L’ex numero 2 del mondo ha rilasciato un’intervista a IBTimes in cui si è parlato principalmente del ritorno di Federer e Nadal. Corretja li ha definiti “così speciali che non ha senso darli per sconfitti durante uno Slam. Finché non si saranno ritirati, ci si può sempre aspettare la vittoria di altri trofei. Certe volte non si apprende abbastanza dal passato: per esempio io battei Pete Sampras nel 2002 sull’erba in Coppa Davis e tutti dicevano che lui fosse finito. Qualche mese dopo sollevò il trofeo degli US Open. Queste leggende sono speciali. Parlando di Nadal e Federer, mi è capitato di sentire alcune cose davvero tristi e persino disgustose, non solo dai fan, ma anche dai professionisti. È per questo che sono felice di averli visti di nuovo in grande spolvero in Australia”.
Durante la sua carriera, lo spagnolo ha vinto 17 titoli in singolare sa bene come vanno le cose nel circuito. “Chi non ha giocato ad un livello professionistico non può capire quanto sia difficile gestire la pressione, con il continuo viaggiare per il mondo. Ad una certa età si può far fatica a trovare una certa regolarità e quindi credo che stiano facendo bene loro due a scegliere accuratamente quali tornei giocare.” Ormai importanza sempre maggiore la ricoprono i quattro tornei dello Slam e questo numero sta diventano un vero e proprio metro di giudizio. “Se chiedi ad un fan quante settimane hanno passato Rafa o Roger da numero 1, quasi nessuno te lo saprà dire. Ma tutti sappiamo quanti Slam hanno vinto. Quello che fa la differenza oggi è riuscire a vincere altri Slam. Sono contento che Roger ha raggiunto uno stato mentale dove riesce a divertirsi mentre fa le cose, come se si fosse tolto un peso dalle spalle. Per Rafa vale lo stesso discorso. Dopo l’Australia ha fatto bene a non giocare in Coppa Davis e a Rotterdam. Non è possibile mantenere quel livello per tutta la stagione“.
Corretja fa un altro esempio tratto dalla sua carriera e ci racconta come: “Nel 2004, quando stavo per ritirarmi ed ero sceso nel ranking, ricevetti una wild card per Monte Carlo. Al primo turno, contro Juan Carlos Ferrero che difendeva il titolo dell’anno prima, vinsi. A quel punto iniziai a pensare: ‘Perché devo ritirarmi se ho battuto uno dei giocatori più talentuosi del momento?’. Ma il giorno dopo persi da Kafelnikov in due set e non capivo cosa mi stesse succedendo. Il punto è questo. La qualità non sparisce mai, ma bisogna rendersi conto quanto sia difficile restare sulla cresta dell’onda per tanto tempo”.
Il discorso poi si sposta su Andy Murray, il quale è stato allenato da Corretja per 3 anni, dal 2009 al 2011, e insieme ci fu un bel balzo in avanti in classifica da parte dello scozzese. Ancora adesso tra i due i rapporti vanno più che bene: “Ci inviamo spesso dei messaggi e sono stato al suo matrimonio. Lui è una persona fantastica. Io non sono uno di quelli che dice che Murray e Djokovic hanno fallito in Australia. Loro si sono scontrati nella parte finale della scorsa stagione per vedere chi sarebbe stato in testa, e ritornare alle competizioni è sempre tosto dopo una battaglia di quel tipo. Prima ancora di iniziare a lavorare con Murray sapevo che avrebbe fatto strada. Ho interrotto la collaborazione per motivi personali, niente a che vedere con lui, e fu un’esperienza memorabile. Imparai molto da lui. È intelligente e se gli dai le giuste informazioni è capace di assorbire tutto molto rapidamente. Si merita tutto quello che ha ottenuto”.