[3] S. Wawrinka b. [8] D. Thiem 6-4 4-6 7-6(2) (da Indian Wells, Vanni Gibertini)
Il mio fedele compare Baldissera l’ha chiamata la “partita dei torelli dai grandi rovesci”, noi l’abbiamo ribattezzata la “partita Clerasil”, questo scontro tra due giocatori che forse più impersonano il concetto di evoluzione moderna dei colpi da fondocampo classici, a partire dai loro splendidi rovesci ad una mano. Un match abbastanza uguale a se stesso per tutta la sua durata, non abbastanza “sangue e arena” per appassionare i seguaci mainstream delle battaglie del triangolo Djokovic-Nadal-Murray, e con sbracciate troppo pronunciate dai teloni di fondo per risultare appetibile agli esteti del tennis dai gesti quasi-bianchi. I buongustai del tennis però siamo sicuri avranno apprezzato questa battaglia da fondocampo, consci delle doti tecniche e soprattutto fisiche necessarie per giocare un tennis così muscolare. L’esperienza alla fine ha fatto la differenza, con Wawrinka che è uscito vincitore per il secondo giorno consecutivo da un tie-break del terzo set, arginando la furia dei pallettoni avversari e limitando gli errori nei momenti clou.
Dopo un paio di game di assestamento nei quali i protagonisti si scambiano due break di cortesia, il gioco si incanala sui binari dei violenti scambi da fondocampo nei quali i due tennisti cercano di spingere l’avversario ben oltre la scritta “Indian Wells” per poi piazzare una delle loro bombe a pallettoni, non importa se di diritto o di rovescio. A giocar così però si sbaglia abbastanza, perché uno staziona a Palm Springs e l’altro ribatte da Indio (sono le due località agli estremi opposti della Coachella Valley, distanti tra loro oltre 30 km), commenta il nostro compagno di banco Diego Barbiani. Ci sono palle break in tutti i primi cinque game, dai quali si esce comunque con il punteggio in parità. Wawrinka risponde alla prima di Thiem con i piedi vicino al campo, mentre sulla seconda arretra sensibilmente per poter sbracciare. Thiem controbatte rimanendo in posizione più tradizionale e cercando di approfittare del percorso più lungo dei colpi di Wawrinka con qualche serve and volley e qualche discesa a rete, senza però ottenere risultati apprezzabili. Sul 4-5 Thiem combina il ‘patatrac’: non chiude uno smash sul 15-15 finendo poi per sbagliare la volée successiva, commette un gratuito di diritto e poi viene infilato da uno splendido rovescio lungolinea di Wawrinka che chiude il set.
Nel secondo set i game sono più corti, servizio comanda di più e porta in dote più punti gratuiti, ma sull’1-1 Wawrinka si incarta sul proprio turno di battuta con due brutti gratuiti sullo 0-30 e due doppi falli negli ultimi tre punti, intervallati da un nastro vincente di Thiem su una risposta di rovescio. Il break decide il set, perché da lì l’austriaco non cede più di due punti sui suoi turni di battuta e porta il match al terzo set.
In questi frangenti il giocatore con maggiore esperienza dovrebbe avere qualche vantaggio in più su chi anagraficamente gli concede addirittura otto anni, e dopo la pausa toilette (presa da entrambi) è appunto Wawrinka a mostrare i muscoli: si salva brillantemente da tre palle break nel game di apertura, e poi approfitta di un doppio fallo di Thiem nel game successivo per piazzare la zampata del 3-0. Ma il ragazzo delle Alpi è un animale di razza, non molla di un millimetro ed incassa un mezzo regalo da parte dello svizzero che sul 3-1 concede tre gratuiti da fondocampo e rimette in gara l’avversario. I due avanzano appaiati verso il rettilineo finale, Thiem manca una palla break per andare a servire per il match sul 5-4 con un banale gratuito di diritto, ma dopo un match point non sfruttato da Wawrinka sul 6-5 (un diritto in rete), si arriva al tie-break decisivo dopo 2 ore e 25 minuti di gioco. Lo svizzero scappa sul 2-0, si fa raggiungere sul 2-2, poi però il tie-break è tutto un suo assolo, perché Thiem spinge come un ossesso da fondo ma finisce per sbagliare troppo proprio nel momento più importante.
Ora un’occasione d’oro per raggiungere la sua quarta finale in un torneo Masters 1000, la prima fuori dalla terra battuta, contro la rivelazione Carreno Busta.
[21] P. Carreno Busta b. [27] P. Cuevas 6-1 3-6 7-6(4) (Andrea Ciocci)
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo. Probabilmente, i deejay che allietano i cambi campo non conoscono il pezzo di De Gregori. E forse neanche i protagonisti del derby latino che apre i quarti di finale del primo Master Series 2017. Il Pablo all’ombra dei Pirenei, quel Carreno Busta arrampicatosi fino al suo best ranking (23) grazie anche alla finale persa da Thiem a Rio. Contro il suo omonimo di Salto, Uruguay, il veterano Cuevas trionfatore a San Paolo e qui killer delle ambizioni del nostro Fognini.
Ne resterà solo uno, di Pablo. Sì, ma quale? L’inizio parla – anzi, monologa – iberico. Cuevas non trova il campo. Da incubo la sua partenza, con due servizi persi di fila per colpa di una prima latitante. Per contro, il 25enne spagnolo appare centrato, rovescio e battuta in primis. Un setpoint annullato sul 5-1 allunga di soli due minuti il calvario del sudamericano. La prima frazione è dell’iberico, debordante in tutti i comparti ed efficace nella transizione da difesa ad attacco. A differenza di un Cuevas abbonato al 3 per 1, tale la sproporzione fra i 5 vincenti e i 16 non forzati. Il secondo set parte in sordina, con errori reciproci e un break per parte. Ma l’uruguaiano legge meglio il kick di Carreno Busta e, finalmente, comincia a scambiare e a segnare vincenti. Una bella risposta di rovescio gli procura il secondo break in suo favore. Il terzo arriva sul 3-5, con l’iberico che capitola al secondo setpoint.
La frazione decisiva inizia all’insegna della discontinuità reciproca. Altra sequenza di break e controbreak. La partita, è chiaro, si giocherà su pochissimi punti. Sul 4-4 Cuevas tiene la battuta, neutralizzando due palle break con servizi poderosi. Psicodramma nel gioco successivo, con Carreno Busta che torna in parità annullando un matchpoint. Probabilmente, lo scambio della partita, con un MTO annesso chiesto da Cuevas (infortunio al mignolo destro). Altro matchpoint miracolosamente cancellato dall’iberico sul 5-6. La sceneggiatura vuole che la battaglia dei Pablo si decida al tie-break. Errori e bei punti si alternano, fino allo sprint finale. Sul 4-3 per Carreno Busta, un unforced pesantissimo dell’uruguaiano consegna allo spagnolo la sua prima semifinale in un Master Series e la top 20. Pablo doveva essere e Pablo è stato. Quello col doppio cognome.
Risultati:
[21] P. Carreno Busta b. [27] P. Cuevas 6-1 3-6 7-6(4)
[3] S. Wawrinka b. [8] D. Thiem 6-4 4-6 7-6(2)