Immaginare d’innamorarsi solo per qualche giorno o qualche ora, talvolta, può rivelarsi infinitamente appagante; farlo di qualcuno che fino all’altro ieri poco e nulla rapiva i nostri sguardi, a stento calamitava le nostre attenzioni poi, è ancora più stimolante. Impresa ardua, d’accordo, ma assolutamente adatta a chi pensa che alle volte è proprio in un campo secondario in mezzo alla settimana che si riesce a trovare un’emozione a portata di mano. “Underdogs” è questo, una rubrica pensata per gente capace di soffrire e chissà, poi gioire; che ama schierarsi al fianco di chi forse, anzi probabilmente, alla fine non vincerà e dovrà magari accontentarsi di superare uno o due turni, tre nella migliore delle ipotesi, ma che sicuramente avrà dato in campo il 100% e che anche fosse solo per questo, merita tutto il nostro appoggio.
Questa settimana dunque, riflettori accesi su Indian Wells e ancor di più, su Sam Querrey e Madison Keys. Cemento americano, fiducia senza condizioni in un ragazzo nel pieno della maturità tennistica e in una ragazza giovanissima dal potenziale enorme, entrambi a stelle e strisce: sono loro, i nostri Underdogs della settimana.
Lo Zio Sam, bisogna essere onesti, non è uno che ruba l’occhio e anzi, il suo è un tennis poco spettacolare. Ma è un tennis molto, molto efficace, che in determinate settimane dell’anno diventa incredibilmente vincente: i nove titoli ATP (il primo nove anni fa in quel di Las Vegas) sono qui a dimostrarlo. Ma nonostante questo palmarès di tutto rispetto, pensare ad un Querrey ingiocabile per mostri sacri della racchetta sembrava utopia fino a qualche tempo fa. Eppure, a Wimbledon, lo scorso anno, è stato proprio lo statunitense, nello stupore generale, ad aver interrotto il sogno Slam di Novak Djokovic al termine di una partita giocata in due giorni, sospesa quattro volte per pioggia e che verrà ricordata come l’inizio di una crisi che sembra senza fine per l’ex numero uno al mondo. Così come ad Acapulco, una settimana fa, è stato sempre il numero 26 del ranking ad aver regolato, nell’ordine, Goffin, Thiem, Kyrgios e in finale, un fin lì brillantissimo Rafa Nadal: insomma, tanta tanta roba. Lo stesso spagnolo, nel dopo partita, è sembrato addirittura soddisfatto del livello di gioco prodotto; ha poi voluto sottolineare la perfezione di Querrey in tutti i fondamentali rimarcando l’aspetto mentale dove l’anti divo californiano di San Francisco (6 palle break concesse e 6 palle break salvate) è risultato essere d’acciaio inox 18/10.
Ai trentaduesimi troverà Donald Young, quindi Pouille e forse Nishikori. Ai quarti, qualora avesse come d’incanto dato seguito alla magia di Acapulco, uno tra Federer e Nadal: mica bruscolini. Sorteggio malvagio dunque, ma conoscendo il personaggio, forse è addirittura un bene: senza il fardello del favorito sulle spalle, è cosa nota, Sam Querrey gioca meglio. Il rischio, pur essendo in forma stratosferica, è che possa presentarsi ai nastri di partenza di un torneo dove storicamente ha sempre combinato poco, con la pancia piena di tequila: staremo a vedere.
Madison invece picchia forte, è una delle super attaccanti del circuito come ci ha raccontato AGF in una delle sue accurate analisi, ma non lo fa dalle Finals dello scorso anno. È ferma da fine ottobre, è al rientro da un’operazione in artroscopia al polso ma merita comunque grande fiducia; un po’ perché quando Serena è assente, tutte (specialmente le americane) affrontano i tornei con più convinzione e un po’ perché dando un’occhiata al tabellone dovrebbe avere vita facile sino all’ottavo con Wozniacki. La ragazza dell’Illinois, due titoli WTA all’attivo (curioso ma sì, entrambi sull’erba) viene da un infortunio di quelli davvero fastidiosi e avrà bisogno di rodaggio, questo è vero, ma se riuscirà a lasciare andare il braccio può diventare una mina vagante per chiunque. A Indian Wells, in termini di punti, ha poco o nulla da difendere, e nel torneo non è mai andata oltre il terzo turno: motivo in più per fare meglio.
La collaborazione con Mats Wilander, un anno fa, durò lo spazio di dieci giorni: il perché, non si è mai saputo. Oggi, al suo angolo, è tornata la quarantenne Lindsay Davenport, una che nella seconda metà degli anni 90 ha vinto tutto quel che c’era da vincere, compreso l’oro olimpico ad Atlanta. Una che, è bene ricordarlo, a Indian Wells ha trionfato vent’anni orsono e che alla giovane Madison, qualora si dovesse presentare l’occasione, saprebbe indicare la via. Eccome.
Jacopo Bartalucci