Compie 25 anni oggi Karolina Pliskova (è nata il 21 marzo 1992). La sua carriera non è stata precocissima, e ha seguito un percorso abbastanza insolito; infatti non è stata una teenager di quelle che hanno bruciato le tappe in termini di risultati: tra i 17 e i 20 anni ha impiegato quattro stagioni per passare dalla posizione 228 del ranking alla 120.
Malgrado questo, però, non credo la si possa far rientrare in quel genere di giocatrici che si sono affermate poco alla volta grazie soprattutto al duro lavoro, spremendo il 100%, se non di più, dal proprio talento. No, che Karolina avesse doti superiori lo si era capito da diverso tempo; però i progressi sono stati ugualmente lenti e complicati. Colpa, secondo me, soprattutto della difficoltà a giocare bene nei momenti topici, con attacchi di “braccino” che l’hanno penalizzata in molte occasioni importanti. E che, tutto sommato, non hanno ancora finito di rallentarla.
Dunque si può dire che per diversi anni sia stato l’aspetto mentale il problema principale, il freno che le ha impedito di far valere tutte le superiori qualità fisico-tecniche. Del resto penso che la sorella gemella Kristyna stia faticando più di lei a emergere completamente per lo stesso problema, ancora più amplificato.
Adesso però che Karolina è diventata numero 3 del mondo e che ha davanti a sé due giocatrici più anziane di diversi anni (Serena Williams e Angelique Kerber) è lecito chiedersi se abbia le qualità per superarle.
Per provare a rispondere inizierei dall’ultimo torneo, dalle due partite disputate a Indian Wells 2017. In Califorina Pliskova ha affrontato due top ten: ha sconfitto nei quarti di finale 7-6(2),7-6(5) Garbiñe Muguruza e ha perso, sempre con due tiebreak 7-6(5),7-6(2), da Svetlana Kuznetsova. Curiosamente il punteggio dei due match è stato identico, anche nei punti totali disputati: 174, con 89 punti per chi ha vinto e 85 per chi ha perso.
Cosa ci hanno detto le due partite? Secondo me innanzitutto questo: che Karolina, malgrado abbia ormai raggiunto un’età che si associa all’idea di completa maturazione, non ha ancora smesso di crescere e di progredire. Contro Muguruza in una giornata in cui il servizio non le ha dato molti punti facili (merito anche delle qualità in risposta di Garbiñe) ha saputo tenere testa a una giocatrice che cerca di togliere sistematicamente campo, e tempo, all’avversaria. E ha finito per vincere, anche se in alcune occasioni ha avuto qualche incertezza nelle fasi di gioco legate agli spostamenti sulla verticale: discese a rete piuttosto rare e colpi di volo non sempre all’altezza di quelli al rimbalzo.
Paradossalmente, però, secondo me Pliskova ha giocato meglio nella partita persa, quella successiva contro Kuznetsova. Credo sia stato un match di grande qualità, penalizzato solo da brevi passaggi a vuoto, tanto che fra quelli che ho potuto seguire fino a oggi secondo me è stato uno dei migliori dell’intera la stagione 2017. Questi i saldi conclusivi: +10 Svetlana (28 vincenti e 18 errori non forzati), +6 Karolina (42 vincenti, 36 errori).
Di fronte a una Kuznetsova molto ispirata, capace di variare le soluzioni di gioco come poche, Pliskova ha dimostrato di possedere la risposta ad alcuni rebus tecnici molto particolari che le proponeva l’avversaria.
Un paio di esempi. Siamo abituati a pensare a Karolina come alla giocatrice in grado di far viaggiare la palla con estrema facilità, grazie alle leve lunghe che generano traiettorie tese, radenti e pulite come dei laser. Ma questo modo di colpire risulta possibile se l’avversaria propone palle che rimbalzano all’altezza del fianco, o poco sopra. Le cose cambiano radicalmente quando la palla rimbalza molto alta, oppure al contrario molto bassa. E nel lavorare sugli spin Kuznetsova è maestra: consapevole della pericolosità di Karolina, Svetlana ha fatto ricorso a back di rovescio dal rimbalzo molto basso, estremamente impegnativo per chi è così alta e longilinea come Pliskova. Karolina però ha mostrato di essere cresciuta nell’esecuzione dello slice, che non è apparso come un colpo solamente difensivo, ma è risultato più pericoloso e pungente. E così gli scambi “slice contro slice” sono stati molto più equilibrati di quanto ci si potesse attendere.
Non solo. In diversi frangenti, quando Kuznetsova perdeva campo, faceva ricorso a traiettorie alte e cariche di topspin, allo scopo di rallentare i tempi di gioco; ma anche in questo caso Pliskova ha dato prova di possedere la contromossa efficace: ha eseguito cross stretti di dritto e di rovescio che sfruttavano il rimbalzo maggiore della palla per chiudere gli angoli al punto tale da diventare irraggiungibili per l’avversaria lontana dalla linea di fondo.
a pagina 2: Karolina Pliskova e il nuovo coach, David Kotyza