Meno male. Non me la sentivo proprio di stare un altro giorno a Charleroi per vedere due esibizioni senza senso. Sul 2-1 per il Belgio almeno un singolare che conta me lo vedrò. Senza farmi illusioni perché onestamente contro Goffin, chiunque giochi, abbiamo ben poche speranze. Anche statisticamente: dacché c’è il World Group (1982) soltanto dieci volte la nazione in svantaggio 0-2 è riuscita a rimontare e vincere. L’Italia negli anni d’oro di Pietrangeli e Sirola c’era riuscita soltanto due volte, nel 1956 contro la Francia e nel 1960 nella finale interzone contro gli Stati Uniti, quando Sirola batté sul 2 pari il favoritissimo Barry Mac Kay. Altri tempi.
Se fossi Barazzutti forse rischierei Bolelli. Ho detto forse. Sarebbe un colpo alla Panatta…come quando Adriano a Pesaro contro la Spagna rispolverò Camporese che era precipitato in classifica e non vinceva una partita da un pezzo, ma aveva però il potenziale per fare l’exploit. E Omar lo fece, pur avendo perso i primi due set al tiebreak con un certo Carlos Moya. Che era più forte di quel che il pur bravo Goffin è oggi. È anche vero che non sempre i rischi pagano: sempre Panatta (che aveva aiutato Canè a battere giocatori come Svensson e Wilander a Cagliari nel 1990 in Davis e lo stesso Canè a Prato contro Pernfors) rischiò (sempre lo stesso anno) Diego Nargiso in Austria sulla terra rossa, anche se Diego era il doppista della squadra (un po’ come Bolelli) perché era convinto che potesse avere più chances contro Horst Skoff del n.2 italiano di allora (Omar Camporese). Fu un disastro: Nargiso perse 6-0 6-0 6-2 (dopo aver dichiarato alla Gazzetta dello Sport “So come battere Skoff”). Insomma, chi non risica non rosica. Chiaro che ci sta di fare una figuraccia, ma se si pensa che Lorenzi non possa proprio farcela, non vale la pena di correre quel rischio?
Qui, sempre per dire pane al pane e vino al vino, rispondo a domanda secca se sia si più forte Lorenzi o Bolelli oggi: La risposta è Lorenzi! E a domanda meno secca se abbia più chances Lorenzi o Bolelli di battere Goffin, rispondo in modo meno secco: se Bolelli (con tutto che il doppio e il singolo sono due sport diversi), non fosse stanco, avrebbe un potenziale per indovinare una grande partita con Goffin, più di quanto non avrebbe Lorenzi.
Aggiungo tuttavia anche che capirei Barazzutti se restasse fedele al suo modo abituale di agire e schierasse Lorenzi, date le circostanze…e cioè mettendo in conto la desuetudine agonistica di Simone, la stanchezza psicologica dovuta al doppio in un uomo che non è solido mentalmente come una roccia e che potrebbe creare un alibi a se stesso ove le cose si mettessero male. Diversi lettori hanno commentato di mattina presto questo mio articolo (adesso integrato) e ho a loro risposto, anche riguardo a quanto ho scritto su Fabio Fognini. Nei miei post di risposta potrete trovare quel che penso sulle obiezioni che mi sono state inoltrate. Vedo da almeno un articolo comparso sulla nostra rassegna stampa (che vi invito a leggere più spesso, costa un notevole sforzo, giorno dopo giorno, a chiunque se ne occupi, di solito a Daniele Flavi, Alberto Giorni, Alessia Gentile, Stefano Tarantino il nostro “patria man”, e ad altri che non sto a citare) che non sono l’unico ad aver pensato ad un’inclusione di Bolelli dell’ultima ora al posto di Lorenzi.
Ricordo bene un’altra situazione nella quale un capitano di grande personalità, Yannick Noah, prese una decisione molto coraggiosa. Era il 1991, la Francia incontrava in finale a Lione i favoritissimi Stati Uniti che schieravano nientemeno che Andre Agassi, Pete Sampras e l’allora imbattuta coppia formata da Flach e Seguso. Alle spalle di Forget i francesi avevano buoni giocatori, molto meglio classificati di Henri Lecontee che non vinceva più una partita seria da secoli, ed era per di più anche abbastanza acciaccato. Ebbene Noah pensò che contro quei mostri soltanto un Leconte miracolato avrebbe potuto realizzare il grande exploit. Rischiò la figuraccia, naturalmente. Ma Leconte vinse singolare e doppio e 57 anni dopo i Mousquetaires Lacoste, Cochec, Borotra e Brugnon, la Francia riconquistò la Coppa Davis!
Certamente Paolo Lorenzi potrebbe dare lezioni di educazione a tanti altri tennisti e vi racconto questo episodio: venerdì avevo avuto problemi “tecnici” con la mia registrazione delle interviste. Sebbene Paolo avesse perso un match durissimo che avrebbe potuto trascinare al quinto con qualche chance e fosse stanchissimo quando gli ho chiesto se mi poteva venire incontro, si è gentilmente ed immediatamente, con grande educazione, prestato a concedermi un “replay”. Aveva l’aria distrutta, era chiaramente dispiaciutissimo per aver perso. Quanti l’avrebbero fatto al suo posto? Ve lo immaginate Fognini? Non dico con me sia chiaro – perché avendocela con me principalmente per la libertà che io consento ai lettori di esprimere la loro opinione il rapporto è andato via via deteriorandosi (non parla nemmeno con i miei collaboratori che non hanno altra responsabilità che quella di collaborare con me, pensate un po’ che testa! – ma con un qualsiasi giornalista che fosse incappato nella medesima disavventura tecnologica…il risultato sarebbe stato lo stesso. E non solo Fognini per la verità. In Italia e all’estero sono più i tennisti montati che se la tirano, che ritengono che il giornalista sia soltanto un emerito scocciatore (però vorrebbero che di loro si scrivesse solo bene eh) .
Ma una volta dato a Cesare quel che è di Cesare e a Lorenzi quel che è di Lorenzi io ritengo, in tutta sincerità, che il pur indomito Paolo Lorenzi, ragazzo per il quale ribadisco per l’ennesima volta di nutrire grande , grandissima simpatia e forte ammirazione, su questa superficie mi pare che non avrebbe alcuna chance contro un tennista come Goffin. La palla qui rimbalza bassa, non prende il lift, Lorenzi non aveva armi con Darcis, ne avrebbe ancora meno con Goffin che all’altezza dei fianchi colpisce in anticipo con una facilità pazzesca. Lo dico, e so che Paolo è un ragazzo intelligente che non me ne vorrà se esprimo un parere tecnico che lui è anche padrone di non condividere, ma al di là del fatto che si dice sempre la frase banalotta: mai dire mai, secondo me la sua sarebbe partita da 6-3,6-4 6-3. Aggiungo a contrario che forse a Lorenzi dà più noia un rovescio slice come quello di Darcis con la palla che non si alza da terra e che infastidisce il suo rovescio bimane, che non un rovescio più piatto e coperto come quelli che gioca Goffin. Ma volete mettere l’anticipo e il ritmo di Goffin?
Pure Bolelli – sia più che chiaro – può rimediare una grande stesa, soprattutto se dopo i cinque set di grande tensione di oggi non si sentisse sufficientemente fresco per scendere in campo, ma lui è uno che ha battuto – sia pure tanto tempo fa…come a suo tempo Camporese nel ’94! – gente del calibro di Wawrinka, Gonzalez, Gasquet, del Potro…Paolo invece non ha mai battuto un top-ten. E oggi Goffin è n.8 della Race anche se è “solo” n.14 del ranking ATP.
Ciò detto… questa non è davvero una mossa da Barazzutti. Corrado ha fatto capire che non intende “sparigliare”, Che abbia fatto pretattica? Mmm, mi pare improbabile, anche se lui assume a volte l’aria del gran tattico, come venerdì sera quando alla domanda se avesse in mente chi avrebbe schierato questo sabato in doppio ha risposto: “No, non posso dirlo in questo momento, dobbiamo parlarne con i giocatori… Ma schiererò la formazione migliore“. Sic! Ve lo immaginate se avesse detto invece: “Ma schiererò la formazione peggiore?!!!” E poi capirete che pretattica: lo sapeva anche il mio gatto che avrebbero giocato Bolelli e Seppi. Pensava forse di prendere in contropiede i belgi, che avrebbero allora escogitato chissà quale contromisura? Vabbè, lasciamo perdere. Piuttosto non c’è chi non abbia notato la diversa carica con la quale il capitano Van Herck incoraggiava i suoi, e la stanchezza con cui invece Barazzutti ogni tanto faceva lo stesso con i nostri. La cosa più curiosa del suo comportamento, ai miei occhi e di tanti che mi scrivono, è che più che ai propri giocatori Corrado sembra rivolgersi con molta maggior frequenza durante un match a chi gli sta dietro, alla panchina azzurra. “Deve mettere la prima….deve stare un metro più avanti…non risponde mai…” Quando, come è successo ieri, non gli capita di chiedere informazioni sul regolamento, sul 6 pari al quinto: “Ma c’è il tiebreak adesso?”. Oddio, è una delle poche regole cambiate di recente, un capitano dovrebbe saperlo.
Ciò detto certamente le 3 ore e 50 di stasera costituiscono un importante supporto a quella che è la scelta più intimamente barazzuttiana. Insieme alla desuetudine agonistica di Simone e all’alibi che il bolognese di Budrio si creerebbe nella propria testa se le cose dovessero mettersi male. Giochi chi giochi, purtroppo penso proprio che Goffin conquisterà il terzo punto per la squadra belga che così raggiungerebbe la sua terza semifinale nel tennis open dopo quelle del 1999 e del 2015.
Beh, ma intanto complimentiamoci con Bolelli e Seppi che hanno lottato al limite delle loro forze attuali e godiamoci questa vittoria nel doppio. Quanta sofferenza ragazzi però! E quante emozioni! Speriamo che David Haggarty, il neo presidente dell’ITF, non ci rovini tutto trasformando i 3 set su 5 della Davis in un triste 2 su 3, concentrando tutti i match in due giorni come se fosse Fed Cup. Una modifica del genere potrebbe essere accettabile soltanto se la fase finale della Davis si dovesse svolgere in sede unica con più squadre, magari ogni due anni, sì da farla diventare come la Ryder Cup, un evento davvero mondiale anche per le tv di tutto il mondo.
Più equilibrato di così …beh sì,più o meno come il doppio perso con l’Argentina con il matchpoint a favore: 161 punti contro 159, alla fine. Insomma hanno deciso gli ultimi due. In Argentina il matchpoint lo sbagliò Fognini e i “nostri” avrebbero meritato di vincere. Per buona sorte, e bravura, Fognini potè rimediare l’imdomani, recuperando un inizio disastroso contro il modesto Pella. Stavolta è andata al contrario, il matchpoint lo hanno avuto i belgi, nel tiebreak decisivo del quinto set, ma hanno vinto Seppi e Bolelli ed è in fondo giusto che il punto decisivo lo abbia fatto Bolelli, con una volée di rovescio, e decisamente il migliore in campo. La storia sembra predestinata a ripetersi. In Argentina perdemmo il doppio quasi vinto ma vincemmo il match. Qua a Charleroi il Belgio ha perso un doppio con il matchpoint, ma dovrebbe vincere l’incontro a meno di un miracolo, anzi di un doppio miracolo. Un azzurro che sorprende Goffin e Seppi che batte mister Davis Darcis, premiato proprio ieri per aver vinto 21 incontri su 29 in Davis pur essendo stato al massimo n.44 del mondo.
Seppi e Bolelli avevano giocato insieme in Davis soltanto a Pesaro contro le riserve svizzere e anche se avevano vinto il torneo di Dubai, giocano un doppio come lo giocano due singolaristi. Più propensi a stare a fondocampo e a scambiare, che a prendere la rete, anche se a turno naturalmente uno sta più avanti mentre l’altro palleggia. Bolelli ha servito decisamente meglio lungo tutta la partita salvo che quando ha battuto sul 5-3 nel quinto. Ma lì i nostri sono stati anche un po’ sfortunati. Erano avanti 30-15 quando i belgi hanno avuto un net fortunosissimo, Poi Bolelli ha salvato una prima pallabreak e Seppi non ha chiuso una volee abbastanza semplice. Andreas era convinto di aver giocato meglio del solito a rete, a me è parso spesso poco incisivo, al di là di due clamorosi errori di smash. Però a Andreas spetta il merito di aver servito a 174 km orari una prima incrociata sul matchpoint per i belgi nel tiebreak decisivo e anche qualche dritto poderoso schiacciato dall’alto in basso e un paio di lob liftati e vincenti. Di Bolelli mi sono piaciuti, oltre ai soliti drittoni, alcune grande prove di riflessi sottorete e anche delle risposte bloccate di rovescio (più un paio di straordinarie demi-volee) lungolinea davvero eccellenti. Nel tiebreak, nonostante un altro net certamente belga (ha loro consentito di recuperare il minibreak conquistato per il 4-3 e di riacchiappare il 4 pari) i nostri hanno messo quasi sempre la prima (Seppi tutte prime) ed è stato un passing di dritto di Seppi a darci il matchpoint poi trasformato da Bolelli. 161 punti per gli azzurri, 159 per i belgi, insomma gli ultimi due punti hanno finito per fare la differenza. Li facevano gli altri ed eravamo con le valigie all’aeroporto. Dei belgi, più doppio dei nostri come interpretazione di specialità, mi è piaciuto il mancino Bemelmans alla risposta – del resto aveva vinto 7 doppi di Davis con quattro compagni diversi – ma il ragazzone non m’è dispiaciuto. A rete è stato spesso efficace.
Ribadisco quanto detto all’inizio. Meno male che i nostri hanno vinto il doppio. Una domenica vuota a Charleroi, cittadina bruttarella come poche e niente da visitare, non mi sarebbe proprio piaciuta. Anche se Enzo, il tassista di Brindisi che mi viene sempre a prendere e fan come me dei… Credence Clearwater Revival e del country rock, mi dipinge attrazioni che non ho fatto a tempo a vedere. Il suo vero nome è Leonzio, gli ho promesso che avrei parlato di lui, così come del Restaurant La Digue (non la Brasserie La Digue), apparentemente di pochissime pretese, localino a vederlo modestissimo, ma che presenta ben 30 diverse varietà per cucinare le famose “Moules” le cozze con le frites, le patatine fritte (queste meno buone, perché l’olio è quello che è). Le cozze te le portano in secchi da 2 o 3 litri…beh, se avessimo perso almeno avrei avuto di che consolarmi. Così mi sono piaciute anche di più.