[2] J.W. Tsonga b. [4] L. Pouille 6-4 6-4
Il circus maschile ha fatto tappa questa settimana a Marsiglia, Francia, per l’ormai tradizionale appuntamento con l’Open 13, giunto alla sua venticinquesima edizione. Una curiosità. Il numero 13 che compare proprio nel nome della manifestazione corrisponde al codice identificativo del dipartimento delle Bouches-du-Rhône di cui la città focese è la capitale. Un torneo, oggi classificato ATP 250, di buona tradizione che può vantare nel proprio albo d’oro due ex numeri al mondo come Boris Becker e Roger Federer. Si gioca su campi veloci allestiti nel Palasport cittadino, un impianto di quasi seimila posti a sedere. Dal 1993, anno dell’esordio, ad oggi, per ben otto volte il titolo è finito nelle mani di un padrone di casa. Detentore è l’australiano Nick Kyrgios, bravo dodici mesi fa nel superare Marin Cilic.
Tanto per rinverdire la consuetudine, i protagonisti dell’atto conclusivo sono due giocatori transalpini. Da una parte il veterano trentunenne Jo-Wilfried Tsonga, seconda testa di serie e numero 11 delle classifiche mondiali, a caccia qui a Marsiglia di una personalissima tripletta dopo i successi riportati nel 2009 e nel 2013. Al di là della rete c’è un interessante prospetto di campione come il giovane Lucas Pouille, 6 posizioni di ritardo nel ranking ma 8 anni in meno all’anagrafe. Percorsi simili hanno caratterizzato l’approdo alla finale per i due connazionali. Nella parte alta di tabellone tutto relativamente facile per Pouille, fatta eccezione per la battaglia nei quarti contro il russo Medvedev. In basso, invece, il solo Kyrgios nel corso della semifinale è stato capace di rallentare la marcia di uno Tsonga che avrà anche dichiarato recentemente di sentirsi ormai a fine carriera ma è apparso su buonissimi livelli per tutto l’arco della settimana. Non si è trattato di uno scontro inedito; il bilancio dei confronti diretti consta infatti di una vittoria a zero per Tsonga che risale all’ultimo torneo di Monte Carlo.
Espletate le operazioni di riscaldamento si comincia dunque con Pouille alla battuta. Nemmeno il tempo di prendere confidenza con l’ambiente e un tracciante in lungolinea con il rovescio, colpo notoriamente meno nobile, regala a Tsonga un sanguinoso break a freddo, poi confermato, e la possibilità di fare corsa di testa nel parziale. Per entrambi è davvero scarsa la propensione nel dilungarsi a scambiare da fondo, a tutto vantaggio di una tattica globalmente aggressiva e a tratti anche spettacolare. Tra qualche soluzione tecnica piuttosto interessante e qualche piccolo errore di esecuzione, il set segue ora senza troppi sussulti l’ordine dei servizi. Il nono gioco, con Pouille al servizio in ritardo per 5 giochi a 3, sembra non offrire nulla di nuovo quando all’improvviso, sotto di tre quindici, Tsonga infila un parziale di 4 punti in rapida successione che gli valgono la palla set, poi sciupata con un passante di rovescio in corridoio per la verità non semplice. Per l’allievo di coach Ascione, comunque, l’obiettivo è solo rimandato di qualche minuto, al termine dell’ennesimo turno di servizio incamerato senza concedere nemmeno le briciole.
Alla ripresa delle ostilità Pouille ci regala immediatamente un saggio del suo talento bucando in tweener l’avversario appostato a rete. Tsonga, dal canto proprio, al servizio continua ad essere una sentenza esibendo un linguaggio del corpo che sprizza fiducia da tutti i pori. Sebbene i giochi perseverino nell’essere piuttosto rapidi e poco combattuti nel punteggio, il match è tutto fuorché noioso grazie soprattutto alle variazioni negli schemi tattici e nelle rotazioni messe in atto dai due avversari. Quando però Pouille va a servire per il settimo gioco, due brutti errori nei pressi della rete – imperdonabile il secondo, quello sulla palla-game – gli costano inaspettatamente il secondo break di giornata, un fulmine (quasi) a ciel sereno. È l’allungo decisivo. Due giochi interlocutori mandano uno straripante Tsonga, storicamente a suo agio contro i connazionali contro i quali conduce per 60-18, a servire per il torneo. Non c’è più partita perché un tris di ace in fila, in un battito di ciglia, significano trionfo. Il secondo consecutivo per Jo dopo Rotterdam, a conferma di uno stato di forma psico-fisica davvero notevole.
In definitiva, un’ora e nove minuti di partita, un break chirurgico per set ed una superiorità da parte del più esperto Tsonga, a conti fatti, mai in discussione. Da domani per Jo-Wilfried sarà ancora una volta Top 10, settima piazza per la precisione, mentre Pouille, apparso comunque in ripresa dopo un inizio di stagione decisamente sottotono, potrà consolarsi con la conferma del personale best ranking, fissato per la seconda volta in carriera al numero 15.