Arriva finalmente una grande soddisfazione per il nostro tennis, capace anche di far uscire la cronaca dei risultati dei tennisti italiani dalla cerchia degli appassionati tradizionali: la semifinale raggiunta da Fabio Fognini a Miami è stata trattata in questi giorni da tutti i media generalisti, promuovendo il nostro sport, come non accadeva, in quel caso ovviamente in maniera molto maggiore, dagli US Open 2015 con la straordinaria finale del singolare femminile tutta italiana. Quello ottenuto in Florida è un risultato importantissimo per la carriera del ligure, un tennista che non sempre ha atteggiamenti condivisibili e può legittimamente non essere simpatico a molti per come si pone da personaggio pubblico: sempre continueremo a dire quando secondo noi sbaglia, in base a quel che vediamo e sappiamo.
Con altrettanta convinzione però ribadiamo nuovamente che Fognini resta il tennista italiano più forte degli ultimi 35 anni, risultati alla mano, unico dato incontrovertibile in sede di discussione. Non solo per i 4 titoli vinti (tra cui un ATP 500) e le 8 finali raggiunte, per le due semifinali in Master 1000 su superfici diverse, per il best career ranking di 13°giocatore al mondo, per gli scalpi di campioni come Nadal, Murray (ed adesso Nishikori), ma per la continuità ad alti livelli che ha avuto sin qui nella sua carriera. Troppi dimenticano di menzionare le circa 100 settimane dentro o subito a ridosso della top 20, che testimoniano quel che Fabio, fuori da equivoci è: non un campione (speriamo di sbagliarci), ma un eccellente giocatore.
Dopo Miami, tra l’altro, tornerà nella top 30, con la stagione sulla terra rossa europea, il suo periodo preferito e potenzialmente migliore alle porte, nel quale avrà da difendere pochi punti: i 90 della semifinale di Monaco ed i 90 dei quarti a Barcellona e la prospettiva dunque concreta di poter tornare a puntare la top 20. Per il resto, l’exploit – rimane tale in termini di risultato, sebbene tecnicamente Fabio per riuscirci abbia sconfitto un solo top 30, Nishikori, peraltro non al meglio – di Fabio ha coperto una serie di risultati deludenti degli altri tennisti azzurri, tra cui Lorenzi che ha perso una partita che poteva vincere, una Vinci pessima uscita d’acchitto ed una Errani che, sebbene in ripresa, contro una buona giocatrice come la Zhang ha gettato al vento una grandissima occasione di rilanciarsi in classifica.
Fabio ha iniziato contro Ryan Harrison,n°47 ATP e vincitore a febbraio dell’ATP 250 di Memphis, la sua cavalcata a Miami, dove tornava a partecipare per la sesta volta (la quinta nel tabellone principale) in un torneo dove solo una volta aveva vinto due partite di seguito, più precisamente nel 2014, quando battè Lacko e Bautista Agut prima di fermarsi, guarda caso, davanti a Nadal. Fabio aveva già sconfitto il 24enne tennista a stelle e strisce allenato da Davide Sanguinetti nell’unico precedente, datato 2014, sempre sul cemento all’aperto, ma quello californiano di Indian Wells. Contro lo statunitense, apparso in campo non al meglio fisicamente Fabio, sceso in campo con il ranking di 40° giocatore al mondo, ha fatto il necessario, pur non giocando bene e servendo non efficacemente (appena il 53% di prime in campo, 49% di punti vinti con la seconda, numeri che spiegano la concessione di ben 12 palle break complessive) per portare a casa l’incontro. Infatti, dopo aver portato a casa il primo set per 6-4 in 47 minuti, nel secondo è stato bravo a risalire sul 3 pari da 0-3 sotto, prima di operare il break decisivo nell’undicesimo gioco e chiudere con lo score di 6-4 7-5 dopo 1 ora e 38 minuti.
Al secondo turno il taggiasco ha trovato dall’altra parte della rete la 30° testa di serie del tabellone, il 28enne portoghese Joao Sousa, n°35 ATP, già incontrato 4 volte in carriera, in match estremamente combattuti, dai quali il nostro giocatore era uscito vincente in tre occasioni. Anche a Miami la partita è stata estremamente equilibrata tra due giocatori che al termine del match non si sono risparmiati un piccolo diverbio testimoniante come, per usare un eufemismo, non si amino. Il primo set poteva essere appannaggio di Fabio molto facilmente: il ligure, partito con un pesante 4-0 in suo favore, dopo mezzora sul 5-3 e servizio ha avuto due set-point, ma a sorpresa ha subito la rimonta del portoghese, prima di chiudere il parziale dopo 71 minuti di partita, solo al tie-break, per 10 punti ad 8. Dopo un secondo set facile appannaggio di Sousa ed un terzo iniziato con un gentile scambio di break, Fabio è riuscito sul 4-3 in suo favore ad operare, grazie a giocate di classe, lo strappo decisivo ed a chiudere nel game successivo, dopo 2 ore e 23 minuti di partita, col punteggio di 7-6 (8) 2-6 6-3.
Al terzo turno l’allievo di Franco Davin ha affrontato il 30enne transalpino Jeremy Chardy, n°77 ATP (best career ranking 25,4 anni fa), issatosi alla prima domenica del torneo dopo aver battuto Bagnis e Cilic. Il francese, sconfitto nei due precedenti, entrambi su terra, che i due giocatori avevano giocato, è partito meglio, strappando per due volte il servizio al ligure e concedendo solo due palle break nel corso del primo set, portato a casa col punteggio di 6-3 in 37 minuti. Fabio è stato bravo ad incrementare il suo rendimento al servizio, sul quale ha poi concesso pochissimo di lì in avanti: è così bastato attendere il settimo game per capitalizzare la terza palla break nel parzialee portare a casa il set. Nel parziale decisivo, Fabio, brekkato Chardy nel terzo gioco, ha continuato a servire con molta autorità non facendo mai arrivare l’avversario nemmeno ai vantaggi. Questo, almeno, è stato il canovaccio sino al momento di andare al servizio per chiudere il match: in quella circostanza la tensione ha giocato un brutto scherzo e Fognini ha dovuto annullare due delicatissime palle break, prima di chiudere dopo 2 ore e 6 minuti ed ottenere col punteggio di 3-6 6-4 6-4 l’accesso agli ottavi.
Giunto tra i migliori 16 ha affrontato il ventisettenne mancino statunitense Donald Young, n°51 ATP, tennista in buona forma reduce dal quarto turno ad Indian Wells, dove aveva eliminato Querrey e Pouille e che tra l’altro aveva sconfitto il nostro giocatore in ambo i precedenti in carriera (uno addirittura vinto sulla terra, superficie molto ostica al coloured di Chicago, giocato lo scorso maggio a Nizza). Fabio ha offerto una prova egregia, molto probabilmente la migliore del suo torneo, e vi è poco da raccontare sulla partita, controllata sin dall’inizio dall’azzurro che ha dominato il primo set, chiuso in 23 minuti. Dopo un unico momento d’incertezza, quando Young ha avuto una palla break (l’unica conquistata nel corso dell’intero incontro) per andare sul 2-0 nel secondo, il match si è incanalato nella sua naturale direzione quando Fognini ha strappato il servizio nel quinto gioco: dopo 65 minuti di partita, Fabio ha guadagnato i primi quarti in carriera a Miami, vincendo col punteggio di 6-0 6-4.
A pagina 2 le fasi finali del torneo di Fabio Fognini e gli altri azzurri