In passato hai espresso la tua ammirazione per il gioco di Federer. Cosa significherebbe per te incontrarlo qui in finale?
Non suona affatto male quello che dici; mi piacerebbe un sacco. Al momento sono così felice, si tratta di un torneo così grande e per me è un momento importante; in campo mi sono sentito molto bene e questa è la cosa migliore che potesse capitarci questa settimana. Il risultato è positivo, forse è come un sogno, e il prossimo match sarà tosto. Io sarò concentrato sul mio gioco, cercherò di fare il massimo, e se poi il sogno si avvera io sono qui.
Uno degli esperti presenti qui nei piani superiori ha detto che tu sembri il tipo che potrebbe vincere tornei Masters o addirittura major. Pensi che quella persona stia esagerando o sia arguta?
Chi l’ha detto? Beh, è bello sentirsi dire una cosa del genere, ma comunque io so di dover lavorare duramente per riuscirci. Questo genere di cose fa sempre piacere sentirle.
C’è la sensazione che Kei non fosse al 100% fisicamente.
Non mi interessa.
No, ma…
Non fare come la stampa italiana, per favore.
Tu hai avuto questa sensazione?
Io ero galvanizzato dal fatto di poter fare il mio gioco sin dall’inizio, ma avevo visto che nel suo ultimo match contro Delbonis aveva chiamato il fisioterapista per un trattamento al ginocchio. Sai, oggi durante la metà del primo set ho avuto la sensazione che stesse facendo molti sbagli con il dritto. Penso che aveva un po’ di dolore nel polso. Credo che chiunque abbia dolore al polso, perché qui le condizioni sono completamente diverse rispetto a Indian Wells. Così va lo sport.
Un’altra cosa che ho notato è che ad ogni tuo punto, Christian Vieri esultava come fosse un goal. Siete amici? So che vive a Miami.
Sì, ci conosciamo molto bene. Mi sono allenato nella pre-season qui a Key Biscayne perché Franco Davin abita qui e ho avuto modo di conoscerlo. Siamo stati a cena fuori parecchie volte e chiacchieriamo ogni giorno. Insomma, si tratta di un grande campione del calcio, quindi cerca sempre di darmi qualche consiglio. Bisogna capire che il calcio e il tennis sono molto diversi. Ma sono comunque contento perché siamo buoni amici e ne sa un sacco di sport.
La notizia che stai per diventare padre pensi che rallenterà la tua carriera o ti darà una nuova motivazione?
Penso che sarà sicuramente una buona motivazione. Flavia è a casa. Oggi sono 60 giorni che sono via, quindi allo stesso tempo è difficile. Mentre partivo da Sao Paulo avevo intenzione di ritornare a casa perché non ero sicuro che avrei giocato Indian Wells, così le ho chiesto: “Ascolta, ho una domanda per te. Che cosa facciamo? Perché io al momento sto iniziando a sentirmi di nuovo bene in campo e sento di essere competitivo, ma adesso tu hai la priorità. Tu devi decidere e dirmi se ti senti bene e sei contenta a casa, così io posso andare a giocare. Altrimenti torno da te”. Questo è il grosso problema al momento. Cioè, non è un problema, ma sono le cose di cui parliamo al momento perché in futuro saranno molto importanti. C’è rimasto pochissimo tempo per decidere e dopo Miami vedremo cosa fare, se lei si sentirà bene o meno. Successivamente lei si trasferirà da Barcellona e io dovrò giocare ogni settimana sulla terra, e ciò mi piace ma dobbiamo decidere quando vederci. Poi ci sarà anche la Davis Cup. Insomma ci saranno un sacco di tornei e quindi dovrò organizzare davvero bene il calendario.
Vorrei chiederti a proposito della terra rossa e delle superfici dure. Se non mi sbaglio, le tue 4 vittorie sono arrivate sulla terra. Vorrei sapere cosa provi quando giochi sui campi duri.
Mi sento a mio agio. Lo dico sempre che mi piace giocare su questo tipo di superfici. Se ricordo bene nel 2014 raggiunsi il quarto turno qui; poi ho giocato un quarto turno a Indian Wells e agli Australian Open. Nel 2015 ho raggiunto un quarto turno agli US Open battendo Rafa al terzo turno, quindi mi sento sempre bene. Ovviamente questo è il miglior risultato della mia carriera finora.