L’edizione del 1971 degli Australian Open è forse la più strana di tutte sia come data che come sede: un assegno della Dunlop da 125.000$ convince gli organizzatori a spostare il torneo, inizialmente previsto sui campi di Kooyong (Melbourne) a Sydney sempre su erba al White City Stadium, dove si era già giocata l’edizione 1970 con molte defezioni. Inoltre per accomodare il calendario del WCT e della National Tennis League, il torneo viene spostato anche di data, da gennaio a marzo (dal 7 al 14). Nonostante questi fattori straordinari, l’edizione N.59 dell’Australian Open rimarrà l’ultima meritevole dell’etichetta di torneo del Grande Slam per 12 anni, fino a quando nel 1983 furono finalmente presenti Lendl, McEnroe e Wilander (con vittoria di quest’ultimo).
Nel 1971 infatti il numero di giocatori locali di alto livello è impressionante visto che la stagione 1970 era stata dominata da tre giocatori tutti australiani: Ken Rosewall, Rod Laver e John Newcombe. Ai tre assi andavano poi aggiunti Tony Roche e Roy Emerson altri due campioni di quell’epoca. Il 10 marzo si giocano gli incontri di terzo turno ed è una giornata nefasta per il tennis aussie: vengono eliminati a sorpresa in 4 set sia Laver che Newcombe rispettivamente dal britannico Mark Cox e dall’americano Marty Riessen. Per fortuna degli australiani rimaneva in corsa il terzo asso del mazzo: Ken Rosewall andò a vincere il torneo battendo in finale il campione in carica Arthur Ashe in tre rapidi set. Rosewall conquisto così il suo terzo titolo in Australia, a 16 anni di distanza dal secondo, all’età di 36 anni.
L’anno successivo il torneo tornerà nella sua sede classica a gennaio ma entrerà come detto in quel periodo buio che ne metterà a rischio lo status di major del tennis fino quasi alla metà degli anni ’80.