Non è un gran personaggio mediatico, e visto di persona sembra un ragazzo piuttosto riservato. Ma Pablo Cuevas, 31 anni, attutlmente 30 ATP (ma in risalita verso il suo best ranking, 19 nell’agosto dello scorso anno), a parte la tipica ombrosità sudamericana, e uno sguardo quasi malinconico, fa parlare il suo tennis, e lo fa a voce piuttosto alta. Lo hanno sentito molto bene, loro malgrado, Klizan, Fognini e Goffin nell’ordine, non certo clienti facilissimi. Ovvio che il corridoio di tabellone che si è aperto con le sconfitte di Murray e Tsonga era notevole, ma come sempre nello sport, bisogna saperne approfittare. Nel momento in cui sto scrivendo Cuevas è sotto nel primo set contro l’altro Pablo sorpresa di questo quarto di finale, Carreno-Busta, ma non importa, le cose belle dal punto di vista tecnico tali rimangono a prescindere da un risultato di giornata.
E insomma, il nostro Cuevas oltre a passare sottotraccia pur vincendo un match dietro l’altro (siamo a 8 successi consecutivi tra il torneo di San Paolo vinto in Brasile, fino alla partita in corso di svolgimento qui a Indian Wells), lo ha fatto anche negli allenamenti, manco a farlo apposta programmati sempre mentre ero a seguire altri campi o altre partite. L’altro giorno, però, sono riuscito a beccarlo a fine training, campo 8, e almeno un paio di bei rovesci li ho documentati. Rovescio a una mano che è il suo miglior colpo (niente male anche in slice), un’esecuzione con apertura ampia, piuttosto distanziata dal corpo, sia caricata che più piatta, che lo rende adatto non solo alla terra battuta dove è nato e dove ha raggiunto i risultati migliori finora (6 titoli ATP, mica male), ma anche al duro, e perfino sull’erba (finale a Nottingham l’anno scorso). Diamo un’occhiata insieme al signor rovescio di Pablo.
Qui sopra, arrivo verso la palla (è un rovescio con spostamento laterale), perfetto passo per sistemare l’appoggio, stance praticamente closed, ovvero quasi di schiena rispetto alla rete. Lo swing, come detto molto ampio, parte dall’alto (racchetta portata all’altezza della testa), il fusto dell’attrezzo viene correttamente accompagnato e sostenuto fino all’ultimo con la mano sinistra, che vediamo ancora a contatto con l’archetto quando la palla è già a un nulla dal punto di impatto ideale.
Qui sopra, il rilascio del movimento a colpire, occhi fissi sulla palla, che è abbastanza alta, poco sotto le spalle. Da apprezzare la solidità dell’assetto braccio-racchetta e del polso nell’istante del contatto, e il modo fluido in cui partendo dai frame precedenti il peso è passato a caricarsi sul piede destro, l’asse di equilibrio è assolutamente centrale, ottimo.
Qui sopra, esce la palla dalle corde, sale l’accompagnamento finale, vediamo un accenno di rotazione esterna dell’avambraccio (lo ha colpito con una buona dose di top-spin), il piede posteriore sale ad accompagnare l’azione di apertura verso destra della spalla, con l’appoggio del destro Pablo sale quasi in punta di avampiede, assecondando la spinta. Fluido, semplice ed efficace.
Qui sopra, la sbracciata finale, da notare sempre la centralità dell’asse di equilibrio, un controllo impeccabile del corpo qui. Concludendo lo swing, Pablo, ricade con un passo della gamba sinistra a riportarsi frontale, scendendo di nuovo con il peso e caricando il piede esterno per il rientro verso il campo. Coordinazione molto bella.
Qui sopra, un rovescio più basso, e in avanzamento verso la palla, come nell’esecuzione precedente c’è poco da commentare, il gesto è impeccabile, da tennis assolutamente classico.
Oltre al bello stile del rovescio, come possiamo vedere dalle immagini Cuevas si è anche costruito un fisico notevole, bella muscolatura, 1.80 per 80 kg, non altissimo quindi ma un notevole “torello” da tennis, reattivo e potente. Bravo Pablo, ti stai meritando la classifica che hai.
Mentre sto finendo di scrivere Cuevas, in gran lotta al terzo set e con due match point in suo favore, con tanto di tuffo sul cemento per recuperare un attacco di Carreno-Busta (bravissimo, vera sorpresa del torneo), ha finito per perdere al tie-break decisivo. Ma come detto, pazienza, quel rovescio valeva la pena di essere visto per bene.