[17] J. Sock b. [4] K. Nishikori 6-3 2-6 6-2
Il combinato disposto tra il solleone del pomeriggio nel deserto californiano e le maratone corse per arrivare alla partita di oggi – quasi sette ore trascorse sul campo per eliminare Laaksonen, Dimitrov e Jaziri – avevano indotto i più a sospettare che, alla lunga, la partita di Jack Sock contro Kei Nishikori si sarebbe potuta fare grama. Il beniamino di casa invece stupisce tutti, e si regala la semifinale con Roger Federer grazie anche alla fattiva collaborazione di un avversario degno della propria fama solo per un set, il secondo.
I cosiddetti favori del pronostico sembrano giustificati dal primo game dell’incontro, quando le difficoltà dell’underdog paiono manifestarsi. Il ragazzo di Lincoln è costretto ad annullare due precoci palle break, confermandosi specialista nella particolare categoria (prima del match di oggi ne aveva cancellate 17 in tutto il torneo). A piazzare il break nel secondo gioco è invece il buon Jack, che banchetta sugli inusuali errori nello scambio del giapponese per scappare sul 2-0: Nishikori, confuso, fatica a pizzicare Sock sul lato sinistro, e balla la tarantella con il dritto, tremebondo come nei periodi più bui. Nel quarto game il ribattitore di Shimane si aggrappa al servizio per salvare, sul 15-40, due palle che avrebbero determinato la fine anticipata del set, ma in risposta non riesce a rendersi pericoloso, in disarmo contro i kick dell’avversario che sistematicamente lo scavalcano. Il numero uno statunitense, ingiocabile con il poderoso archibugio – solo due punti concessi on serve dopo aver annullato le famose palle break nel primo gioco – non deve nemmeno dannarsi l’anima per incamerare la prima frazione, mentre Nishikori ciondola verso il proprio angolo scuotendo la testa contrariato e pare un brutto segno, per il solitamente imperturbabile Kei.
Il quinto giocatore del mondo, troppo brutto per essere vero nel primo set, si riscuote all’inizio del secondo, e approfittando di un turno al servizio finalmente balbettante di Sock piazza – a zero – il break che lo manda avanti per 3-1 e che, soprattutto, gira l’inerzia della partita. L’allievo di Troy Hahn, com’è naturale, perde d’incanto le certezze che sino a cinque minuti prima erano state granitiche e forse inizia ad accusare le fatiche d’Ercole di un torneo massacrante. Contestualmente, per la logica dei nessi causali tipici dei meccanismi psicologici dello sport del demonio, Nishikori ritrova sé stesso e le sue abitudini. Serafico, il quarto favorito del seeding si pianta con i piedi sulla linea di fondo e finalmente riesce a sballottare da una parte all’altra del campo un rivale che non ripone necessariamente nella corsa le proprie speranze di successo. Un altro break al tramonto del parziale sancisce il pareggio e rimanda ogni verdetto al terzo.
Ma quando sembrava che l’imperscrutabile Key avesse messo ordine tra le proprie cose, Sock dà inaspettati segni di vita. Deciso a non lasciare rimpianti sul centrale, il numero 18 ATP si procura una palla break nel primo gioco grazie a uno strepitoso passante in recupero, e raccoglie un erroraccio con il dritto di Nishikori per far corsa di testa proprio quando tutto sembrava perduto. È sempre più vicino alla riserva, sbuffa e si incoraggia, ma la prestazione di Nishikori, che pure avrebbe la palla del pareggio nel quarto game, torna ad essere insufficiente. Il favorito arranca, rischia di perdere ancora il servizio nel terzo game e si salva, ma crolla irreversibilmente alla fine dell’interminabile quinto gioco, alla quinta palla break, quando Sock, ormai in piena trance agonistica, sfonda la sua difesa con una serie di dritti a sventaglio da urlo. Il match finisce di lì a poco, nel tripudio del pubblico: da tre anni (Isner, 2014) non si vedeva un tennista di casa in semifinale da queste parti. Per Sock è il miglior risultato della carriera. Contro Federer – due i precedenti, entrambi vinti dallo svizzero – tutto quelle che verrà luccicherà d’oro.