un movimento tennistico è, per intuibli motivi, legata proporzionalmente alla sua durata. Si capirà quindi bene come sia impossibile non giudicare come pessima per i colori azzurri quella appena trascorsa. Infatti, questa settimana è stata particolarmente “breve”, come non accadeva da tempo, durando appena tre giorni: lo scorso mercoledì sera, con la sconfitta di Giannessi a Buenos Aires, la pattuglia italiana impegnata nel circuito (Fognini, Lorenzi, Giannessi, Cecchinato e Bolelli tra gli uomini, Vinci e Giorgi tra le donne) era stata eliminata dai tornei nei quali si era iscritta, ottenendo un miserrimo bilancio di una vittoria e quattro sconfitte nei tabelloni principali, tre delle quali amare, perchè ottenute contro avversari con classifica peggiore.
Se per il settore femminile, reduce dalla disfatta di Forlì, si può dire che purtroppo viene confermata una tendenza, per quello maschile, che ha già incamerato gli ottavi di Seppi agli Australian Open, l’accesso ai quarti del World Group di Coppa Davis e la finale di Lorenzi a Quito, può per fortuna essere inquadrata come una sporadica, infelice, coincidenza di risultati.
Partendo dagli uomini, erano tutti impegnati nella seconda tappa del mese che il calendario programma sulla terra rossa sudamericana, ovvero l’Argentina Open svoltosi secondo tradizione al Buenos Aires Lawn tennis club. Il torneo, l’anno scorso vinto da Thiem, il quale interruppe un interregno di vincitori spagnoli o di casa, che durava dal 2002, appartiene alla categoria degli ATP 250 ed era dotato di un montepremi superiore ai 500.000 $.
Fabio Fognini, tornato per una settimana numero 1 d’Italia, reduce dalla emozionante rimonta da due set sotto nel quinto rubber disputatosi il lunedi precedente proprio nella capitale argentina, partecipava per la decima volta in carriera all’Argentina Open, torneo nel quale era giunto in finale nel 2014, perdendo da Ferrer, ma dove aveva perso d’acchitto negli ultimi due anni.
Il ligure, settima testa di serie del seeding, ha affrontato al primo turno Tommy Robredo, 34enne iberico scivolato al 550°posto del ranking, dopo essere stato costretto a saltare gran parte della scorsa stagione a causa dell’operazione al gomito destro nell’aprile 2016. L’ex numero 16 ATP (nel maggio 2009, dopo aver vinto l’allora Masters 1000 di Amburgo), entrato in tabellone principale solo grazie al ranking protetto, era alla prima partita quest’anno e non sembrava in grado di poter impensierire il nostro giocatore, sebbene i precedenti fossero sul 4 pari, con Fabio che però aveva vinto gli ultimi 3. Invece, il taggiasco è incappato nella più classica delle giornate no e, nonostante sia stato in vantaggio di un break in entrambi i parziali, ha finito per perdere nettamente 6-4 6-3 in 1 ora e 13 minuti di partita, a causa di un rendimento deficitario sulla seconda di servizio (29% di punti vinti quando non entrava la prima) e dell’incapacità di giocare bene nei momenti importanti (appena una palla break salvata su cinque concesse, a differenza di Robredo, che ne ha salvate 4 su 6).
Paolo Lorenzi, reduce dalla finale di Quito che lo aveva riportato ad essere il numero 1 italiano, partecipava per la quinta volta al torneo di Buenos Aires, dove come miglior risultato vantava i quarti dello scorso anno (quando perse da Nadal). Tornato in campo a tre giorni dall’amara sconfitta contro Estrella Burgos, il toscano non è riuscito a dare il meglio di sè, opposto all’austriaco Gerald Melzer, 26enne n°101 ATP, contro il quale aveva vinto tre dei cinque precedenti scontri diretti. Purtroppo Paolo, forse svuotato psico-fisicamente, ha lottato, ma dopo aver perso il primo set 6-3 in 43 minuti per un break subito al sesto gioco, si è trovato sotto 0-4 prima di provare la rimonta, annullando 4 match-point, prima di capitolare sopo 1 ora e 34 minuti con un duplice 6-3,
Le uniche soddisfazioni arrivate dalla capitale argentina portano la firma di Alessandro Giannessi, già molto bravo a qualificarsi al tabellone principale (nei 3 precedenti tentativi non vi era mai riuscito): lo spezzino, infatti, ha sconfitto prima l’iberico Roberto Carballes Baena, n°131 ATP. con un duplice 6-4 dopo 1 ora e 51 minuti; poi il 26enne serbo Dusan Lajovic, n°95 ATP con lo score di 6-3 3-6 6-1 in 1 ora e 41 minuti. Una volta entrato nel main draw, ai sedicesimi è stato sorteggiato contro il 33enne brasiliano Rigerio Dutra Silva, anche lui proveniente dalle qualificazioni, che lo aveva sconfitto senza nemmeno perdere un set nei due precedenti scontri diretti. Ne è venuta fuori un’autentica battaglia: Alessandro, dopo aver strappato il servizio al nono gioco del primo set, ha subito la reazione del tennista carioca, che, inanellando tre giochi consecutivi, ha conquistato dopo 57 minuti il primo parziale. Nel secondo, lo spezzino, nuovamente ha sprecato un break e si è cosi ritrovato a fronteggiare due match point; uno sul 30-40 e servizio del dodicesimo gioco, un’altro sul 5-6 del tie-break, Una volta annullatili (sul secondo ha fatto tutto Silva, commettendo un doppio fallo) è diventato il favorito dell’incontro e, sebbene abbia sprecato anche nel terzo un vantaggio di un break, facendosi controbrekkare, nel decimo gioco ha infine portato finalmente a casa la partita, vincendo dopo 2 ore e 50 minuti con il punteggio di 5-7 7-6(6) 6-4. Il turno successivo ha presentato un avversario di ben altro livello, Pablo Carreno Busta 25enne spagolo al 25°posto del ranking ATP, che aveva sconfitto in tutti e quattro i precedenti il nostro giocatore. Nonostante questi ultimi non promettessero nulla di buono e malgrado le oltre cento posizioni di differenza nel ranking ATP, lo spezzino, dopo un lentissimo ingresso nel match –ha perso 6-1 il primo set in 21 minuti– è riuscito ad entrare nella partita, brekkando Carreno nel primo gioco del secondo parziale e difendendolo sino alla fine, Alessandro, nel terzo e decisivo set, si è trovato addirittura avanti di un break, restituito però sul 3 pari. Una volta non convertite due ulteriori palle break nel gioco successivo, Giannessi, andato a servire sul 4-5 per rimanere in partita, ha finito per perderla, con lo spagnolo capace di chiudere al primo match-point dopo 1 ora e 54 minuti di partita, col punteggio di 6-1 4-6 6-4. Una buona prova per Alessandro, dalla quale può guadagnare la giusta fiducia sulle sue capacità di poter stare più che dignitosamente nel circuito maggiore: ha fatto partita pari col 25 del mondo, pur manifestando problemi con la seconda di servizio (ha vinto il 24% dei punti giocati quando non gli entrava la prima), sui quali si può lavorare.
A Buenos Aires, altri due tennisti italiani hanno, come Giannessi, provato la strada delle qualificazioni, fermandosi però al primo turno: Marco Cecchinato, ha perso 7-6(1) 6-1 in 1 ora e 37 minuti dal carioca Joao Souza, n°133 del mondo, mentre Simone Bolelli, che non giocava una partita di singolare dal primo turno del Roland Garros 2016 perso contro Nishikori, ha trovato la strada sbarrata dal serbo Dusan Lajovic, che lo ha sconfitto col punteggio di 6-1 6-1 in 1 ora e 9 minuti.
Passando al settore femminile, l’unica italiana a partecipare al ricco Premier 776.000$ di montepremi) di Doha è stata Roberta Vinci, alla decima partecipazione al torneo in Qatar, dove al massimo era arrivata nei quarti (nel 2006 perdendo da Mauresmo e nel 2016, eliminata da Radwanska). Sorteggiata contro la classe 93 statunitense Laureen Davis, n°55 WTA, ha giocato un incontro inedito nel circuito, diluito in due giorni a causa della pioggia: purtroppo Roberta non è mai davvero entrata in partita, perdendo un set a giornata, 6-2 6-3 in 1 ora e 25 minuti.
Anche Camila Giorgi è andata in Qatar, tornando alle gare un mese dopo gli Australian Open: non entrando direttamente nel maindraw, ha provato l’accesso tramite le quali. Al primo turno ha affrontato ed eliminato Irina Kromacheva, 21enne russa al 93°posto del ranking WTA, col punteggio di 6-3 6-2 in 1 ora e 21 minuti; al secondo ha vinto invece contro la 23enne tedesca Annika Beck, n°68 WTA con la quale era 1-1 nei confronti diretti, liquidata in 2 ore e 5 minuti col punteggio di 6-2 4-6 6-3.
Al terzo ed ultimo turno di quali ha affrontato quella Laureen Davis che poi avrebbe eliminato anche la Vinci: la tennista nata in Ohio aveva sconfitta in 3 dei 4 precedenti la maceratese, ma Camila era pienamente in partita, quando, dopo 1 ora e 50 minuti, dopo aver vinto il primo set per 7-5 ed essere sotto 2-5 nel secondo, si è ritirata per la prima volta in carriera a causa di problemi alla schiena, che per il momento le hanno consigliato di non giocare le quali nel torneo di Dubai in programma in questi giorni.