Poteva andare meglio ma anche molto peggio, a Federico Gaio. Chissà quindi come si è sentito il tennista faentino nell’istante in cui ha scoperto che il primo ostacolo tra lui e il suo secondo main draw in un Masters (il primo fu ovviamente a Roma, da wild card, nel 2015) porta il nome di Sergiy Stakhovsky. L’ucraino è un giocatore di grande esperienza – pericolo – ma il suo rendimento è in netto calo da più di qualche mese: le possibilità di batterlo ci sono, a patto di rimanere concentrati. Se Gaio dovesse riuscire, affronterà nel secondo e decisivo match di qualificazione il vincente tra Andrey Rublev e Andew Whittington (e non è così certo che sarà il giovane russo a spuntarla). Comunque vada stanotte, in ogni caso, gli va riconosciuto di averci almeno voluto provare. A differenza di lui, tutti gli altri azzurri che non erano rientrati nel cut-off del tabellone principale hanno optato per gli assai meno ambiziosi tornei Challenger – scelta più conservativa ma assai meno affascinante. Incrociamo le dita allora, sperando che la fortuna premi l’audace.
Il resto del gruppo dei 48 iscritti alle qualificazioni, dodici dei quali raggiungeranno il tabellone principale, è piuttosto vario: qualcuno che meriterebbe di meglio come Istomin, qualche decaduto di buon livello come Gulbis e Rosol, qualche anzianotto come Benneteau e e tanti, tanti giovani. Oltre al già citato Rublev sono a caccia della “promozione” i vari Escobedo, De Minaur, Rubin, Bublik, Mmoh, Elias Ymer, Nishioka e Donaldson, tutti con 21 anni o meno e un pensierino alle nuove NextGen Finals.