Che cosa ti ha commosso così tanto nel dopo partita?
Mah, non so (sorride). È una sconfitta dura. Forse un po’ tutto. Davvero un match duro. In un certo senso, sono contento di aver disputato la finale. È un ottimo risultato, ma si desidera sempre di più. Perdere una finale, inoltre, non è mai semplice. Dopo gli Australian Open ho avuto settimane difficili per via di un infortunio. Per me non è stato semplice. Sono quindi contento di essere tornato rapidamente a questo livello. Però, di nuovo, ho perso la finale. Non è stato facile.
Si vede che sei molto vicino al livello di Roger. Ma ciò è in qualche modo scoraggiante? Sta ancora giocando a questi livelli a 35 anni. È frustrante doversi chiedere “mamma mia, gioca ancora così forte. Quando finirà di giocare così”?
No. Da quel punto di vista è positivo perché dimostra che puoi giocare a tennis al tuo meglio a quell’età. È qualcosa da cui puoi imparare, specialmente per chi come me sta per compiere 32 anni. È incoraggiante da vedere. È brutto perderci contro, ma è il migliore di sempre e, quindi, siamo tutti abituati a perderci. L’ho battuto in alcune circostanze. Devo capire che cosa devo cambiare per giocarci meglio. In cosa possa migliorare. È ancora un avversario difficile per me a causa della rapidità del suo gioco. Ti mette a disagio e mescola molto le carte. Non è il tipo di gioco che piace a me, però è una sfida. Disputare una finale di Masters 1000 contro di lui è una cosa sbalorditiva per me. Anni fa non lo avrei neppure sognato ed ora è già la seconda volta che accade. La prima l’ho vinta. Oggi ho perso. Seppur sia arrabbiato, comunque è stata una settimana molto positiva.
Qualcuno direbbe che Roger è uno dei migliori, se non il migliore, atleta del mondo. Puoi spiegarci cosa fa di lui un atleta così splendido ed anche un meraviglioso ambasciatore per il tennis?
Ciò che fa dentro e fuori dal campo ormai da 15 anni, non solo i risultati ma tutto ciò che dà ai tifosi, agli sponsor, sempre con un sorriso, sempre dando il massimo per ogni torneo in cui gioca. E sul campo da tennis è semplicemente straordinario. Gioca in un modo così meraviglioso, è così bello. Tutto sembra perfetto. Si muove incredibilmente bene. Il tocco è sublime. Fa tutto ciò che si deve fare su un campo da tennis.
Lo hai affrontato tante volte negli anni. In cosa è diverso ora rispetto al passato?
Non faccio confronti. Vivo nel presente. Lui ha migliorato tante cose, come credo di avere fatto pure io. Il gioco in generale progredisce. Cambiano le superfici, migliorano anche le palline e le racchette. Viviamo tutti nel presente. Oggi giocava molto rapidamente. Stava sulla linea di fondo, cercando la rapidità su entrambi i lati del campo. Era dura per me entrare negli scambi. Era un po’ ventoso, condizioni difficili per il mio modo di giocare potente. Ma Roger aveva sempre una risposta per tutto. Ho avuto qualche piccola opportunità in cui avrei forse potuto fare meglio, ma non è stato sufficiente.
All’inizio del primo set, forse dopo il terzo game, hai cambiato racchetta. Cosa stavi cercando?
L’ho fatto nel momento in cui la racchetta si era un po’ usurata. Lo faccio anche al cambio di palle. Cercavo una nuova incordatura.
Ci hai raccontato ciò che ti è successo prima della finale dell’US open ed anche oggi eri emozionato. Dipende dall’amore che provi per il tennis? Ti senti a tuo agio in quei momenti? È ciò che ti rende quello che sei?
È così che sono fatto. Sono un emotivo e lo divento quando in qualche modo mi spingo al limite, tipo finale di uno Slam, dove il tuo sistema nervoso è alle stelle. Oggi era più dovuto alla pressione emotiva che si scarica dopo una settimana, molto, molto dura. O meglio, due settimane. Come dicevo, dopo l’Australia non stavo bene. Lottavo con il mio ginocchio. Non ero certo di essere pronto per questo torneo e di recuperare così in fretta la miglior condizione. Ho passato delle settimane dure a casa per cercare di recuperare al massimo. Perciò, un po’ tutto l’insieme ha concorso al mio stato d’animo oggi. A fine partita c’è stato difficile ma al contempo anche positivo poiché sono felice di essere arrivato alla finale degli Indian Wells. È comunque un risultato per me strepitoso. Voglio sempre di più, ma devo cercare di vedere il lato positivo delle cose ed è ciò che farò nelle prossime settimane.