L’intero mondo del tennis stava trattenendo il respiro. Che cosa hai provato quando ti trovavi sotto 4-6?
Beh, guarda, mi sentivo molti bene dopo il primo set e penso che successivamente ho permesso a Tomas di rientrare nel match, giusto un po’. E anche lui ha cominciato a giocare meglio. E comunque ha fatto un buonissimo terzo set per passare in vantaggio e io ho giocato un game scandaloso dove sono stato brekkato. In qualche modo ho perso il primo punto, poi un doppio fallo e quindi da 0-30 è sempre dura risalire. E c’era anche il vento, insomma è stato un game deludente per me. Ho cercato di rimanere positivo e ho avuto un match point poco dopo in risposta, ma bisogna dare credito a lui per aver giocato con coraggio. Infine sono stato fortunato perché la partita sarebbe potuta andare da entrambe le parti. Ho la sensazione che questa partita meritavo di perderla, mentre avrei dovuto vincere quella contro di lui qui nella sessione serale di qualche anno fa. Ma le cose vanno così. Sono contento di aver lottato duramente e il pubblico è stato grandioso, assolutamente.
Quando ti trovi ad affrontare due match point a questo punto della tua carriera, senti ancora la pressione? È questa la parola giusta da usare?
Beh, quando sei sotto 6-4 le cose non sono uno spasso perché sai che non si deciderà più tutto dalla tua racchetta. In aggiunta lui stava servendo sul lato della parità il ché è un vantaggio. Se riesci a prendergli un mini-break la parte più dura è riuscita, poi si va a servire. È divertente il fatto che io, sul 6-4, pensavo ancora di avere delle chance di vittoria se avessi messo dentro una buona risposta. Persino sulla prima di servizio ho avuto la sensazione di poter prendere il lato giusto perché oggi stavo facendo un sacco di cose buone. Quindi oggi ho sempre creduto di potercela fare, mentre in altri match certe volte senti che proprio non ce la fai. Mentalmente sei già sull’aereo. Anche se pensi cose del tipo “non si sa mai”. Ma la situazione non girano mai nel verso giusto se metti in pratica il gioco del “non si sa mai”. Per quanto riguarda la pressione, penso che con il passare del tempo si impari meglio a gestirla. Poi bisogna stare attenti quando si invecchia a non giocare in maniera troppo conservativa nei momenti importanti. Certe volte quando hai una mente giovane non pensi alle statistiche e cerchi di fare i colpi ed è lì che accadono le grandi cose. Si deve giocare un tennis impegnativo, e per me si tratta sempre di trovare un equilibrio tra le percentuali e giocare i colpi liberamente restando giovane con la mentalità.
Tomas poco fa ha detto di esser stato influenzato da alcuni rumori provenienti dagli spalti nel bel mezzo del match. Tu sei abituato a questo genere di cose?
Onestamente io credo che sia stata un’atmosfera gradevole. Certo, ogni tanto si sente qualche bambino piangere, ma la cosa non mi infastidisce più. Fa parte del gioco e credo che sia carino il fatto che nel tennis ci siano momenti di gran rumore e incitamento e poi restano tutti tranquilli, e poi di nuovo forti rumori. Rende il tennis molto speciale. E anche se ci fossero più urla, più pianti e più movimento andrebbe bene. Siamo arrivati ad un punto dove tutti quanti devono rimanere super silenziosi e mi trovo quasi in disaccordo con questa cosa. Certo aiuta a rendere l’atmosfera più piacevole, ma quando ci alleniamo lo facciamo in condizioni così diverse che dovremmo essere in grado di gestire queste situazioni in campo. Comunque capisco che, quando la pressione è alta e il rumore arriva nel momento sbagliato, la cosa può essere frustrante. Oggi per me non è successo niente.
La ITF ha annunciato un piano con il quale vuole ridurre il numero di tennisti professionisti. Eri a conoscenza di questo piano? E poi, approvi questa proposta di ridurre il numero di posti di lavoro per incrementare l’avvicinamento dei giovani?
Di questa proposta ne avevo già sentito parlare mesi fa in Australia e quando l’ho sentita ero rimasto shockato. Ho pensato: “Ma di che cosa stanno parlando?” Poi tuttavia ci ho ripensato sopra e ho capito che siamo arrivati ad un punto dove si deve combattere la corruzione ad ogni livello. Noi vogliamo uno sport onesto e pulito dove i giocatori non devono vivere nella paura, dove i fan possono guardare match autentici, e se per farlo bisogna tagliare il numero di giocatori allora non è una cosa cattiva. Quando sono diventato io professionista non c’erano tutti questi giocatori. Forse ne erano 1500, massimo 2000; oggi penso ne siamo 4000… Più della metà di loro non sopravvivono con il tennis e si arrangiano con un po’ di tutto, quindi capisco la loro situazione. Quello che ancora non capisco è il quadro generale della cosa. Ho ancora bisogno di farmi dare qualche altra informazione, ma senza dubbio è stata per me una grossa sorpresa quando ho sentito questa proposta per la prima volta.