Indian Wells, marzo 2017
A volte, cercando di trasmettere ai lettori le sensazioni che si provano stando a contatto con il tennis delle campionesse e dei campioni, provo anche a descrivere i suoni che posso sentire mentre sono a due passi dai tennisti, prodotti per esempio dagli appoggi (più o meno pesanti o rapidi), e soprattutto dagli impatti sulle racchette. Quando l’altra mattina, a metà del mio giretto quotidiano da “stalker tecnico” per i practice courts dell’assolato ed enorme impianto del Tennis Garden di Indian Wells, mi sono trovato a passare tra il campo 6 e il 7 (c’è un vialetto che sarà tre metri al massimo), prima ancora di vedere chi stava giocando sono stato colpito per l’appunto dai suoni. Non perché fossero strani o inconsueti, ma perché erano così diversi tra loro, a seconda che provenissero dalla mia destra o dalla mia sinistra, da suscitare immediatamente la mia curiosità. Dopo qualche anno di spunti tecnici in giro per il mondo, si sviluppa una sorta di “feed lampeggiante“, istintivo, che si attiva quando a livello quasi inconscio viene percepito qualcosa di fuori della norma, e di conseguenza potenzialmente interessante.
Può essere un passo in ricerca della palla particolare, uno swing che “non ti torna” e va quindi analizzato frame by frame, un’impugnatura estrema, una stance non comune, o come detto un suono che si discosta dalla usuale cacofonia di pang, pang, bum, bum che ti circonda quando sei in mezzo ai campi pieni di giocatori in azione. E insomma, da un lato sentivo un fruscio leggero, di zampette come di insetto, seguito da schiocchi molto acuti e secchi: era Agnieszka Radwanska che allenava il dritto semipiatto in spostamento. Dall’altro, arrivavano fischi di suole in trascinamento sul cemento e grugniti a volume notevole: causati da Garbiñe Muguruza che allenava i rovesci in reazione a pallate profonde. Andiamo a vederle in compagnia, focalizzandoci come sempre sulle gambe, anche perché la tipologia fisica delle due campionesse è decisamente diversa, portandole a caricare i colpi con utilizzo molto differente dei muscoli, del peso e della potenza in generale. Cominciamo con Garbiñe.
Qui sopra, preparazione del rovescio, Garbiñe sta indietreggiando per fare spazio alla palla, che le sta arrivando in pancia, era come detto un allenamento specifico al contrasto delle palle al corpo e vicine alla riga di fondo. La spagnola fa un passo laterale-arretrato con la gamba esterna, la sinistra.
Qui sopra, la fase fondamentale dell’esecuzione: contemporaneamente allo swing a colpire, e all’impatto, Garbiñe (che ha ben piantato giù il piede sinistro), per contrastare l’inerzia dello spostamento che l’ha portata verso dietro, reagisce spingendo con la stessa gamba sinistra, con tutta la sua forza, praticamente rimbalza verso avanti facendo leva su quell’unico appoggio, se si permettesse di lasciarsi andare ancora in arretramento non potrebbe trasferire nulla del suo peso verso la palla.
Lo vediamo ancora meglio qui sopra, è una reazione di potenza impressionante, Garbiñe ha frenato la “retromarcia”, inchiodandosi sul posto, e si è proiettata in senso contrario spingendo con tutto quello che ha sul piede perno posteriore (notiamo la tensione della muscolatura del polpaccio). Insieme alla rotazione busto spalle, e alle braccia che stanno salendo per l’accompagnamento finale, sale anche la gamba destra, per contribuire a portare il massimo del peso verso avanti. Un autentico avvitamento sul posto, roba da ginnastica artistica.
Ecco la conclusione del colpo, il piede sinistro senza smettere di spingere è ruotato verso l’interno con perno sulla punta, perché a questo punto dovrà anche partire istantaneamente il rientro verso il centro del campo. Le immagini qui sopra sono esemplificative di quanta energia sia stata utilizzata dalla giocatrice, che riesce nonostante la violenza dell’esecuzione, a mantenere una bella centralità dell’equilibrio, contemporaneamente a una sorta di passo in aria tanto alto della gamba destra (la aiuterà a rientrare in avanti) da farla somigliare a un fenicottero, posa non priva di grazia anche cinetica. Un fenicottero di 1.82 per 73 chili, però, che ha appena tirato un missile diagonale. Fantastica.
Ma passiamo alla “formichina” del campo adiacente, che come sappiamo a livello di grazia non scherza affatto, ancora mi ricordo la prima volta che ebbi modo di vederla da vicino.
L’allenamento di “Aga la Maga” prevedeva, dicevamo, i dritti spinti in semi-allungo. Qui sopra, inizio del caricamento, il frame di sinistra è l’ultimo in cui la vedremo con uno dei due talloni a contatto con il terreno, fino a swing concluso. La stance è semi-open, come sempre quando si parla di Aga la compostezza è esemplare. Nel frame di destra, allineamento (perfetto) completato tra avambraccio, tacco della racchetta, e palla in arrivo, la giocatrice sta iniziando a salire con la spinta della gamba destra, si è sollevato il tallone.
Qui sopra, swing a colpire e impatto, rimane in linea fino all’ultimo il braccio-racchetta con la palla (pochissima rotazione qui, “alla Nick”), ma noi come di consueto guardiamo le gambe: e vediamo una specie di passo di danza, un saltello leggero verso destra, che parte dall’avampiede esterno, nell’istante esatto del contatto della palla sulle corde Aga decolla in sospensione lievissima, dovendo assecondare l’inerzia e l’energia del movimento quasi suo malgrado. Confrontiamola con il drittone semipiatto di Kyrgios che abbiamo visto l’altro giorno, e abbiamo – senza offesa per l’australiano – una metafora perfetta de “La Bella e la Bestia“.
Qui sopra, ho inserito un paio di frame supplementari per evidenziare quanto piatta sia entrata la racchetta sulla palla, in quello di destra siamo già a metà follow-through, e non c’è ancora accenno di rotazione dell’avambraccio a coprire il colpo. Nel frattempo, la nostra ballerina polacca sta svolazzando sul campo, un dettaglio simpatico sono gli occhi: a sinistra lo sguardo è sul punto di impatto, a destra, senza muovere la testa, Aga volge solo gli occhi verso la traiettoria appena uscita dal piatto corde, un’occhiatina quasi furbetta, e vagamente soddisfatta del perfetto lungolinea appena sferrato. Elegante anche nelle espressioni del viso, e vi assicuro che in pieno sforzo atletico non è comune, passando un po’ di tempo a editare foto hi-def di tennisti, mi escono a ripetizione dei musi da “Urlo di Munch” tragicomici, il buon vecchio Nole è uno dei più buffi.
Qui sopra, la farfalla si è posata, il follow-through è completo, peso e asse di equilibrio da manuale, il tutto eseguito in moto talmente lieve che in ricaduta Aga si permette un accenno di trascinamento interno del piede sinistro, che se lo facessi io la distorsione alla caviglia sarebbe il minimo.
Qui sopra, cambio di direzione (il piede sinistro ruota e diventa il perno della spinta successiva, per questo era stato portato verso l’interno), e immediato recupero della posizione atletica di partenza. Che bella.
In conclusione, un’ultima foto di Garbiñe, il finale di uno dei suoi gran dritti, per evidenziare meglio il confronto di atteggiamento fisico con Agnieszka, e per giusta par condicio, visto che la Maga ha avuto l’immagine in testa al pezzo.
Non serve commentare oltre, è un tipo di bellezza tecnica diversa, ma spettacolare allo stesso livello, la forza e la spinta che escono anche da un semplice frame fotografico sono da applausi.
Un’amazzone e una libellula. Che favola.