Di una cosa su Parmentier però mi sento piuttosto sicuro: fino a che giocherà continuerà a provarci, perché è difficile che si lasci abbattere. Lo ha dimostrato quando ha attraversato una profonda crisi, nel 2013. La racconto un po’ nel dettaglio.
Dopo aver raggiunto il terzo turno agli US Open 2012 (in cui sconfigge la testa di serie numero 25 Wickmayer prima di essere eliminata da Petra Kvitova), e dopo una discreta tournée asiatica (6 vittorie e 4 sconfitte), chiude l’anno al numero 66 del mondo. Sembrerebbe un buon punto di partenza per la nuova stagione, ma invece sin dai primi match nel gennaio 2013 comincia a soffrire di una borsite alla spalla; per molti mesi non riesce a guarire l’infiammazione malgrado provi diverse cure, tra cui anche trattamenti con le sanguisughe.
Nel tennis, come in tutti gli sport individuali, non ci sono scappatoie; quando si soffre di un serio problema fisico lo si paga brutalmente in termini di risultati: fino a marzo vince un solo match, il primo disputato in stagione, ad Auckland contro Christina McHale.
Non solo: in aprile la lascia il suo allenatore di allora, Julien Jeanpierre. Il coach infatti accetta l’offerta di diventare l’hitting partner di Victoria Azarenka, che in quel momento è testa a testa con Serena Williams nella lotta per il primato ai vertici del ranking. Un bel tradimento, verrebbe da dire; ma bisogna anche considerare la situazione mettendosi nei panni di un professionista a cui viene data la possibilità di lavorare con una delle migliori giocatrici del mondo, allora fresca vincitrice del secondo Slam in Australia, e con la prospettiva di entrate economiche ben più solide.
Ma il punto peggiore della crisi di Parmentier deve ancora arrivare, e si materializza al Roland Garros 2013: di fronte al pubblico di casa, nel torneo più importante per una giocatrice francese, perde al primo turno da Magdalena Rybarikova per 6-0, 6-1.
Sconfitta al primo turno anche a Norimberga e poi a Wimbledon, si ritrova in luglio con un bilancio disastroso: un solo match WTA vinto, oltre cinquanta posti in classifica persi e la fine della possibilità di essere ammessa di diritto nel tabellone degli Slam, visto che ormai è oltre le posizione 120 del mondo.
In autunno la spalla è recuperata, ma con i punti in scadenza del 2012 precipita al 250mo posto. Di fatto la stagione WTA è compromessa, e non rimane che tornare nei tornei ITF per cercare di risalire la china; arrivano tante vittorie in serie, ma i punti che gli ITF portano sono pochi, e il percorso verso la top 100 ancora lungo.
Va detto che Parmentier è abituata a frequentare i tornei ITF (25 finali in carriera, 10 vinte); infatti non ha mai smesso di giocarli, partecipando nei momenti in cui il circuito WTA rallenta o si ferma (soprattutto in febbraio-marzo, e in ottobre-novembre). Del resto se si perde spesso nei primi turni WTA è una buona strategia avere alternative pronte in tornei più “poveri”, che consentono comunque di mantenere il ritmo partita, e racimolare qualche punto nel ranking.
Con umiltà e tenacia, Parmentier prende parte a diciannove tornei ITF tra Wimbledon 2013 e il Roland Garros 2014. Per essere ammessa allo Slam parigino arriva il soccorso della wild card della federazione francese; e qui Pauline dimostra di essersi ripresa in pieno: sconfigge al primo turno la testa di serie 17 Roberta Vinci, poi anche Yaroslava Shvedova e Mona Barthel. Sono tutte battaglie concluse al terzo set; alla fine perderà solo al quarto turno contro Garbiñe Muguruza, diventando così la migliore giocatrice francese di quella edizione dello Slam. Questa l’intervista dopo la vittoria al primo turno:
Ricordo sia il suo match con Roberta Vinci che quello con Mona Barthel; partite lottatissime, giocate a viso aperto e terminate con una evidente gioia per essere tornata finalmente competitiva proprio di fronte al suo pubblico. A distanza esatta di dodici mesi Parmentier passa dallo 0-6 1-6 subito da Rybarikova al migliore risultato in carriera in uno Slam. E dimostra, a 28 anni compiuti, di possedere il carattere per risalire da una situazione difficilissima e togliersi ancora delle soddisfazioni.
a pagina 3: Alizè Cornet