Ok, non è Djokovic né Nadal e ok, non era di certo tra i favoriti per nessuno dei due titoli, ma Evgeny Donskoy è pur sempre l’unico tennista a poter vantare una vittoria su questa nuova, micidiale versione di Federer. Un occhio attento alle entry list potrebbe quindi essere rimasto sorpreso, nel non trovare il suo nome né a Indian Wells né a Miami. Dalla Cina, dove si è invece recato per giocare dei tornei Challenger di livello modesto, è stato lui stesso a spiegare il perché.
“Quando è arrivato il momento di iscriversi a Indian Wells ero numero 130 al mondo, e venivo da tre sconfitte al primo turno in tornei Challenger. Sapevo di non stare giocando bene e sapevo anche che se fossi andato avrei dovuto portare coach e fisioterapista, perché è un viaggio di un mese”. Fin qui, nulla di particolare: una buona dose di autoconsapevolezza, due calcoli, la decisione. Poi però Donskoy prosegue, mostrando un problema che coinvolge i tennisti all’interno della sua fascia di classifica per il famigerato mese di marzo: “Se perdi nelle qualificazioni di Indian Wells, devi rimanere fermo alcuni giorni e poi volare a Dallas (qui Donskoy si confonde, riferendosi probabilmente a Irving, il cui Challenger ha sostituito quello di Dallas come tappa “cuscinetto” nella settimana successiva all’inizio di Indian Wells, ndr). I biglietti costano qualcosa come 400$ l’uno, gli alberghi 200$ a notte”.
Neppure una eventuale risalita in classifica sembra essere un incentivo per volare negli States, visto che il bottino in termini di punti è piuttosto magro rispetto alle sfide proposte. “Già al primo turno di qualificazioni si potrebbe incontrare un giocatore come Rublev, che ha un livello seriamente alto” spiega il russo, “e tutto questo per appena 16 punti”. Il già citato Challenger di Irving, che dovrebbe fungere da salvagente per gli eliminati, non ha però un livello così inferiore, visto che accoglie quasi tutti gli eliminati illustri dalle qualificazioni del 1000 californiano. L’alto montepremi dell’evento texano consente infatti anche ai giocatori sopra la 50esima posizione del ranking di richiedere wild card o di segnarsi come alternate, trasformandolo di fatto in un ATP 250 non ufficiale. L’alternativa è Drummondville, che però si trova in Canada: trasferta scomoda da Indian Wells, sia per numero di miglia da percorrere che per sbalzo climatico.
“Se avessi saputo che avrei giocato così bene, mi sarei iscritto. Ma come potevo fare a saperlo?” conclude Donskoy. Già, non poteva. Un’altra complicazione nel pianificare una stagione da giocatore non-top, sempre con l’acqua alla gola dal punto di vista delle spese. E un altro punto a favore di chi vorrebbe mettere da parte le manie di grandeur del torneo diretto da Tommy Haas, e riconsiderare la durata del Sunshine Double.