dal nostro inviato a Miami
F. Fognini b. [2] K. Nishikori 6-4 6-2
https://soundcloud.com/ubitennis/fogniniqui-a-miami-abbiamo-tutti-avuto-problemi-al-polso
Il simbolo di questo quarto di finale è l’immagine sconsolata di Nishikori, schiena piegata, che si appoggia alla racchetta, mentre si dispera per aver mancato un passante di diritto che di solito mette a segno ad occhi chiusi. Il passante che gli avrebbe dato la palla del controbreak nel terzo gioco del secondo set, dopo essersi infilato in gran parte da solo in una buca profonda un set ed un break. Davvero poco tennis sa ricordare in questo pomeriggio di Miami, tanto bello ed assolato quanto desolatamente anonimo sul campo e sugli spalti. Non sappiamo ancora quale sarà il numero di spettatori della sessione, ma sospettiamo che sarà particolarmente basso, a giudicare dai larghissimi spazi vuoti in tribuna e nel parcheggio, tanto che anche gli autisti delle navette ci chiedevano come mai non ci fosse nessuno.
Sessantotto minuti di brutto tennis, impossibile negarlo, che però hanno regalato a Fabio Fognini la seconda semifinale in carriera in un Masters 1000, dopo quella di Montecarlo 2013. Un Nishikori troppo evanescente per essere vero, troppo distante da quel ruolo di testa di serie n.2 di cui è stato investito in questo torneo dopo i forfait di Murray e Djokovic. Senza spinta sulle gambe, poco incisivo nei colpi da fondo, impreciso e falloso come non mai negli scambi da fondocampo e con una seconda di servizio da tennis femminile, non ha potuto far altro che provare tutto il suo repertorio (palle corte, discese a rete, volée) e poi alzare bandiera bianca contro un Fognini che ha provato a rimetterlo in corsa un paio di volte (ha ceduto la battuta quando ha servito per entrambi i set), ma i suoi sforzi non sono stati sufficienti per raddrizzare la giornata stortissima del nipponico.
Il primo allungo dell’azzurro arriva al quarto game, quando dopo una bella contro-corta incrociata di rovescio, la pressione da fondo di Fognini si dimostra troppo per Nishikori che cede a zero la battuta. Fabio lascia andare i colpi quando ha una palla all’altezza dell’anca, e la cosa capita abbastanza spesso. Il game del 4-2 lo vede lasciare andare i colpi piuttosto liberamente, in quello seguente recupera da 0-30 con la fattiva collaborazione di Nishikori e della sua prima di servizio. Quando serve per il set sul 5-3 è Fognini a non trovare più il campo: tre gratuiti e controbreak regalato nonostante un ace. Ma Kei non è in vena di ricevere regali, anche perché il diritto del ligure fa male sulle pallette mosce che gli arrivano proprio all’altezza giusta. Su un rovescio innocuo mandato lungo da Nishikori dopo un diritto steccato di Fognini rimasto in campo si chiude simbolicamente il 6-4 del primo set dopo 33 minuti di gioco.
All’inizio del secondo set c’è un buon avvio di Fabio, che capisce come possa essere la sua giornata, e fa partire tre staffilate che gli procurano il break del 2-0. Nishikori prova anche ad andare avanti, visto che non tiene gli scambi da fondo, ma i risultati non sono incoraggianti. Arriva il 3-0 per Fognini nonostante uno 0-30 iniziale, nel suo successivo game di servizio ci sono due chances per il controbreak di Nishikori, ma se ne vanno tutte e due, la seconda su un passante di diritto non impossibile. Il disastro nipponico si manifesta poi in tutta la sua crudezza quando Fognini allunga sul 5-1 grazie al secondo break regalato con tre gratuiti ed una discesa a rete da “harakiri”, ma anche qui a Fabio si accorcia un po’ il braccio e restituisce uno dei due servizi con un doppio fallo. La fine arriva comunque poco dopo, con un rovescio vincente che sigla il 6-4 6-2 finale e la prima semifinale negli USA per Fognini.
Il risultato certamente sorprendente del tennista italiano qui a Miami, propiziato da un buon tabellone (il giocatore più forte sconfitto prima di Nishikori era stato il portoghese Joao Sousa, n.35 della classifica mondiale), ha fatto vedere un Fognini per molti versi nuovo, meno irascibile ed istintivo e più razionale. E se questi sono i risultati, il nuovo Fognini ci piace di più, anche perché in semifinale la missione è tutt’altro che impossibile: al di là di Federer e Kyrgios, entrambi dall’altra parte del tabellone, non sembrano esserci giocatori rimasti in gara fuori dalla portata (almeno teorica) dell’azzurro, che ora attende Jack Sock o Rafael Nadal. Un solo precedente con il n.1 americano, dal quale Fognini fu sconfitto in due set proprio qui a Miami due anni fa al primo turno; dieci precedenti invece con Nadal, con lo spagnolo in vantaggio per 7-3, ma si ricordano le tre affermazioni di Fognini nel 2015, una delle quali su una superficie simile a quella di Miami, al terzo turno degli US Open 2015 quando Fabio rimontò due set e finì per vincere 6-4 al quinto terminando ben oltre l’una del mattino.