[10] J. Konta b. [11] V. Williams 6-4 7-5 (Marco Pardini)
Nell’ultimo incontro del secondo giovedì di torneo, si sfidavano, in sessione serale, la numero 10 e la numero 11 del seeding, Johanna Konta e Venus Williams. Divise da una manciata di punti in classifica ad inizio torneo, le aspettative parlavano di un match combattuto con l’eterna Venus pronta a battagliare contro una delle più grandi sorprese degli ultimi anni. La crescita della britannica è stata infatti rapida e dirompente ma soprattutto silenziosa, almeno all’inizio, da quel torneo di Eastbourne nel 2015 che la fece conoscere agli occhi del grande pubblico. Una crescita culminata l’anno successivo con la prima semifinale in un torneo dello slam, a Melbourne, l’ingresso in top 10 e il primo titolo sul velocissimo cemento di Stanford conquistato proprio contro la Venere nera. E questa sera, sul centrale di Miami, ha aggiunto un ulteriore tassello raggiungendo la sua seconda finale in un Premier Mandatory (sconfitta lo scorso anno a Pechino da Agnieszka Radwanska).
La partenza al servizio di Venus è disastrosa ma è viziata anche dall’efficacia in risposta dell’avversaria: in due turni di battuta racimola appena due punti, soffrendo le violente accelerazioni, soprattutto di dritto della britannica e scivola sotto 3-0. Il pubblico è silenzioso ed impassibile perché avverte che la propria campionessa è in grande difficoltà, ma puntuale arriva la reazione dell’ex numero uno del mondo che conquista il primo game dopo quasi dieci minuti di lotta strappando il servizio all’avversaria solo alla quarta palla break e accorciando le distanze sul 2-3. Qui, Konta dà prova di maturità e confidenza, tenendo agevolmente un turno di battuta insidioso in uno dei pochi giochi non combattuti nel primo set che le consente di restare avanti. I due game successivi terminano entrambi ai vantaggi con le due che cercano costantemente di prendere in mano il gioco fin dai primi colpi alla ricerca del vincente senza far fiatare l’avversaria. Sotto 3-5, Williams tiene per la prima volta a zero il servizio ma l’esito del set si decide pochi minuti quando la britannica, al termine del sesto gioco ai vantaggi su dieci disputati, chiude al terzo set point per 6-4.
L’alta qualità e la serie di giochi combattuti prosegue anche all’inizio del secondo parziale con entrambe le giocatrici sempre con il piede sull’acceleratore, pronte a prendersi a “pallate” da fondocampo a ritmi davvero elevati alla continua ricerca del vincente o dell’errore dell’altra. Le palle break si sprecano, prima Konta ne annulla due poi Venus cinque riuscendo in qualche modo a difendere il turno di battuta, ma poi arrivano anche i break con la finalista di Melbourne che prova l’allungo ma viene subito ripresa dall’avversaria sul 3-3. Le due continuano a giocare a specchio, di un tennis fatto di ritmo e velocità, ma entrambe, dopo quasi due ore di gioco ad altissima intensità, appaiono stanche, soprattutto Venus è più lenta e impacciata negli spostamenti e vede per questo aumentare il numero dei gratuiti. Nel nono gioco, Konta si crea i presupposti per chiudere il match con Venus che spreca due chance per restare avanti, si incarta al servizio e concede il break all’avversaria che si supera in un recupero disperato e vincente su una palla corta. Nel turno successivo però, al servizio per risolvere la pratica, Johanna trema, sbaglia malamente alcune semplici conclusioni e vanifica il vantaggio appena conquistato. Ma è solo questione di tempo perché Venus, visibilmente in affanno, inciampa in un altro disastroso game al servizio, condito da due doppi falli (saranno 11 alla fine del match), regalando alla britannica, natia di Sydney, la possibilità di servire una seconda volta per raggiungere la finale. E questa volta non trema chiudendo l’incontro al primo match point con l’ennesimo errore, negli ultimi minuti, di Venus.
In finale la britannica troverà un’altra ex numero uno del mondo, la danese Caroline Wozniacki, contro la quale ha vinto, in due set, l’unico precedente disputato quest’anno a Melbourne. Per entrambe sarà un’occasione: per Caroline, quella di tornare a tutti gli effetti tra le protagoniste del circuito 7 anni dopo aver raggiunto la prima posizione mondiale, per Johanna quella di affermarsi ulteriormente nel panorama tennistico femminile che mai come adesso, Serena permettendo, appare orfano di una stabile leader.
[12] C. Wozniacki b. [2] Ka. Pliskova 5-7 6-1 6-1 (da Miami, Vanni Gibertini)
Non c’è nulla da fare: se non ci sono Federer o Nadal in campo l’atmosfera sugli spalti o nei ground del Miami Open non è la stessa. Anche in una giornata nemmeno troppo calda o troppo umida per gli standard della Florida (massimo 26-27 gradi anche nel primo pomeriggio) la semifinale femminile tra Caroline Wozniacki e Karolina Pliskova non ha saputo riempire le tribune dello Stadium Court, almeno non ai livelli che si confanno ad un match di questo rango.
Il match non è stato straordinario ma certamente godibile, anche se forse Pliskova la pensa in maniera diversa. È un altro importante esame che la ceca non riesce a superare: additata da molti, se non da tutti, come la prossima nuova campionessa Slam e destinata al ruolo di regina, sta mancando l’appuntamento con la vittoria in tutte le occasioni importanti in questo 2017, avendo incamerato solamente il Premier “minore” di Doha. Dopo un primo set ben condotto e vinto con buona autorità annullando tre set point, si è progressivamente spenta, imbrigliata dai palleggi di Wozniacki ed incapace di trovare una breccia nel “muro” di Caroline. Poche sorprese dal punto di vista tecnico-tattico nel match: Wozniacki tesse la sua solita tela da fondocampo, cercando di spostare quanto più possibile l’avversaria che invece, dal canto suo, prova ad aprirsi gli angoli con il dirittone, spesso e volentieri in direzione anomala, per poi se necessario raccogliere il punto a rete.
Inizio del match quasi maschile: break ottenuto a freddo nel game di apertura per Pliskova e 2-0 d’abbrivio. Sul 4-2 30-30 sembra che la ceca possa allungare, ma Caroline tiene il servizio ed alla prima occasione impatta sul 4-4, passando poi al sorpasso dopo che Karolina manca una opportunità per il nuovo break mettendo lungo un diritto nel game successivo. Sul 5-4 ci sono tre set point (non consecutivi) per Wozniacki, che però non li gioca troppo bene, e le staffilate di diritto della Pliskova siglano il 5-5. È il momento cruciale del set, e tuttavia l’atmosfera sugli spalti è appena tiepida a dir molto. Wozniacki manca il colpo del 40-15 nel game successivo quando mette in rete una contro-corta di diritto, e poi con un doppio fallo ed un banale gratuito di rovescio consegna a Pliskova la chance di servire per il set sul 6-5. Nonostante la minore potenza è la danese che spesso e volentieri manovra gli scambi, ma fatica a trovare il colpo conclusivo: sul 30-30 sbaglia un brutto diritto per dare il primo set point a Karolina che lo spreca con una “steccata” anche lei di diritto. Successivamente Caroline mette in rete una semplicissima volée di rovescio che le avrebbe dato la palla del 6-6 e questa volta Pliskova chiude il parziale con un servizio vincente in 62 minuti.
La ragnatela di Wozniacki però diventa sempre più fitta, lentamente ma inesorabilmente, ed i colpi potenti di Pliskova iniziano a perdere incisività e precisione. Nel secondo set è 3-0 per Caroline in un attimo, la palla del contro break sul 3-1 se ne va come è arrivata (ovvero con un colpo uscito un po’ male dalla racchetta) ed il set procede inesorabile verso il 6-1 Wozniacki in 38 minuti. La situazione è completamente capovolta rispetto all’inizio del match: se nel primo set era Pliskova a dominare i punti brevi con potenti uno-due, ora è Caroline a trovare ottimi angoli che mettono l’avversaria in condizione di scarso equilibrio a provare colpi a bassa probabilità. La ceca fa volare la sua racchetta in segno di inusuale stizza, ed anche nel parziale decisivo la musica non cambia, con il “muro danese” che si erge sempre più alto nella testa di Karolina, ormai capace di assorbire la potenza dei colpi della ceca ed a restituirli con sempre meno sporadici ed inattesi vincenti. Un diritto lungolinea in corridoio chiude la contesa dopo due ore e 16 minuti mandando Wozniacki in finale al Miami Open per la prima volta. Con questa affermazione Caroline ritorna alla soglia della top 10, ed attende in finale la vincente tra Johanna Konta e Venus Williams, contro le quali non ha mai vinto (0-7 contro Williams e 0-1 contro Konta) per farvi il suo ingresso.
Risultati:
[12] C. Wozniacki b. [2] Ka. Pliskova 5-7 6-1 6-1
[10] J. Konta vs [11] V. Williams 6-4 7-5