da Indian Wells, il nostro inviato
Il problema, con molti dei campioni al massimo livello che si possono ammirare ai grandi tornei, è che sono certamente fantastici da veder giocare, producono colpi spettacolari e potentissimi a ripetizione, e onestamente – lo dico da giocatore più che da tecnico o giornalista – fanno venire una voglia matta di scendere in campo a sparare pallate in prima persona. Chi dei lettori-tennisti di Ubitennis ha avuto la possibilità di vedere dal vivo e ancor meglio da vicino i professionisti sa certamente di cosa sto parlando: io lo chiamo l’effetto “doping da imitazione”, si torna al circolo sotto casa con gli occhi pieni di dritti, rovesci e servizi tirati dai migliori del mondo, e oltre ad avere, come dicevo, la bava alla bocca dalla voglia di prendere in mano una racchetta, ci si trova effettivamente anche a giocare molto meglio, al proprio massimo e oltre, ed è veramente una bella sensazione. Dura poco, però, dopo qualche ora il nostro rovescio “alla Stan” se ne è già sparito nei meandri dei ricordi coordinativi, e si ritorna alla dura realtà della terza categoria. E il problema accennato prima è questo, il “down” tecnico che afflige il tennista della domenica è tremendo, in mente non rimane che una ossessiva domanda: “ma insomma, sembrava così facile a vederglielo fare, per un attimo mi sembrava di riuscirci anch’io, e adesso?”
Ci sono però diverse piccole cose che si possono notare osservando “quelli veri”, che se imitate e utilizzate nel modo corretto si rivelano spesso estremamente utili anche alla crescita dei giocatori amatoriali. Lasciamo perdere le sbracciate da fantascienza di Federer, Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka e compagnia bella, e proviamo invece a vedere – più semplicemente, ma è importante almeno come i movimenti a colpire stessi – in che modo ci si deve approcciare alla palla per colpirla al meglio delle nostre possibilità, di qualunque livello siano. Uno dei migliori in questo comparto tecnico, per precisione e pulizia delle esecuzioni, è il belga David Goffin, che oltre a essere un grandissimo colpitore ha pure un fisico assolutamente “normale”, e per questo è costretto a utilizzare una tecnica al massimo dell’efficienza cinetica non avendo chissà quanti chili di peso da scaricare sulla palla per ottenere potenza. Ieri mattina sono passato al practice court 6, dove David si stava allenando con Marin Cilic, e mi è venuto automatico soffermarmi ad analizzare la postura tanto semplice e per questo esemplificativa con cui si posiziona con le gambe, ed è davvero da replicare se possibile. Andiamo a imparare qualcosa insieme.
Qui sopra, inizio della preparazione di un dritto in neutral stance, il classico colpo affiancato, da scuola tennis di base. Da notare il bel passo deciso in avanti con il piede sinistro, che si solleva tanto da rendere ben visibile la suola della scarpa. Ottimo il movimento a “pendolo” delle braccia, che portano il busto spalle a ruotare in modo sincronizzato al passo stesso. A qualsiasi livello si giochi, una postura iniziale da imitare.
Qui sopra, la “pedata” con la gamba sinistra è andata giù e l’appoggio è stato affondato, nello stesso momento parte il movimento a colpire, e soprattutto, guardiamo adesso il piede destro: insieme alla racchetta, David lo trascina in avanti accompagnando il peso verso la palla, che è entrata nell’inquadratura. Troppo spesso a livello amatoriale si vedono talloni piantati sul campo come fossero avvitati, e dritti colpiti di puro sforzo di spalla e braccio. Oltre a rendere l’esecuzione poco fluida e strappata, c’è il rischio di stressare le articolazioni. Non è difficile abituarsi a eseguire questa sorta di movimento a pendolo in avanti, con le ginocchia che accompagnano lo swing, e il piede posteriore che viene avanti a sua volta, il segreto è concentrarsi sull’appoggio della gamba avanzata (quello sì deve essere più saldo possibile), e partendo da quel “perno” aprire la spalla sinistra portando il busto spalle a essere frontale al campo, vedrete che il trascinamento in avanti del piede posteriore viene automatico, e il peso sulla palla sarà trasferito praticamente in modo totale.
Qui sopra, impatto e finale, David ovviamente è perfetto, nel frame di destra il follow-through impostato come descritto prima lo porta ad avere tutto l’equilibrio sulla gamba avanzata, il resto del corpo segue naturalmente il braccio, e viene così ottenuto il massimo risultato con la minima fatica: i suoi 70 chili qui Goffin li ha messi sulla palla praticamente tutti, forzando pochissimo di muscoli.
Qui sopra, passiamo al livello superiore, un’impostazione più moderna e adatta all’agonismo, il buon vecchio Davidino ci mostra una preparazione della open stance (postura frontale, da “toppatori”), e come avevo già evidenziato negli spunti tecnici che gli avevo dedicato in Australia nel 2016 (link più su nel pezzo), Goffin è un maestro nel gestire con disinvoltura entrambe le tecniche. Da ammirare la magnifica sincronia e compostezza delle braccia, ma noi come detto guardiamo più in basso. A sinistra, David ha messo giù la pedata, stavolta con la gamba destra, piede rivolto verso l’esterno, è l’attimo esatto in cui inizia la caduta verticale della testa della racchetta, il braccio sinistro ha condotto la rotazione del busto spalle fino al massimo possibile. A destra inizia il movimento a colpire, notiamo come in questo caso tocca al piede sinistro venire portato verso il punto di impatto (tallone sollevato), anche qui nulla di difficile: un bell’affondo deciso sul piede destro, giù il ginocchio a caricare la spinta, e il resto – se si sono ruotate bene le spalle – verrà da sè.
Eccoci al punto di impatto, la gamba destra ha spinto verso l’alto-avanti, il piede sinistro si solleva ad accompagnare la sbracciata, sempre in modo naturale, viene istintivo per mantenere il controllo dell’equilibrio se si è impostato il movimento in modo corretto da prima. A destra, il finale a tergicristallo (windshield-wiper), a conferire top-spin alla palla, notiamo la differenza con il finale del dritto affiancato di prima, David ha spinto parecchio ma non è arrivato alla sospensione, rimane a contatto con il campo con l’avampiede destro, massimo controllo del peso e dell’equilibrio. Non stiamo parlando di Nadal o del Potro, con i loro swing diversissimi ma ugualmente estremi, questo è un dritto in open stance super standard, eseguito alla perfezione (beh, è un top-10, ci mancherebbe), ma come dicevo è un’esecuzione tranquillamente imitabile senza svitarsi la spalla anche dai tennisti del torneo sociale, magari non i sessantenni (per cui è meglio il dritto affiancato visto più su), ma qualsiasi agonista un minimo a posto fisicamente lo può fare con successo.
Ringraziamo quindi il “maestro ospite” Goffin per questa splendida dimostrazione, e se non stiamo crollando dal sonno come tutti gli appassionati di tennis durante i tornei con dirette notturne a causa dei fusi orari, via in campo a mettere a posto i passi e gli appoggi, e a tirare un po’ dritti ben portati a partire dalle gambe. Mi raccomando, eh, che David ce l’ha messa tutta per farci capire come si fa.