Il 2017 come abbiamo visto si è aperto all’insegna di grandi ritorni. Illustri esempi come Mirjana Lucic-Baroni e Venus Williams hanno fatto tornare alla mente dei grandi appassionati bellissimi ricordi. La croata è stato in grado di raggiungere un’altra semifinale slam a Melbourne dopo diciotto anni dalla prima (e unica). Per lei, come per tutti, è stata una grandissima e piacevolissima sorpresa. Quello di Venus invece, è un discorso un po’ diverso poiché la giocatrice statunitense non ha mai del tutto abbandonato il tennis d’elite, ma il risultato da lei conseguito a Melbourne (ha raggiunto la finale, persa poi contro sua sorella) è stato il picco più alto dell’ultimo decennio. I grandiosi traguardi tagliati da queste ultra trentenni vanno però affiancati alle più “normali” delusioni di tutte coloro che, accusando la mancanza dei campi da tennis, hanno tentato di ritornare ad alti livelli senza però riuscirci. Grandi nomi si sono buttati in questo cammino irto e pieno di ostacoli.
Esempi lampanti sono quelli della Nicole Vaidisova – ex numero 7 del mondo e baby prodigio – e Patty Schnyder, che condivide con la ceca il best ranking. La prima, ritiratasi nel 2010 e rientrata nel 2014, ha fatto sempre della potenza la sua arma più importante ed è proprio grazie a questa che nel primo torneo WTA della sua seconda vita tennistica, è riuscita a centrare il main draw superando le qualificazioni. Nel torneo successivo da lei disputato a Miami, grazie a una wild card, riesce addirittura a superare un turno per poi perdere (vendendo cara la pelle) da Simona Halep. Da quel marzo 2015 poi ancora buio… ed è così che dopo qualche torneo ITF, la ceca sembra aver deciso definitivamente di appendere la racchetta al chiodo. Chi invece continua a lottare, nonostante i risultati non strabilianti, è la svizzera Patty Schnyder (classe 1978). L’elvetica, che ora latita intorno alla 330° posizione, dal 2015 ha ripreso a giocare tornei ITF non riuscendo però a ritrovare grandi successi.
Proprio osservando l’entry list di qualche torneo ITF in Francia l’occhio viene catturato da un nome in particolare, quello di Aravane Rezai. Aravane è una tennista francese di origini iraniane che nel 2010 toccò la quindicesima posizione del ranking. La transalpina, durante la sua carriera, fu in grado anche di aggiudicarsi ben 4 titoli WTA (tra cui il Premier Mandatory di Madrid e il Tournament of Championships di Bali). Nel 2014, dopo alcune stagioni con risultati altalenanti, Rezai fu costretta a prendersi una pausa dal tennis. Gli esiti delle stagioni post-2010 come detto non sono stati particolarmente brillanti, ma non è questo il motivo principale del suo ritiro. Per capire a fondo cosa spinse Aravane ad allontanarsi dai campi da tennis bisogna immergersi un po’ nella sua storia.
Nasce e cresce nella città di Saint-Etienne dove inizia ad innamorarsi del tennis e ben presto inizia ad ottenere ottimi risultati. Il flagello suo e della sua famiglia però sono le condizioni economiche, che ostacolano in tutti i modi l’ascesa della giovane francese. Probabilmente è vero che proprio nelle difficoltà il valore di una famiglia si palesa. Era ancora un’adolescente Aravane quando i suoi genitori – il padre era anche il suo coach – decisero di investire su di lei e sulla sua passione. Questo è un discorso che siamo abituati a leggere nelle biografie di tanti tennisti, ma quante famiglie sono disposte a viaggiare per i tornei solamente con un’auto? La famiglia Rezai è stata una di queste. Ed è così che, tra una nottata e l’altra passata dormire sui sedili posteriori della macchina, Aravane Rezai e la sua famiglia hanno messo le mattonelle per una splendida carriera tennistica.
Dopo qualche anno però, quando il sogno di diventare una delle protagoniste indiscusse del circuito si avvicinava sempre di più, sono arrivati gli infortuni e la depressione con la naturale conseguenza di una prematura uscita dal circuito. Purtroppo in quel frangente gravi problemi familiari hanno reso impossibile un’attività costante di allenamento e così era iniziata, la favola di Aravane stava trovando la sua conclusione. Ma una giocatrice – e prima di tutto una donna – come la Rezai, che ha superato mille difficoltà e raggiunto traguardi incredibili, non era disposta ad assistere passivamente al suo sgretolamento. Assolutamente no. Lo spirito combattivo, da sempre sua caratteristica peculiare, doveva riemergere.
Nel 2015 il primo rientro ma la scintilla non vuole riaccendersi. Sembra nuovamente la fine, ma ancora una volta Aravane non ci sta. Marzo 2017. Aravane Rezai ci riproverà. Ripartirà con grande umiltà dagli inizi, dalle qualificazioni del torneo ITF da 15.000 euro di Amiens (in Francia). Tutto questo mese sarà improntato a giocare tabelloni cadetti di piccoli tornei ITF per poi sperare di crescere in classifica. È sinceramente difficile aspettarsi grandi risultati anche per la componente anagrafica (quest’anno la francese compirà 30 anni), ma quello che tutti noi ci auguriamo e di rivedere il sorriso sul volto di Aravane. Probabilmente non toccherà mai più i vertici della classifica, ma potrà star tranquilla sul fatto di essere diventata d’esempio per molti giovani e di essere il simbolo della tenacia e della determinazione. Ci sono dei valori che vanno al di là del tennis giocato e rimangono indelebili. Tu, cara Aravane, ce li hai tutti. Bentornata grande guerriera.
Matteo Guglielmo