“Just sayin”. Della serie, io dovevo dirvelo. Chris Evert prende una posizione forte a proposito della recente apparizione di tre tenniste del circuito WTA sulle copertine di Sports Illustrated: sostiene apertamente di “averne abbastanza” pur apprezzando la bellezza di un corpo femminile, interpretando forse il parere dei molti (molte?) che avevano storto il naso nel vedere i social network invasi dalle foto di Bouchard, Wozniacki e Serena Williams, spesso proprio per mano dalle dirette interessate.
Qual è il confine tra promozione della propria immagine e travalicazione del ruolo di professionista dello sport? Probabilmente quello di Eugenie, Carolina e Serena non è un peccato mortale, tanto più che Sports Illustrated Swimsuit Issue esiste dal lontano 1964. Certo la “spinta” di un servizio fotografico così apprezzato è manna per l’immagine pubblica di una tennista, e senza trincerarsi dietro una morale non più al passo con i tempi va detto che gli atleti ormai sono aziende, fatturano, guadagnano e devono far guadagnare.
D’altro canto Chris Evert è stata una delle prime “tenniste copertina”, sempre con la misura che si addiceva alla sua epoca. Una delle prime a sdoganare il concetto di glamour nel mondo della racchetta. Non a caso un articolo apparso nel 2015 sul Daily Mail si apriva con questa introduzione: “Con i suoi bei vestiti e la lunga coda di cavallo legata con nastri, Chris ha portato un tocco di femminilità al mondo del tennis”. Oggi l’ex tennista statunitense condanna questi eccessi, e in fondo il suo punto di vista può essere comprensibile.
I really appreciate a healthy looking body….but I, for one, have had enough of looking at girls in bikinis… Just sayin..#SIswimsuit
— Chris Evert (@ChrissieEvert) February 25, 2017