La parabola discendente della carriera di Sara Errani sembra avere una tendenza segnata. La tennista romagnola è in caduta libera, a nulla sembra essere servita la separazione da Pablo Lozano e l’uscita dalle prime cento del ranking WTA dopo 10 anni (Sara oggi è n. 99 – n.142 nella Race – ma da lunedì si collocherà tra la 102° e la 105° posizione, dopo essere stata ininterrottamente nelle prime cento dal 2007) potrebbe preludere a un’eventualità davvero brutta, ossia la mancata comparsa nel main draw del Roland Garros, con la conseguente necessità di giocare le qualificazioni.
Sarita pare avere perso le doti di determinazione e mobilità che ne facevano un’autentica Ferrer in gonnella e il ricordo che potrebbe lasciare è quello di una giocatrice in perenne insofferenza, con quell’espressione infastidita e insoddisfatta degna del lato peggiore di Andy Murray. Tale definizione è indubbiamente ingenerosa, ma serve per inquadrare il rapporto che l’ex n.5 del mondo (suo best ranking nel Maggio 2013) ha sempre avuto con gli appassionati italiani. Il tennis non è il calcio e lo spettatore o il tifoso della racchetta raramente mette in primo piano la bandiera, preferendo le doti stilistiche o agonistiche dei protagonisti ATP e WTA. Sara ha dato tantissimo al tennis italiano, ma da sempre questo e altri siti hanno ospitato commenti che segnano una distinzione quasi manichea tra chi ne ammira le qualità di fighter e chi non ne sopporta il gioco monocorde e il servizio deficitario. Essere tifoso della Errani significa tessere le lodi di chi, col lavoro e il sacrificio quotidiani, ha saputo ottenere da un fisico e una mano ordinari una perseveranza da vera campionessa, capace di sopperire col sacrificio e l’intelligenza a deficit di centimetri e di talento ottenendo risultati eccezionali. Essere un detrattore di Sarita significa invece vedere nel suo gioco un profluvio di corsa e difesa, senza alcun barlume di varietà e fantasia. Questa distinzione è certamente parziale e riduttiva, ma difficilmente si trova nell’appassionato italiano una terza via. Chi non è tifoso dell’azzurra può non detestarla, ma difficilmente si strapperà i capelli per un finale di carriera così incolore.
Ecco che a questo punto davvero servirebbe un appassionato “nazionalista” alla Giampiero Galeazzi, per riprenderne un appellativo con cui veniva chiamato da Gianni Clerici. Lo Scriba definiva così il cantore dei fratelli Abbagnale e dell’Italia di Coppa Davis per sottolinearne affettuosamente i toni un po’ troppo patriottici, ma sono proprio i tifosi alla Bisteccone, gli aficionados al tricolore, quelli che servono in questo momento. Sara Errani non ha forse molte cartucce ancora da sparare, ma il tennis italiano femminile attraversa un periodo difficilissimo. Con i ritiri a fine anno di Francesca Schiavone e Roberta Vinci e le difficoltà fisiche si una generosa ma sfortunata Karin Knapp, la traversata nel deserto del movimento azzurro può essere meno arida solo con altri acuti della tennista nata a Bologna, oltre ad eventuali squilli di una Camila Giorgi che ormai collochiamo rassegnati a un ruolo di mina vagante pronta più a implodere su se stessa che a fare risultati che vadano oltre l’impresa giornaliera. Non si tratta di salire sul carro della FIT, ma di prendere atto della situazione attuale. Se la Giorgi ci smentisse saremmo i primi a esserne felici, al di là di un’eventuale ricucitura dei rapporti con la Federazione italiana. Oltre a Camila ci rimane comunque solo la Errani e vale la pena capire cosa può aiutarla a uscire da questo declino apparentemente inarrestabile.
Tornando a guardare il ranking WTA, troviamo Sara al n.99, ancora ai box in questa settimana in cui non ha potuto prendere parte al torneo di Acapulco. L’uscita dalle prime cento del mondo è il risultato dei forfeit di Dubai (dove avrebbe dovuto difendere il titolo dell’anno scorso – il primo WTA Premier della sua carriera – e i relativi 470 punti) e di Acapulco. Rientrerà si spera a Indian Wells: né in California né a Miami sarà lecito attendersi granché, già sarebbe molto rivedere un’Errani in salute con i problemi fisici alle spalle. Al termine dei due Premier Mandatories, dove peraltro non ha punti da difendere, scatterà la stagione sulla terra. Qui l’azzurra sarà chiamata alla prova del nove: lunedì 3 Aprile partirà il WTA Premier di Charleston, sulla cui terra verde Sara difende la semifinale dell’anno scorso. Dovesse fallire la conferma di quei 185 punti, la possibilità di vedere da lontano il tabellone principale del Roland Garros sarebbe ancora più concreta. Ricorrere alle qualificazioni per disputare lo Slam che l’ha vista protagonista fino in finale nel 2012 sarebbe un colpo durissimo per la sua fiducia, ma non il problema peggiore.
A pagina successiva le prospettive per il futuro di Sara