È possibile che Stan Wawrinka, approcciandosi al suo primo turno a Dubai, abbia sottovalutato il suo avversario. Del resto il “secondo svizzero” è noto per essere incline a qualche scivolone di troppo nei match d’esordio in un torneo – perfettamente bilanciati da un rendimento prodigioso in quelli che contano davvero. A sua parziale giustificazione però c’è da dire che Damir Dzumhur non sembra tipo da procurare troppi grattacapi: il ventiquattrenne bosniaco galleggia da tempo nel limbo che c’è tra i tabelloni ATP principali, quelli di qualificazione e quelli Challenger senza ottenere nulla più che uno sporadico quarto di finale quando l’entry list è debole (Memphis, Umago, Istanbul).
Eppure Dzumhur ha dato prova di grandissimo tennis, e a parte il braccino al momento di servire per il match ha dimostrato che, forse, ciò che gli serve è lo stimolo di giocare contro i migliori. Infatti nelle ultime 52 settimane – quelle famose che contano per il ranking mondiale – ha affrontato tre top-10 e li ha battuti tutti! Prima di Stan ci sono stati Rafael Nadal, ritiratosi sul set pari e sotto di un break nella scorsa edizione di Miami, e Tomas Berdych, punito in tre set al secondo turno dell’ultimo Montecarlo. Splendidi palcoscenici per tirar fuori il miglior tennis, è questo serve a Dzumhur. Peccato che quel miglior tennis non venga fuori spesso quando deve guadagnarseli.